Il recente summit Nato svoltosi all’Aia ha segnato un punto di svolta nelle strategie di difesa degli alleati. I 32 paesi membri hanno convenuto di elevare la spesa militare al 5% del Pil entro il 2035, con l’obiettivo di rafforzare non solo la capacità militare tradizionale ma anche la sicurezza complessiva. Questa decisione arriva in un contesto internazionale dominato da instabilità e nuovi rischi, dallo scontro in Ucraina alla crescente minaccia cyber, fino alla difesa delle infrastrutture energetiche e strategiche. Un aumento così significativo da 2% a 5% del Pil richiede una distribuzione oculata delle risorse e un piano d’azione chiaro. In questo quadro, il generale Luciano Portolano, capo di stato maggiore della difesa, ha offerto le sue riflessioni sull’approccio italiano e sulle priorità d’investimento.
L’impegno aumentato degli alleati e il contesto internazionale di riferimento
Durante il vertice all’Aia i paesi Nato hanno deciso di superare il precedente obiettivo del 2% del Pil dedicato alla difesa. L’incremento punta a raggiungere il 5% entro il 2035, suddiviso in 3,5% per spese di difesa tradizionale come armi, mezzi e munizioni, e 1,5% per la sicurezza generale. Questa mossa è stata fortemente sostenuta dal presidente Usa, che ha sollecitato una responsabilizzazione maggiore dell’Europa nella propria difesa, evitando di gravare eccessivamente sugli Stati Uniti. Il confronto globale si è fatto più teso dall’inizio della guerra in Ucraina, mentre il terrorismo e la protezione delle reti energetiche e infrastrutturali si profilano come sfide prioritarie. Le conseguenze di questa svolta si riflettono nelle scelte di stanziamento di fondi in settori che vanno oltre il militare tradizionale, includendo tecnologie civili e sistemi di sicurezza avanzati a supporto del paese.
Le priorità di investimento secondo il generale luciano portolano
Il generale Portolano sottolinea la necessità di potenziare capacità militari in chiave moderna e integrata. Alla base resta imprescindibile il rafforzamento delle forze convenzionali, con particolare attenzione ai reparti terrestri come le forze corazzate, l’artiglieria e il genio. Ma il quadro si amplia includendo investimenti nel settore cyber, nello spazio, nella difesa missilistica e aerea integrata. La crescente importanza dei domini digitali richiede un salto di qualità nelle tecnologie di sorveglianza, comando e controllo, così come una dotazione di droni e sistemi intelligenti per operazioni più precise e rapide. Portolano ricorda inoltre che questi investimenti non riguardano solo la difesa, ma possono rafforzare l’industria nazionale, stimolare l’occupazione e spingere la competitività nell’ambito tecnologico.
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Le capacità operative da potenziare: dai sistemi terrestri alla cyber difesa
L’analisi del generale mette in luce le aree operative che necessitano di fondi e attenzione. Sul fronte terrestre, la priorità spetta alle forze corazzate e all’artiglieria, essenziali per resistere a un eventuale scontro convenzionale. Oltre a questo, serve migliorare il contrattacco a minacce aeree e missilistiche, con sistemi capaci di intercettare sia missili balistici sia altri tipi di ordigni. Un altro pilastro è l’acquisizione di capacità per colpire con precisione a lunga distanza. La logistica, spesso trascurata, deve essere resa più solida, garantendo scorte adeguate di armi e munizioni. Sul piano digitale il dato emerge come elemento chiave: la difesa cibernetica ha un ruolo centrale e va sviluppata con investimenti mirati, integrando il dominio spaziale come punto di riferimento per comunicazioni e sorveglianza. Una difesa moderna richiede un alto grado di interoperabilità e connessione fra forze e sistemi.
Le ricadute economiche e industriali degli investimenti in difesa
Il generale Portolano evidenzia che l’aumento della spesa militare ha effetti che superano l’ambito strettamente bellico. Investire in tecnologie per la difesa alimenta il tessuto industriale del paese, favorendo imprese che lavorano su avanzamenti tecnologici e innovazione applicata. Questo si traduce in occupazione specializzata e nuove competenze, spingendo verso una crescita che coinvolge comparti tecnologici di punta. Le sinergie tra militare e civile diventano importanti, soprattutto nei settori dello spazio, dell’informatica e della robotica. In questa prospettiva, il denaro non è solo una voce di spesa, ma rappresenta un patrimonio da cui possono nascere sviluppo e posti di lavoro. I contributi italiani dovranno essere costruiti in modo da valorizzare queste potenzialità, garantendo che ogni euro impegnato produca benefici trasversali.
Il rilancio deciso al vertice Nato e le indicazioni del generale Portolano mostrano come la difesa europea si stia orientando verso un modello più articolato e attento ai rischi nuovi. La progressiva crescita dei finanziamenti riflette la consapevolezza delle sfide attuali legate a conflitti, minacce informatiche e sicurezza nazionale. Gli alleati devono ora tradurre questi target in scelte concrete, tra tecnologia, capacità militari e sviluppo industriale. L’Italia, grazie alla guida del suo stato maggiore, punta a muoversi lungo questa strada, intrecciando sicurezza e crescita economica.