Alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2025, la sezione fuori concorso presenta una selezione varia di titoli che spaziano dal thriller distopico alla riflessione familiare, passando per l’horror e il cinema onirico. Film italiani e internazionali si alternano con protagonisti di prim’ordine e registi affermati o emergenti. Tra questi, spiccano il nuovo lavoro di Luca Guadagnino con Julia Roberts e l’atteso L’isola di Andrea di Antonio Capuano, presentato in occasione del riconoscimento che il regista napoletano riceverà proprio durante il festival.
Luca Guadagnino porta Julia Roberts a Venezia con after the hunt
Il film After the Hunt di Luca Guadagnino è tra i titoli più attesi della sezione fuori concorso. Julia Roberts interpreta una professoressa universitaria che si ritrova alle prese con un momento decisivo sia nella sfera personale sia in quella lavorativa. La vicenda prende il via quando una studentessa modello accusa di comportamento scorretto un collega di facoltà, instillando dubbi e tensioni dentro l’ambiente accademico. Guadagnino dirige questa storia con la consueta attenzione al dettaglio psicologico e all’atmosfera.
La scelta di Julia Roberts, attrice di fama internazionale, aggiunge un peso emotivo considerevole al film, ponendo l’attenzione su temi attuali come le dinamiche di potere nelle istituzioni educative e il prezzo delle scelte morali a livello personale. After the Hunt si inserisce in un contesto di cinema fuori concorso che mescola diversi generi, con una narrazione tesa e ricca di spunti per riflettere sulle relazioni umane contemporanee.
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L’impatto di Antonio capuano con “l’isola di andrea” al festival
Il napoletano Antonio Capuano presenta L’isola di Andrea, un legal drama che affronta un conflitto famigliare profondo. La storia ruota attorno a una coppia separata, interpretata da Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni, che si scontra in tribunale per la custodia del figlio Andrea, interpretato da Andrea Migliucci. Capuano esplora con rigore le tensioni che emergono nelle divisioni genitoriali, immergendo lo spettatore nel senso di impotenza e lotta di tutte le parti coinvolte.
Il regista, che nel 2025 riceverà il Premio Pietro Bianchi alla Mostra per il suo contributo al cinema italiano, si conferma capace di scandagliare ferite personali con uno sguardo asciutto e al tempo stesso intenso. L’isola di Andrea mostra un cinema italiano che si focalizza sulla complessità dei rapporti familiari e sulle conseguenze di scelte giudiziarie che incidono sulle vite di tutti. La produzione richiama strategie narrative precise e un cast in cui le interpretazioni supportano la storia senza effetti retorici.
Dramedy e tensioni sociali nel cinema italiano fuori concorso
Oltre a Capuano, altri registi italiani portano storie diverse alla Mostra di Venezia 2025. Andrea Di Stefano propone Il maestro, un film ambientato alla fine degli anni Ottanta che segue Felice, un ragazzino di tredici anni promettente tennista alle prese con l’ambizione opprimente del padre. Per allenare Felice, il padre si affida a Raul Gatti , ex campione di tennis caduto in disgrazia. La pellicola esplora il rapporto tra padri e figli, la pressione del successo e la rivalsa personale attraverso un road movie che mescola dramma e leggerezza.
Paolo Strippoli presenta l’horror La valle dei sorrisi, in cui la tranquillità di un paesino di montagna nasconde misteri inquietanti. L’arrivo di Sergio Rossetti , un professore tormentato, dà il via a rivelazioni che mettono a nudo realtà oscure dietro la falsa serenità degli abitanti. Il film si muove tra tensione e atmosfere che spingono lo spettatore a interrogarsi sul confine tra la felicità apparente e la verità celata.
Infine, Orfeo, firmato da Virgilio Villoresi, è un viaggio onirico che prende spunto dal Poema a fumetti di Dino Buzzati, proiettando su schermo un racconto liberamente ispirato alla poetica surreale e visionaria dello scrittore. Villoresi, noto per lavori sperimentali e videoclip, introduce una dimensione estetica ricca di suggestioni e colonne sonore evocative, allontanandosi da una narrazione tradizionale.
Thriller distopici e riflessioni visive: le proposte internazionali a Venezia
Fuori concorso si segnala il thriller distopico Chien 51, diretto da Cédric Jimenez, che chiude la sezione con una Parigi divisa in tre zone ben separate secondo la classe sociale. In questo futuro prossimo, un’intelligenza artificiale chiamata ALMA incontra le forze dell’ordine, rivoluzionandone i metodi di controllo e intervento. Il cast include Louis Garrel, Romain Duris e Valeria Bruni Tedeschi, attori capaci di rendere palpabile un’atmosfera di segregazione e disagio urbano.
Sermon to the Void, di Hilal Baydarov, è un poema visivo. Filmato interamente nel deserto, affida l’intera narrazione alle immagini elaboratissime e colorate, in una sorta di meditazione visiva sulla vanità della vita. Baydarov costruisce così una esperienza di pura contemplazione, senza dialoghi, portando il pubblico in una vera e propria orazione silenziosa sull’esistenza.
Dal Giappone arriva il regista Mamoru Hosoda con Hateshinaki Scarlet, una storia ambientata nella ‘Terra dei Morti’. La protagonista, una principessa, cerca di vendicare l’assassinio del padre. Nel mondo in cui si svolge questo racconto fantastico, chi non completa la propria vendetta rischia di scomparire nell’oblio, intrecciando temi di memoria, giustizia e destino.
Cronaca e storie vere rappresentate nei film fuori concorso
La cronaca reale ispira più di una pellicola fuori concorso a Venezia. Dead Man’s Wire di Gus Van Sant racconta il caso di Tony Kiritsis, che nel 1977 a Indianapolis prese in ostaggio il proprio broker per protestare contro una banca che riteneva di averlo truffato. Bill Skarsgård interpreta Kiritsis, mentre Dacre Montgomery è il broker, in un racconto che si concentra su questa drammatica presa in ostaggio durata tre giorni e diventata enorme evento mediatico.
Il danese Anders Thomas Jensen firma The Last Viking, film che racconta la storia di Anker, rilasciato dopo quindici anni di carcere per rapina. La vera tensione scatta però quando si scopre che il denaro della rapina è stato sepolto dal fratello Manfred, interpretato da Mads Mikkelsen. Manfred ha sviluppato un disturbo mentale che gli provoca amnesia proprio riguardo al luogo della somma nascosta, creando così un clima di mistero e conflitti profondi tra fratelli.
Un cast stellare e la ricerca del manoscritto di Dante nella nuova opera di schnabel
Tra le proposte con un cast di grandi nomi spicca In The Hand of Dante di Julian Schnabel. Il film, girato in buona parte in Italia, si basa sul romanzo omonimo del 2002 e ha tra gli interpreti Oscar Isaac, Gal Gadot, Gerard Butler, Al Pacino, John Malkovich, Jason Momoa e altri. La trama si divide tra l’Italia del XI secolo, dove Dante Alighieri vive cercando ispirazione per la Divina Commedia, e la New York contemporanea, dove un gruppo di ladri è impegnato nella ricerca del manoscritto originale ritenuto perduto da secoli.
Questa produzione si colloca come un intreccio tra passato storico e presente criminale, fondendo elementi letterari con suspense moderna. Il lavoro di Schnabel sembra voler sondare il peso dell’eredità culturale e il valore di un capolavoro letterario attraverso una narrazione che mescola storia e azione.