L’Italia mette mano alle norme per potenziare le capacità cibernetiche delle Forze Armate. Il nuovo disegno di legge, presentato alla Camera, vuole dare ai militari il via libera per agire nello spazio digitale anche in tempo di pace. E non solo: prevede anche la collaborazione con specialisti esterni. Il tutto per rispondere a una minaccia sempre più concreta, quella degli attacchi informatici, spesso legati a hacker filorussi, che mettono a rischio infrastrutture vitali e la sicurezza del Paese.
Militari nel cyberspazio: nuovi poteri per difendere il paese
Il testo, firmato da Nino Minardo, presidente della commissione Difesa della Camera, punta a rafforzare il ruolo delle Forze Armate nel mondo digitale, anche fuori dai tradizionali scenari di guerra. La legge autorizza infatti interventi militari contro minacce informatiche, sia in Italia che all’estero, senza dover sempre passare per il coordinamento con i servizi di intelligence.
Dietro questa svolta c’è la consapevolezza che le minacce cyber non si fermano con la fine di un conflitto. Sono presenti anche in tempo di pace e richiedono una risposta rapida per proteggere istituzioni e infrastrutture strategiche. La legge vuole quindi adattare la difesa nazionale a un mondo dove un attacco informatico può colpire all’improvviso, mettendo a rischio la sicurezza pubblica.
La minaccia degli hacker filorussi e la reazione dell’Europa
Dal 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina, gli attacchi informatici in Europa si sono moltiplicati. In particolare, gruppi hacker legati a Mosca hanno intensificato le azioni contro infrastrutture sensibili, causando preoccupazione anche in Italia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato come molti Paesi europei siano sotto attacco senza poter reagire con contromisure offensive adeguate.
Da qui la decisione italiana di intervenire con una legge che permette anche di chiamare in campo esperti esterni alle Forze Armate, per mettere a disposizione competenze tecniche specifiche nelle operazioni di cyber difesa. Il ricorso a queste figure sarà però strettamente regolato e limitato a situazioni eccezionali, sempre sotto un rigido controllo pubblico.
Esperti esterni in campo, ma con regole precise
Il disegno di legge prevede che, quando servono “speciali competenze tecniche”, le Forze Armate potranno collaborare con personale esterno. Questo potrà avvenire solo dopo aver valutato che non ci siano alternative interne e con un’autorizzazione formale.
Chi parteciperà a queste operazioni avrà lo stesso trattamento giuridico dei militari, con tutele e responsabilità adeguate. L’obiettivo è mettere insieme capacità operative specifiche e know-how esterno, senza però perdere il controllo statale sulle decisioni. Si punta così a una difesa digitale più solida ed efficace.
Nuovi corsi militari per la sicurezza informatica
Il testo introduce anche la creazione di corsi e attività dedicate alla difesa informatica nelle scuole militari. Sarà il ministro della Difesa a definire come organizzare questo percorso formativo, con l’obiettivo di preparare personale interno capace di operare nel campo della sicurezza cyber.
Questa scelta nasce dalla consapevolezza che la difesa digitale sarà sempre più strategica. Per questo servono investimenti su formazione e specializzazione, per rendere le Forze Armate italiane più autonome e pronte a rispondere agli attacchi dal cyberspazio.
Il cammino in Parlamento e il confronto con gli esperti
Il ddl potrebbe arrivare in Commissione Difesa già tra dieci giorni. Nella fase preliminare, è stato avviato un confronto ampio con accademici, comandanti militari e altre autorità competenti. Le audizioni hanno raccolto contributi preziosi che hanno aiutato a definire la proposta, ha spiegato Minardo.
L’obiettivo è arrivare a un testo solido, capace di rispondere alle sfide attuali e future della sicurezza nazionale nel campo cyber. Il percorso sarà seguito con attenzione, visto il ruolo sempre più centrale della difesa digitale nelle strategie militari e di Stato.