La mostra “l’identità ritrovata” racconta la rinascita artistica dopo il sisma di arquata del tronto

La mostra “l’identità ritrovata” racconta la rinascita artistica dopo il sisma di arquata del tronto

Nel comune di Arquata del Tronto inaugurata la mostra “L’identità ritrovata” con 14 opere d’arte recuperate dal terremoto del 2016, frutto della collaborazione tra diocesi di Ascoli Piceno, comune e soprintendenza.
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Ad Arquata del Tronto è stata inaugurata la mostra "L’identità ritrovata", che espone opere d’arte recuperate dal terremoto del 2016, simbolo della rinascita culturale e sociale della comunità grazie alla collaborazione tra diocesi, comune e soprintendenza. - Gaeta.it

Nel comune di Arquata del Tronto, domenica 6 luglio 2025, è stata inaugurata una mostra che segna un passo importante per la comunità colpita dal terremoto del 2016. L’esposizione “l’identità ritrovata” raccoglie quattordici opere d’arte recuperate nei resti di chiese e edifici danneggiati dal sisma. Questo evento si svolge nel rispetto della memoria del don Angelo Ciancotti, punto di riferimento locale per la tutela del patrimonio culturale.

La collaborazione tra diocesi, comune e soprintendenza

L’evento nasce da una sinergia tra la diocesi di Ascoli Piceno, il comune di Arquata del Tronto e la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. È stata proprio questa collaborazione a permettere il recupero e il restauro delle opere, molte delle quali affidate alla soprintendenza grazie a fondi ministeriali. Il coordinamento tra queste istituzioni ha permesso di mettere in sicurezza i reperti e avviare il processo di conservazione, passo fondamentale per preservare l’identità culturale di una zona duramente provata dal terremoto.

Il comune ha offerto uno spazio espositivo, l’edificio Rotary in località Borgo d’Arquata, che funge ora da nuovo centro culturale. Qui saranno ospitate anche altre opere che non possono tornare ai loro luoghi originari. Questo luogo diventa così non solo un contenitore di arte, ma anche un simbolo della volontà di ripartenza della comunità. Si tratta di un progetto che va oltre il semplice recupero delle opere: rappresenta un tentativo concreto di ricostruire il tessuto sociale attraverso il patrimonio storico-artistico.

L’allestimento e il ruolo del bacino imbrifero montano del fiume tronto

Dietro all’allestimento della mostra si cela il contributo economico del Bacino Imbrifero Montano del fiume Tronto. Questo ente ha finanziato l’allestimento delle sale, la movimentazione delle opere, e la comunicazione dell’evento. L’organizzazione ha dovuto tenere conto della delicatezza dei manufatti e del valore simbolico che essi rappresentano per quella parte di territorio.

L’esposizione è stata progettata con cura per mettere in luce ogni opera restaurata, dando un senso al percorso del visitatore, che si confronta con pezzi unici usciti da un contesto drammatico. È stata allestita anche una sala video che documenta i lavori di recupero effettuati negli ultimi anni. Le immagini mostrano le fasi di intervento, il lavoro di squadra tra tecnici, restauratori e volontari impegnati a salvare questi beni.

Il sostegno economico e logistico del Bacino Imbrifero ha permesso di superare ostacoli legati alla movimentazione in contesti difficili e al montaggio di un’esposizione in un’area ancora in fase di ricostruzione. Il risultato è una mostra solida, capace di attirare attenzione sul patrimonio artistico locale e sulla sua condizione difficile.

Il significato culturale e sociale per arquata del tronto

La mostra “l’identità ritrovata” appare come un simbolo potente per la comunità di Arquata del Tronto. La perdita di edifici religiosi e monumentali, causata dal terremoto, ha colpito profondamente la vita quotidiana e il senso di appartenenza dei cittadini. Raccogliere e mostrare queste opere è un modo per evitare la dispersione di un patrimonio che racconta storie di fede, arte e tradizione radicate nel territorio.

Questo spazio culturale consente un confronto diretto con il passato e aiuta a mantenere vivi i legami tra la popolazione e i simboli dei suoi luoghi. Servirà anche come punto di riferimento per attività future, con la possibilità di ospitare altri reperti non recuperabili nei siti originari. Così si preserva un’identità collettiva, fondata su segni tangibili di esperienza e memoria.

Il richiamo a don Angelo Ciancotti nella mostra ricorda il ruolo che questo sacerdote ha avuto nella promozione e la tutela del patrimonio locale. “Non solo guida spirituale, don Angelo ha lasciato un segno nel suo impegno per la conoscenza e il recupero delle testimonianze artistiche,” un’eredità che oggi trova nuova vita grazie a questa iniziativa.

La sala video per raccontare il recupero delle opere

Un elemento centrale della mostra è la sala video dedicata a ricostruire il viaggio delle opere. Qui i visitatori possono vedere immagini, filmati e commenti sulla rimozione dai siti danneggiati e sul lungo processo di restauro. Questo spazio audiovisivo offre una prospettiva concreta su come molte di quelle opere si trovassero in condizioni precarie e rischiassero di andare perse per sempre.

Il racconto video mette in risalto le tecniche di recupero e sottolinea il valore del lavoro coordinato tra diversi professionisti. La sequenza dei filmati prova a restituire non solo i dettagli tecnici, ma anche la fatica e la passione di chi ha dedicato tempo al salvataggio di quei tesori.

Mostrare questo percorso nelle sue fasi aiuta il pubblico a capire quanto sia stato impegnativo ricostruire non solo le opere d’arte ma anche un pezzo di identità sociale. Questa scelta narrativa crea empatia e partecipazione attorno a un progetto che non si limita al passato, ma guarda avanti alla ricostruzione culturale.

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