Maxi-inchiesta a Torino: sequestri per 26,5 milioni a Postalcoop e società collegate per appalti illeciti

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Maxi-sequestro da 26,5 milioni a Torino per appalti illeciti legati a Postalcoop - Gaeta.it

Sara Gatti

11 Settembre 2025

Postalcoop, storica azienda piemontese attiva nei servizi postali, logistici e di facility, è finita al centro di un’indagine che ha portato al sequestro di beni per oltre 26 milioni di euro. L’inchiesta, coordinata dalla procura di Torino e dalla Guardia di Finanza, ha messo in luce un sistema di fatture false e manodopera irregolare mascherata da appalti. Si indaga su una rete di società di comodo e su rapporti con grandi committenti del settore.

L’Operazione “Epicentro”: dettagli dell’inchiesta e sequestri milionari

L’inchiesta denominata “Epicentro” ha coinvolto due società principali, Postalcoop e CargoBroker, entrambe accusate di aver realizzato un meccanismo illecito di somministrazione di manodopera camuffato da contratti di appalto. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Torino sotto la direzione del procuratore Giovanni Bombardieri e del pm Giulia Marchetti, si sono concentrate sulle attività economiche e fiscali di queste realtà con sede a Ciriè e Torino.

Gli investigatori hanno ricostruito un sistema complesso basato su società “serbatoio” che emettevano fatture per operazioni inesistenti verso una “società filtro”, Postalcoop. Quest’ultima forniva personale ai committenti a tariffe ridotte, aggirando norme contributive e fiscali. Le società di comodo non versavano i contributi previdenziali e, grazie ai crediti IVA, Postalcoop riduceva artificialmente i propri utili. Il volume complessivo delle fatture contestate supera i cento milioni di euro. Il gip Lucia Minutella ha disposto i sequestri, definendo il reato «illecito, reiterato e collaudato», con rischio concreto di ripetizione.

Modalità operative e ruoli di Postalcoop e società collegate

Al centro delle accuse c’è la trasformazione di Postalcoop da cooperativa a società a responsabilità limitata, avvenuta nel 2016. Da quell’anno la società ha registrato una crescita significativa del fatturato, secondo quanto emerge dalle indagini. L’inchiesta sostiene che questo cambiamento abbia permesso di consolidare il sistema fraudolento. Daniele Goglio, considerato amministratore di fatto e già noto alle forze dell’ordine, è indicato come il vertice della rete.

La manodopera, formalmente fornita da Postalcoop, veniva impiegata dai committenti come se fosse personale diretto, consentendo loro un risparmio sulle tariffe. Le società di appoggio sostenevano i costi contributivi, che però non versavano agli enti previdenziali, causando un danno allo Stato. L’intero meccanismo ha generato profitti per tutte le società coinvolte, esclusi i lavoratori e l’erario.

Coinvolgimento Dei Grandi Committenti del settore logistico

Nell’indagine sono emersi rapporti contrattuali con importanti aziende della logistica come SDA, GLS e società collegate al gruppo Amazon. Sono sotto esame fatture emesse per servizi presumibilmente forniti a questi soggetti, che avrebbero beneficiato indirettamente del sistema irregolare. In particolare, per Amazon Italia Transport srl sono contestate fatture che avrebbero permesso l’evasione dell’IVA tra il 2019 e il 2022.

Amazon, interpellata, ha negato rapporti con Postalcoop. Tuttavia, la documentazione sequestrata indica il contrario. Questi committenti non sono stati sottoposti a provvedimenti, ma risultano parte del sistema che ha favorito appalti fittizi e guadagni illeciti.

Estensione dei sequestri su attività commerciali torinesi

L’operazione ha riguardato anche diversi locali e ristoranti riconducibili a Postalcoop o gestiti tramite quote societarie collegate. Tra questi figurano il Caffè Norman in via Pietro Micca, due ristoranti Suki Sushi, il Wallpaper in piazza Gran Madre, Lagrange in via Lagrange, il Sushi del Manzo tra via Roma e via XX Settembre, oltre a un bar in via Po e il Parkamion di Settimo Torinese.

Questi locali sono stati posti sotto amministrazione giudiziaria ma resteranno aperti per tutelare i posti di lavoro. Il tribunale ha deciso di mantenere attive le attività per evitare ripercussioni immediate sui dipendenti. Il gip Minutella ha sottolineato il rischio concreto di continuazione delle attività illecite, giustificando i sigilli come misura cautelare.

Profili giudiziari e figure coinvolte Nell’indagine

Tra i 38 indagati figurano persone già note alla giustizia, come Francesco Bafunno, collegato a indagini sulla ’ndrangheta. Accanto a lui, professionisti ed ex manager del settore logistico che avrebbero assunto ruoli chiave nel sistema di Postalcoop. Questa rete comprende soggetti con competenze tecniche e legami economici, capaci di trasformare un’azienda consolidata in copertura per attività illecite.

Le accuse comprendono associazione per delinquere, intermediazione illecita, omissione di versamenti fiscali e uso di fatture false. Il quadro processuale è articolato e mira a smantellare un meccanismo ben organizzato sviluppatosi nel tempo.

Reazioni sindacali e richieste di tutele per i lavoratori

La Filt Cgil di Torino e Piemonte ha commentato l’indagine sottolineando come confermi problemi radicati nel settore della logistica. I sindacati denunciano da tempo appalti al ribasso, uso improprio della manodopera e situazioni irregolari. Ora chiedono interventi urgenti per garantire salari, condizioni di lavoro e mantenimento dei posti.

Le organizzazioni sollecitano risposte dalle istituzioni e responsabilità diretta da parte delle grandi aziende committenti. Il ricorso a sistemi poco trasparenti ha contribuito, secondo i sindacati, a un contesto lavorativo precario spesso segnato da sfruttamento e violazioni di diritti.

Evoluzione dell’azienda e impatto sul tessuto locale torinese

Postalcoop si è affermata come realtà multifunzionale che, in quasi quarant’anni, ha ampliato la propria attività dai servizi postali alla gestione di strutture commerciali e ristorative a Torino. Prima dell’indagine, l’azienda si presentava come partner affidabile per clienti pubblici e privati, con sedi a Ciriè, Verolengo e in città.

L’inchiesta ha invece evidenziato come questa realtà abbia nascosto una rete di operazioni fittizie e condotte illecite, trasformando la società in un nodo centrale di una frode fiscale e contributiva. Restano da valutare gli effetti di questa vicenda sull’economia locale, in particolare sugli esercizi coinvolti.

Prospettive giudiziarie e impatto sul mondo della logistica piemontese

Il sequestro da 26,5 milioni di euro rappresenta un passaggio importante che blocca patrimoni sospettati di provenire da attività illecite. La magistratura torinese intende colpire un sistema che avrebbe alterato la concorrenza e danneggiato lo Stato, oltre a sfruttare lavoratori.

Il procedimento proseguirà con l’approfondimento delle singole posizioni e responsabilità. I documenti emersi mostrano criticità evidenti nel settore della logistica, che dopo l’espansione delle consegne a domicilio continua a presentare problemi di trasparenza e correttezza.