La tensione tra Russia e paesi Nato ha registrato un nuovo passo con l’audizione del ministro della Difesa Guido Crosetto, tenutasi il 3 luglio 2025 davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Crosetto ha messo in luce elementi concreti sulla capacità bellica russa, sollevando interrogativi sul futuro della sicurezza europea e atlantica. Nel contesto del vertice Nato che si è svolto all’Aja, il ministro ha riportato dati numerici precisi sull’esercito e la produzione militare di Mosca, tracciando uno scenario preoccupante per gli anni a venire.
La produzione militare russa e la dimensione della minaccia
Il ministro Crosetto ha adottato un approccio diretto annunciando numeri che danno la misura della forza militare che la Russia può schierare. Solo nel 2025, Mosca prevede di produrre più di 1.500 carri armati e circa 3.000 veicoli corazzati, a cui si aggiungono 400 missili Iskander e migliaia di altre armi, comprese decine di migliaia di bombe aeree. Non meno rilevanti sono i droni: oltre un milione, tra modelli da ricognizione e da attacco, saranno prodotti entro l’anno. Questo arsenale viene supportato da un esercito che conta su 1,6 milioni di militari attivi e 5 milioni di riservisti potenziali.
Dati sulle operazioni militari recenti
Le operazioni sul terreno riflettono questa capacità sorprendente: nel 1.225esimo giorno dalla guerra in Ucraina, sono stati lanciati 477 droni Hydrornis e 60 missili in un solo giorno. Il ministro ha inoltre parlato di una possibile imminente partecipazione di 25-30.000 soldati coreani inviati al fronte, notizie ancora non confermate ma che indicano dinamiche di alleanze più ampie.
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La russia mantiene un’economia di guerra senza segni di apertura civile
Crosetto ha sottolineato come la Russia stia sostenendo una “economia di guerra” dove il 43% della spesa nazionale viene destinato agli armamenti. La produzione militare non serve soltanto a rimpiazzare le perdite, ma anche a costituire riserve strategiche che il governo tiene pronte. Non ci sono indicazioni oggi che Mosca voglia ridurre la produzione di armi o convertire la propria industria verso usi civili, neppure ipotizzando un prossimo cessate il fuoco.
Questa scelta militare ed economica diventa anche un mezzo per il regime di legittimare internamente il proprio potere, mantenendo alta la struttura produttiva bellica come fattore centrale nell’economia russa, non solo un obbligo bellico temporaneo.
La centralità della produzione militare
Come evidenziato da Crosetto, il mantenimento di questa economia di guerra non è solo un “obbligo bellico” ma una “strategia di potere” interna per il regime.
L’entità delle perdite umane e la capacità di mobilitazione russa
Nonostante le perdite enormi, stimate in circa 200.000 soldati solo nella prima metà del 2025 e oltre un milione dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha mostrato di saper mobilitare in poco tempo altri 300.000 uomini senza ridurre il consenso né la capacità militare attiva. Crosetto ha evidenziato come questo aspetto sottolinei la dimensione concreta della minaccia, che resta viva nella capacità russa di riorganizzarsi e rifornirsi.
La portata umana dell’impegno militare russo va quindi considerata in rapporto alla tenuta del sistema bellico messo in piedi, che, pur con costi altissimi, non mostra segni di cedimento almeno nel breve termine.
Le previsioni di una potenziale minaccia diretta alla Nato entro cinque anni
Guardando avanti, il ministro della Difesa ha riportato le valutazioni di diversi paesi alleati europei come Germania, Polonia, Svezia e i paesi baltici. Secondo queste stime, entro il 2030 la Russia potrebbe aver messo in campo una capacità militare in grado di minacciare direttamente i territori della Nato. Questa previsione ha riscontrato molta attenzione nel contesto del vertice Nato tenuto all’Aja.
Obiettivi aggiornati per la sicurezza atlantica
Il vertice ha segnato un momento di riflessione comune sulla sicurezza atlantica, evidenziando la necessità di aggiornare gli obiettivi di capacità militari. Questi obiettivi sono stati definiti concreti, con scadenze entro il 2031, e riguardano ambiti strategici ritenuti essenziali per mantenere la solidità e la credibilità dell’alleanza di fronte alle sfide emergenti, fra cui il terrorismo e il rafforzamento bellico russo.