Negli ultimi mesi si sono susseguiti numerosi studi che esplorano l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro globale. Questi studi evidenziano come la tecnologia stia cambiando radicalmente molte professioni e, soprattutto, come questa rivoluzione digitale possa alterare profondamente il tessuto occupazionale. In particolare si segnala una possibile perdita consistente di posti di lavoro tra le donne, in diversi paesi del mondo. Questa tendenza preoccupa esperti e istituzioni: c’è l’urgenza di individuare soluzioni che evitino crisi sociali su larga scala.
Le trasformazioni tecnologiche e il lavoro femminile a rischio
Il Fondo Monetario Internazionale ha reso noto un rapporto in cui si parla di quasi trenta milioni di posti di lavoro femminili che risulterebbero ad alto rischio entro i prossimi vent’anni in circa trenta nazioni. Tale dato indica una prospettiva preoccupante per il mercato del lavoro, che riguarda soprattutto donne impiegate in settori particolarmente vulnerabili all’automatizzazione e ai sistemi basati sull’intelligenza artificiale. Non si tratta solo di numeri, ma di un potenziale disagio sociale che potrebbe colpire milioni di famiglie.
Il discorso non è limitato a un singolo continente o a un’area specifica: il fenomeno riguarda realtà diverse dal punto di vista economico e culturale. Le donne nei settori tradizionalmente a minor valore aggiunto rischiano di essere sostituite da macchine e algoritmi capaci di svolgere compiti con precisione e minor costo. Questo implica un doppio problema: la riduzione delle opportunità occupazionali e l’acuirsi delle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, già fragile in diversi paesi.
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Interventi necessari per evitare una crisi occupazionale
Con il rischio sociale delineato dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, emerge la necessità di interventi strutturali e immediati a più livelli. Le istituzioni devono promuovere programmi di formazione digitale rivolta in particolare alle donne, affinché queste possano acquisire nuove competenze utili in settori tecnologici o in professioni che integrano l’uso dell’intelligenza artificiale. La formazione deve sviluppare anche capacità trasversali, cioè abilità che permettono di adattarsi a diversi ambiti lavorativi.
Non basta la sola formazione: servono politiche mirate per accompagnare la transizione lavorativa. Sono fondamentali percorsi di riqualificazione che aiutino chi ha perso il lavoro a trovare nuove occupazioni. Dovranno integrarsi sistemi di tutela sociale, come reti di sicurezza e strumenti per sostenere chi resta senza impiego a causa della tecnologia. Questi interventi richiedono coordinamento internazionale e un chiaro impegno delle autorità.
L’appello di carmela tiso per un impegno sociale e istituzionale
Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune e dell’associazione Bandiera Bianca, ha lanciato un appello chiaro in merito a questa emergenza. Ha sottolineato la necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui società e istituzioni affrontano il tema dell’intelligenza artificiale. Non è solo questione tecnica o economica, ma c’è bisogno di una consapevolezza sociale che metta al centro la giustizia di genere.
Secondo Tiso, la formazione digitale deve diventare una priorità politica, così come la creazione di programmi specifici per valorizzare le competenze femminili nell’era tecnologica. La proposta prevede anche la costruzione di reti di aiuto e protezione sociale che possano sostenere le lavoratrici in difficoltà. L’obiettivo è evitare che la rivoluzione digitale produca esclusioni e disuguaglianze, piuttosto che opportunità diffuse.
Questa posizione emerge come la richiesta di un cambio di rotta a livello globale, capace di mettere sotto pressione governi e organismi internazionali affinché riconoscano il rischio sociale insito nelle trasformazioni tecnologiche in corso. Il tema resta aperto e il dibattito si sposta ora sulle modalità concrete per adottare misure efficaci e tempestive.