Gli effetti dei dazi al 15% introdotti dagli Stati Uniti contro l’Unione europea sono al centro delle preoccupazioni economiche in Italia. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha illustrato a Montecitorio le stime sull’impatto di questa misura sul pil italiano e ha fatto un punto sulla situazione attuale delle esportazioni, che mostra qualche sorpresa rispetto alle attese. Si tratta di uno scenario in evoluzione, meritevole di attenzione, anche alla luce dell’accordo siglato in Scozia tra gli Stati Uniti e la Commissione europea.
Stime del governo sull’effetto dei dazi Usa-Ue sul pil italiano
Durante il question time alla Camera, il ministro Giorgetti ha spiegato che i dazi imposti dagli Stati Uniti sull’Unione europea potrebbero far calare il pil italiano fino a 0,5 punti percentuali entro il 2026. Questa flessione rappresenta una stima massima e dovrebbe essere seguita da una graduale ripresa nei due anni successivi. Il calo riguarda quindi l’effetto cumulato dei dazi e non si tratta di un arresto permanente della crescita.
Ipotesi e previsioni macroeconomiche
Giorgetti ha anche riportato che in primavera, quando sono state elaborate le previsioni macroeconomiche, il governo aveva previsto un aumento del pil dello 0,6% per l’anno in corso. Questi dati sono confermati oggi come riferimento fissato, nonostante le nuove tensioni commerciali. Il ministro ha sottolineato che tali numeri riflettono previsioni potenziali, cioè basate su scenari di mercato e condizioni che possono variare.
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Questo quadro riflette un’attenta valutazione delle dinamiche economiche internazionali, che oggi guardano con molta cautela alle politiche commerciali di Washington. L’incertezza resta alta anche sugli sviluppi futuri, ma il governo mantiene un monitoraggio costante dei dati, pronto a intervenire se necessario.
La web tax fuori dall’intesa tra stati uniti e ue
Un aspetto importante riguarda la web tax, ossia la tassa sulle attività digitali introdotta in diversi Paesi europei. Giorgetti ha chiarito che questa misura non fa parte dell’accordo raggiunto in Scozia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. La web tax ha creato, sin dalla sua istituzione, forti attriti commerciali con gli Stati Uniti.
Il governo italiano sta ancora valutando come muoversi, con varie ipotesi sul tavolo da discutere in sede europea. Per ora la questione resta aperta e non ci sono decisioni definitive. Questa incognita aggiunge un elemento di complessità al contesto economico, poiché lo stato dei rapporti tra Europa e Usa nel digitale resta un tema delicato.
Trattative e difficoltà nel settore digitale
Il ministro ha inoltre ricordato che le trattative sui dazi si concentrano su questioni commerciali tradizionali e non su nuovi balzelli fiscali. Questo conferma le difficoltà nel trovare un’intesa completa, soprattutto quando coinvolge settori sensibili e innovativi.
Dati istat e andamento delle esportazioni in italia
I dati forniti da Istat sul primo semestre 2025 hanno mostrato risultati inattesi rispetto alle opinioni comuni. Nonostante i dazi statunitensi, le esportazioni italiane verso gli Usa sono aumentate dell’8% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo segnale evidenzia una resilienza del made in Italy sui mercati americani.
Al contrario, l’export verso l’Asia, in particolare la Cina, registra un calo significativo dell’11% nel semestre considerato. Questo dato riflette le difficoltà che il commercio italiano incontra in quell’area, tra rallentamenti della domanda e tensioni geopolitiche. Le esportazioni asiatiche pesano molto per certi settori, e il loro indebolimento rappresenta un rischio per l’equilibrio commerciale.
Flussi commerciali e strategie di governo
Le oscillazioni geografiche nelle vendite fuori dai confini nazionali rappresentano un elemento importante da tenere sotto controllo. Analizzare l’andamento dei flussi commerciali consente al governo e agli operatori di prevedere mosse strategiche e di orientare le politiche di sostegno alle imprese. Giorgetti ha evidenziato come, malgrado le tensioni dei dazi, almeno gli Stati Uniti rimangano un mercato in crescita.