La UILTuCS Sardegna ha acceso i riflettori sulle condizioni del lavoro nei settori del turismo e del terziario in vista della stagione estiva 2025. Questi comparti, fondamentali per l’economia della regione, soffrono da anni una crisi che va oltre la semplice difficoltà a reperire personale. Le retribuzioni insufficienti, la precarietà diffusa e i carichi di lavoro pesanti segnano un quadro complesso che rischia di compromettere non solo il futuro lavorativo degli addetti, ma anche la tenuta stessa dell’industria turistica sarda.
Salari immobili nonostante l’aumento della produttività nel terziario
Negli ultimi anni la produttività nei settori del turismo e terziario in Sardegna è cresciuta di circa il 6 per cento, un dato che però non si rispecchia nei salari. I lavoratori vedono infatti un aumento della loro paga lontano dalla media europea e, anzi, con una perdita reale del potere d’acquisto del 15 per cento rispetto all’inflazione. Questa dinamica spinge molti a considerare insoddisfacenti le offerte di lavoro, nonostante la richiesta di manodopera in alta stagione.
Secondo i dati della UILTuCS, la Sardegna occupa posizioni di coda rispetto al resto d’Italia per quanto riguarda le retribuzioni nel terziario. Camerieri, cuochi e banconieri si trovano a guadagnare tra gli 1.100 e 1.200 euro mensili, importi molto distanti dai 1.500 e 1.600 euro che si possono trovare in altre regioni o in settori diversi. La forbice salariale, in certi ruoli, raggiunge punte del 75 per cento rispetto ad altre realtà. Questo divario rende difficile attrarre e mantenere personale qualificato.
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Condizioni di lavoro impegnative con turni pesanti e rischio di infortuni
Le bassissime retribuzioni non sono l’unico problema per i lavoratori del turismo e terziario in Sardegna. Le condizioni lavorative segnano un ulteriore aspetto critico. Turni notturni, attività durante i weekend e festivi e mansioni usuranti sono routine per molti addetti. L’alto tasso di infortuni registrato nel comparto riflette la durezza dell’ambiente di lavoro.
Il segretario generale della UILTuCS Sardegna, Cristiano Ardau, ha evidenziato che “il rifiuto da parte dei lavoratori di certe offerte è comprensibile.” Motivi come la ricerca di contratti più stabili e la speranza di guadagni migliori altrove spingono tanti a non accettare condizioni che offrono solo precarietà e salari da sussistenza. Per Ardau non è ragionevole aspettarsi disponibilità totale quando i diritti fondamentali sul lavoro non sono rispettati.
La richiesta di un confronto per ridisegnare il modello di sviluppo del turismo
La UILTuCS chiede un confronto aperto con le associazioni datoriali per superare questa criticità. Serve un dialogo strutturato e continuo volto a ripensare il modello di sviluppo del turismo e del terziario isolano. La formazione è uno degli elementi da rilanciare. Troppo spesso, spiega il sindacato, essa viene sacrificata per contenere i costi, ma senza aggiornamento e valorizzazione delle competenze sarà impossibile invertire la tendenza.
In più, il sindacato insiste per indirizzare risorse pubbliche solo verso quelle imprese che rispettano le regole e garantiscono diritti ai lavoratori. Solo così si può sperare in un settore più serio, capace di offrire contratti corretti e condizioni di lavoro dignitose.
Il rischio demografico con il calo dei giovani lavoratori under 35
Un’altra nota allarmante riguarda il continuo calo di lavoratori under 35 nel turismo e terziario sardo. Questo fenomeno, se non invertito, può mettere a rischio la tenuta del settore sul medio-lungo periodo. La mancanza di giovani è legata a motivi ben precisi: salari bassi, condizioni precarie e scarse opportunità di crescita.
Per Ardau, la Sardegna deve puntare su politiche mirate sul lavoro giovanile, ma anche su un sistema formativo che miri a preparare i nuovi addetti. Per non far mancare la forza lavoro utile occorre anche favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri, ormai presenza consolidata. Queste strategie sono fondamentali per evitare che il turismo si impoverisca ulteriormente proprio sul fronte dell’occupazione.
Un appello per un lavoro dignitoso e una stagione turistica sostenibile
La UILTuCS ribadisce che “il lavoro povero non può più rappresentare la normalità in Sardegna.” Le risorse pubbliche devono andare a chi garantisce contratti regolari, sicurezza sul lavoro e una stagione turistica più lunga e sostenibile, capace di creare posti stabili. Il sindacato ha annunciato un’attività di monitoraggio continuo delle condizioni del personale nel comparto, spingendo per misure urgenti che portino a miglioramenti concreti.
Questo appello arriva in un momento cruciale, a poche settimane dall’apertura della stagione estiva 2025, quando la domanda di lavoro nel turismo avrebbe bisogno di risposte solide e durature per evitare problemi già noti negli anni passati. Sul tavolo restano temi irrisolti ma fondamentali per il futuro del settore in Sardegna.