L’Europa approva obiettivi vincolanti per ridurre rifiuti alimentari e tessili entro il 2030

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Europa fissa obiettivi vincolanti per tagliare sprechi alimentari e tessili entro il 2030 - Gaeta.it

Donatella Ercolano

9 Settembre 2025

Il Parlamento europeo ha approvato un accordo con il Consiglio Ue che fissa nuovi limiti obbligatori per la riduzione dei rifiuti alimentari e tessili entro la fine del 2030. Le regole intendono intervenire in modo puntuale sui diversi passaggi della filiera alimentare e sul ciclo di vita dei prodotti tessili, coinvolgendo produttori, rivenditori e consumatori. Le misure definiscono scadenze precise e oneri per i Paesi membri, con effetti diretti sulle politiche nazionali dei 27 Stati europei.

Obiettivi precisi per la riduzione dei rifiuti alimentari entro il 2030

La decisione adottata a Strasburgo fissa target vincolanti per far calare gli scarti alimentari a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030. Nel dettaglio, i governi dovranno assicurare una riduzione del 10% dei rifiuti generati durante la produzione e la lavorazione degli alimenti. Il tetto più rilevante riguarda poi le perdite nella fase della vendita al dettaglio, nella ristorazione, nei servizi alimentari e nelle abitazioni, dove i Paesi dovranno ridurre i rifiuti alimentari del 30% pro capite.

Questi limiti sono stati fissati per concentrarsi sulle fasi più critiche legate agli sprechi: la prima interessa industrie, impianti di lavorazione e produttori. La seconda tocca tutti gli altri anelli della catena che arrivano fino al consumatore finale. I dati ufficiali forniti di recente dall’Ue indicano che oltre un terzo del cibo prodotto in Europa finisce sprecato. Le nuove norme chiedono agli Stati di mettere in atto piani e strumenti che monitorino, prevengano e riducano gli scarti alimentari. La scadenza al 2030 rappresenta un limite chiaro per questi processi, configurando una soglia legislativa precisa.

Impegni per la raccolta e riciclaggio dei prodotti tessili

La nuova direttiva europea riguarda anche il settore tessile, imponendo ai Paesi membri l’istituzione di uno schema di responsabilità estesa dei produttori. Secondo questa norma, le aziende che mettono in commercio prodotti tessili entro il territorio Ue dovranno farsi carico dei costi connessi alla raccolta, selezione e riciclo dei rifiuti tessili. L’obbligo scatterà dopo 30 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, e avrà un impatto diretto sul modo in cui gli Stati dedicano risorse ai circuiti di gestione degli scarti tessili.

L’ambito dei prodotti coinvolti è assai vario e comprende abbigliamento, accessori, calzature, coperte, biancheria da letto e da cucina, tende e cappelli. La normativa autorizza inoltre i Paesi Ue a estendere questo meccanismo anche ai produttori di materassi, qualora decidano di adottare lo stesso schema. L’obiettivo è ridurre i rifiuti tessili incentivando il riuso e il recupero di materiali, con un’attenzione particolare ai costi e alle responsabilità dei produttori.

Tempi e modalità di recepimento nelle legislazioni nazionali

La direttiva entrerà ufficialmente in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Da quel momento, i governi dei 27 Stati membri avranno 20 mesi di tempo per recepire i nuovi obblighi nelle rispettive leggi nazionali. Questo lasso temporale servirà a tradurre i target di riduzione e gli schemi di responsabilità in strumenti concreti e proceduralizzati.

Il processo di recepimento richiederà modifiche normative e la predisposizione di azioni amministrative, anche per garantire che i produttori rispettino i nuovi obblighi finanziari relativi ai prodotti tessili. Sul fronte alimentare, le autorità dovranno definire piani d’intervento per avviare monitoraggi, raccolta dati e misure di prevenzione degli sprechi in tutti i settori interessati, compresi consumatori, ristoratori e dettaglianti.

Tutto ciò richiederà un’azione coordinata a livello nazionale e locale per rispettare le scadenze. L’entrata in vigore quindi darà un impulso alle politiche di gestione dei rifiuti alimentari e tessili in Europa, con cambiamenti evidenti nei prossimi anni sia dal punto di vista normativo che operativo.