la sesta stagione di the handmaid’s tale torna con scene girate nel treno, setting tra i più difficili della serie

la sesta stagione di the handmaid’s tale torna con scene girate nel treno, setting tra i più difficili della serie

La sesta stagione di The Handmaid’s Tale riprende con June e Serena su un treno, sfidando il team guidato da Elisabeth Moss, Nicola Daley ed Elisabeth Williams a creare tensione visiva e sonora in spazi ristretti.
La Sesta Stagione Di The Handm La Sesta Stagione Di The Handm
La sesta stagione di *The Handmaid’s Tale* riparte con June e Serena su un treno, sfidando il team creativo a raccontare l’intensa tensione in uno spazio claustrofobico tramite scenografia, fotografia e suono. - Gaeta.it

Dopo una lunga attesa, la sesta e ultima stagione di the handmaid’s tale è pronta alla messa in onda. La narrazione ripartirà esattamente dal punto in cui si era interrotta: con June e Serena a bordo di un treno. Questo nuovo e angosciante contesto ha imposto al team di produzione una serie di complicazioni sul set, soprattutto per le riprese ambientate nel vagone ferroviario, un luogo angusto e carico di tensione. Elisabeth Moss, oltre a essere la protagonista, ha diretto ben quattro episodi, tra cui il primo, e ha condiviso alcune anticipazioni riguardo al lavoro fatto in questi spazi ristretti.

La sfida di girare le scene nel treno: sguardo dietro le quinte

Il treno è stato uno degli elementi più complessi da gestire nel nuovo capitolo della serie. Elisabeth Moss ha raccontato di aver passato tre giorni intensi all’interno del vagone per trovare il modo migliore di raccontare l’azione. A prima vista potrebbe sembrare semplice, ma chi era sul set sa quanto questo ambiente chiuso moltiplichi le difficoltà. Il primo episodio si è rivelato una vera e propria prova di collaborazione tra i reparti. Ogni settore ha dovuto adattarsi e inventarsi soluzioni nuove, dalla costruzione delle scene fino alla post-produzione.

Collaborazione tra fotografia e scenografia

Moss ha lavorato a stretto contatto con la direttrice della fotografia Nicola Daley e con la scenografa Elisabeth Williams per costruire un racconto visivo che riuscisse a rispettare la tensione della trama. Il treno, pur limitando i movimenti, è diventato un elemento narrativo significativo, e proprio questo ha imposto a tutti di trovare strategie innovative per mantenere alta l’attenzione e il ritmo della storia. La necessità di raccontare l’intensità delle emozioni dentro uno spazio così ristretto ha richiesto pazienza e creatività da parte di tutti.

Riduzione dei vagoni e ripensamento della scenografia

Il piano originale prevedeva l’utilizzo di cinque vagoni ferroviari per le riprese, ma alla fine il team ha lavorato soltanto con uno e mezzo. Questa scelta ha obbligato a ripensare in modo radicale l’allestimento e la disposizione delle scene. Elisabeth Williams ha confessato di aver provato un certo senso di apprensione all’inizio, vista l’inattesa riduzione degli spazi disponibili. Tuttavia questa difficoltà si è tradotta in un’opportunità da un punto di vista creativo.

Con meno ambienti a disposizione, il lavoro di scenografia ha dovuto concentrarsi maggiormente sui dettagli, giocando con luci, colori e arredi per sottolineare l’atmosfera claustrofobica e pesante che attraversa questa fase della storia. Ogni elemento è stato calibrato per comunicare sensazioni precise, facendo leva non solo sullo spazio fisico ma anche sul suo valore simbolico all’interno della trama. Il risultato ha portato a una messa in scena più intensa e focalizzata sugli stati d’animo delle protagoniste.

L’importanza dei dettagli scenici

Ogni singolo elemento scelto da Elisabeth Williams contribuisce a rafforzare il senso di oppressione e tensione vissuta dalle protagoniste, aumentando l’impatto emotivo delle sequenze a bordo del treno.

Evoluzione visiva e cromatica guidata dalla fotografia

Nicola Daley, direttrice della fotografia, ha sottolineato come il racconto per immagini segua un percorso cromatico che accompagna il coinvolgimento emotivo. Si inizia con una luce più morbida, quasi idilliaca, che mostra June insieme ai bambini in un momento di apparente serenità. Poi la fotografia vira progressivamente verso toni più scuri, fino a trasformare alcune sequenze in un’atmosfera che Daley definisce vicina a un “film di zombie”.

Il movimento delle lenti è volutamente lento e misurato, contribuendo a creare un ritmo psicologico che sostiene la tensione crescente. Questo ritmo visivo serve a guidare lo spettatore attraverso le pieghe della narrazione, facendo emergere il senso di oppressione che si radica nel vagone. La collaborazione tra Daley e Moss è stata intensa e ha richiesto una particolare attenzione ai dettagli, per garantire coerenza e forza espressiva nell’uso delle immagini.

Il suono come elemento narrativo nel treno

Il lavoro sul suono ha avuto un ruolo decisivo nel conferire profondità all’episodio. Adam Taylor, compositore della serie, ha adottato uno stile più orchestrale e cinematografico rispetto alle stagioni precedenti. Sua è stata la scelta di non far intervenire rumori ambientali all’inizio della puntata, affidandosi unicamente alla musica per creare un’atmosfera di attesa e tensione. Questa decisione ha permesso di costruire un crescendo sonoro molto calibrato, che si sviluppa insieme alla trama senza mai forzare.

Sul set Taylor ha potuto confrontarsi direttamente con Moss, migliorando così l’intesa tra regia e colonna sonora. Anche David McCallum, supervisore audio, ha dovuto affrontare una sfida non scontata. Nell’ambiente chiuso e metallico del treno i rumori di fondo possono mettere a rischio la chiarezza dei dialoghi, spesso sussurrati per sottolineare la fragilità delle condizioni. McCallum ha bilanciato con attenzione il rumore meccanico del treno con la volontà di mantenere incisive e comprensibili le voci dei personaggi. Il suono, a sua volta, è diventato metafora della situazione: la tensione cresce come il movimento costante del treno, senza apparente via di fuga.

Un punto di svolta per the handmaid’s tale

La scelta di affidarsi al treno come nuovo scenario ha rappresentato un punto di svolta per the handmaid’s tale. La chiusura fisica dello spazio si è tradotta in un’accresciuta profondità narrativa, e ogni componente della produzione ha contribuito a far emergere il senso di oppressione e sospensione che caratterizza la nuova stagione. Con un’attenzione rigorosa ai dettagli visivi e sonori, la serie conferma la sua capacità di rinnovarsi, mantenendo la tensione viva fino all’ultimo atto.

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