La capacità del pianeta di riflettere la luce solare ha registrato un aumento significativo, riuscendo a frenare parte del riscaldamento globale causato dall’uomo. Tuttavia, questa risposta naturale non basta a evitare danni irreversibili all’agricoltura mondiale. Studi recenti indicano infatti che una grande fetta delle terre attualmente coltivate potrebbe diventare inutilizzabile entro la fine del secolo, minacciando colture fondamentali come grano, caffè e legumi.
Aumento dell’albedo terrestre e il suo impatto sul riscaldamento globale
Tra il 2001 e il 2020, la riflettività della superficie terrestre priva di neve è cresciuta del 2,2%, secondo un’analisi condotta dall’Università Normale di Pechino e dall’Università di Firenze. Questo fenomeno, chiamato albedo, indica la capacità del suolo di respingere la radiazione solare. L’aumento registrato ha ridotto la quantità di energia solare assorbita dalla Terra, riuscendo a compensare il 60% dell’effetto riscaldante causato dalle emissioni di CO₂ prodotte dall’attività umana.
Ruoli della gestione territoriale
L’incremento dell’albedo si è verificato soprattutto nelle aree tropicali e temperate dove la vegetazione è stata preservata. Questo dato suggerisce che la gestione del territorio gioca un ruolo cruciale nel modulare l’impatto climatico. Proteggere foreste e suoli non è solo una questione ambientale, ma una misura necessaria per contenere il riscaldamento. La capacità della Terra di riflettere più luce solare ha così creato una sorta di scudo naturale, rallentando la crescita delle temperature ma senza annullarne le conseguenze.
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Minacce all’agricoltura globale legate al cambiamento climatico
Nonostante il miglioramento dell’albedo, le coltivazioni principali del pianeta stanno affrontando rischi molto seri. La Fao ha recentemente aggiornato la sua piattaforma geospaziale ABC-Map, che monitora la fertilità dei terreni in base a scenari climatici futuri. I dati mostrano che, in caso di elevata emissione di gas serra, fino al 50% dei terreni oggi coltivati con grano, caffè, fagioli, manioca e piantaggine potrebbe diventare inadatto entro il 2100.
Conseguenze e fattori ambientali
Questa previsione implica una possibile perdita definitiva di aree fertili fondamentali per il sostentamento di milioni di persone. Il degrado del suolo, le variazioni delle precipitazioni, l’innalzamento delle temperature e gli eventi climatici estremi contribuiscono a modificare le condizioni di coltivazione. La disponibilità di risorse idriche e la qualità del suolo potrebbero diminuire in molte regioni, costringendo gli agricoltori a cercare alternative o a fronteggiare cali produttivi drastici.
Risultano dunque evidenti le conseguenze di una gestione del territorio trascurata o poco attenta, dove la perdita di suolo fertile potrebbe compromettere la sicurezza alimentare globale. La situazione richiama alla necessità di un’azione urgente e pianificata per difendere l’agricoltura dalle mutazioni climatiche in atto.
Appello per un piano nazionale di adattamento agricolo
Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, ha sottolineato l’urgenza di intervenire con scelte concrete a tutela delle coltivazioni. Nel commentare i risultati degli studi scientifici, ha spiegato che “prendersi cura del territorio significa evitare la deforestazione e proteggere i suoli, misure che possono prolungare la capacità naturale della Terra di mitigare il riscaldamento.”
Serpillo ha chiesto l’istituzione di un Piano nazionale per l’adattamento agricolo basato su dati scientifici aggiornati e strumenti geospaziali sofisticati. Questo piano dovrebbe usare modelli predittivi per orientare le decisioni sulle colture da scegliere nel futuro, con l’obiettivo di preparare il mondo agricolo alle condizioni che probabilmente si manifesteranno nei prossimi decenni.
Un approccio di questo tipo, calibrato sulla raccolta e l’analisi precisa di informazioni, risulta fondamentale per mitigare i rischi legati alla riduzione dei terreni coltivabili. In assenza di questo tipo di programmazione, la fine del secolo porterebbe a grandi difficoltà nella produzione agricola e nella sicurezza alimentare. La richiesta di Serpillo è chiara: “agire adesso per limitare i danni sull’agricoltura e, di conseguenza, sulla vita di molte popolazioni.”