Leggero calo delle tasse per le imprese individuali nel 2024, ma con grandi differenze tra regioni

Leggero Calo Delle Tasse Per L

Tasse 2024 in calo per le imprese individuali, ma variazioni regionali marcate. - Gaeta.it

Sara Gatti

11 Settembre 2025

La pressione fiscale sulle imprese individuali in Italia scende di poco nel 2024 rispetto al 2023, ma il peso delle tasse resta molto diverso da provincia a provincia. Secondo il rapporto della Cna, gli imprenditori hanno lavorato per pagare tasse fino al 9 luglio, due giorni in meno rispetto all’anno scorso, ma il livello di imposizione varia molto a seconda di dove si trovano.

Pressione fiscale in calo, ma di poco

L’Osservatorio sul fisco della Cna “Comune che vai, fisco che trovi” segnala che la pressione fiscale media sulle imprese individuali è scesa al 52,3% nel 2024, contro il 52,8% del 2023. In pratica, più della metà del reddito d’impresa finisce in tasse e contributi. La diminuzione di mezzo punto è modesta, ma comunque significativa per le piccole realtà artigiane e commerciali. Per l’imprenditore tipo, significa lavorare per lo Stato fino al 9 luglio, due giorni in meno rispetto all’anno precedente, alleggerendo leggermente il carico fiscale.

L’analisi si basa su una simulazione di un’impresa individuale tipo: un laboratorio artigiano di 350 metri quadri e un negozio di 175 metri quadri di proprietà, per un valore totale degli immobili di 500mila euro. I ricavi annui sono di 431mila euro, con un reddito dichiarato di 50mila euro. Su questi numeri si calcola la pressione fiscale complessiva.

Il fisco pesa molto di più in alcune province

Il rapporto mette in luce differenze notevoli tra le province italiane. Bolzano rimane la più “leggera”, con una pressione fiscale del 46,3%, la più bassa tra i 114 capoluoghi considerati. Sul lato opposto c’è Agrigento, con un carico fiscale che arriva al 57,4%, il più alto in assoluto.

Questi divari dipendono soprattutto dalle addizionali regionali e comunali, dall’Imu e dalle tariffe per la raccolta dei rifiuti. Le province dove le tasse locali sono più alte spesso offrono anche servizi meno efficienti, con una qualità inferiore sia per cittadini che per imprese. In generale, il Nord Italia si conferma più favorevole dal punto di vista fiscale rispetto al Sud.

Tasse locali e costi che pesano sulle imprese

Le differenze tra le province riflettono la complessità della fiscalità locale, che si aggiunge a quella nazionale. Le addizionali regionali e comunali sul reddito possono incidere molto, così come l’Imu sugli immobili e le tariffe comunali per la gestione dei rifiuti.

Questi costi variano molto da un Comune all’altro e possono influire pesantemente sul bilancio di un’impresa individuale. Comuni con aliquote più alte su queste voci aumentano la pressione fiscale complessiva. Inoltre, il modo in cui i servizi pubblici locali sono finanziati si traduce in impatti diversi a seconda del territorio.

Il rapporto della Cna evidenzia un paradosso: “dove la qualità dei servizi comunali è bassa, spesso le tasse locali sono più alte.” Insomma, pagare di più non garantisce servizi migliori per le imprese o i cittadini.

L’impresa tipo usata per l’analisi

Per fare i conti, la Cna ha preso come esempio un’impresa individuale “standard”: un laboratorio artigiano di 350 metri quadri e un negozio di 175 metri quadri di proprietà, entrambi nel Comune di riferimento.

Il valore complessivo degli immobili è stimato a 500mila euro. L’impresa registra ricavi per 431mila euro all’anno e dichiara un reddito di 50mila euro. La pressione fiscale calcolata nel rapporto tiene conto di tutte le imposte nazionali e locali che gravano su questa realtà.

Questo modello aiuta a capire come cambia il peso delle tasse tra le diverse province italiane e mette in evidenza l’effetto delle politiche fiscali locali e della qualità dei servizi sul territorio.