Lombardia nel mirino: la classifica Gimbe fa rumore, regione perde 14 punti nei livelli essenziali di assistenza

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Lombardia in calo nella classifica Gimbe sui livelli essenziali di assistenza. - Gaeta.it

Marco Mintillo

3 Settembre 2025

La nuova classifica della Fondazione Gimbe ha scatenato un acceso dibattito in Lombardia sulla qualità dell’assistenza sanitaria. Nel 2023, la regione ha perso 14 punti rispetto all’anno precedente, con problemi soprattutto nell’assistenza distrettuale. Il risultato ha acceso lo scontro politico: da una parte le critiche al modello sanitario lombardo, dall’altra le difese della giunta regionale.

Gimbe segnala un passo indietro per la sanità lombarda

La Fondazione Gimbe ha pubblicato un rapporto dettagliato sui Livelli Essenziali di Assistenza , cioè le prestazioni sanitarie garantite gratuitamente o con ticket ai cittadini. Nel 2023 la Lombardia ha perso 14 punti rispetto al 2022, finendo tra le regioni peggiori per il rispetto dei LEA. Non è un tracollo totale: la regione mantiene buoni risultati in prevenzione e assistenza ospedaliera, superando la soglia minima fissata dal Ministero della Salute. Ma il vero problema arriva dall’assistenza distrettuale, che comprende servizi sul territorio come le cure primarie e l’assistenza domiciliare. Qui il calo è netto, e ha fatto scivolare la Lombardia fino al sesto posto a livello nazionale, dietro realtà come Veneto e Toscana, più solide in questo settore. Secondo Gimbe, dietro questo trend negativo ci sono scelte politiche e gestionali degli ultimi anni.

La politica si infiamma: scontro aperto sulla sanità lombarda

Il calo segnalato dalla classifica ha scatenato reazioni forti, soprattutto dall’opposizione. Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in Lombardia, ha definito la regione come la seconda peggiore in Italia per i servizi sanitari. Per lui serve un cambio di rotta netto, lontano dall’attuale modello che considera “sbagliato” e troppo orientato alla “privatizzazione spinta”, una “scelta folle” a suo dire. Il Pd si prepara a portare in Consiglio regionale una proposta di legge di iniziativa popolare, già sostenuta da oltre 100.000 firme, per riformare il sistema e garantire un accesso più efficace e universale. Anche Nicola De Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha chiesto alla giunta di fare “autocritica” e di cambiare rotta, giudicata dannosa per la salute pubblica. Dall’altra parte, il sottosegretario all’Autonomia Mauro Piazza ha risposto che i dati Gimbe sono stati fraintesi e usati strumentalmente a fini politici. Piazza ha sottolineato che la Lombardia continua a mantenere standard sopra la soglia minima in tutte le aree chiave, invitando a guardare le fonti ufficiali per una valutazione corretta.

Critiche sul modello sanitario: problemi concreti e conseguenze pesanti

Le critiche più dure si concentrano sui problemi che emergono dal rapporto Gimbe e dalle segnalazioni di operatori e cittadini. Di Nicola, del Pd, ha descritto un quadro preoccupante: liste d’attesa sempre più lunghe, difficoltà a trovare medici di base, ospedali sotto pressione e case della comunità spesso ferme per mancanza di personale e servizi. Tutto questo, secondo lui, è frutto delle scelte politiche del centrodestra che ha governato la regione negli ultimi anni. Una traiettoria “pericolosa”, che rischia di mettere a rischio la tenuta stessa del servizio sanitario pubblico lombardo. Il nodo centrale del dibattito resta il rapporto tra gestione pubblica e ruolo del privato, e la capacità del sistema di garantire un’assistenza territoriale efficiente, un aspetto spesso trascurato rispetto all’assistenza ospedaliera.

Questa discussione interessa una delle regioni più popolose d’Italia, un caso emblematico per capire la tenuta della sanità pubblica in un contesto di alta domanda e forti pressioni economiche. Le prossime settimane saranno cruciali per vedere se arriveranno risposte concrete a queste criticità.