L’ex militante delle Brigate Rosse leonardo bertulazzi è al centro di una nuova svolta giudiziaria dopo l’ok della corte suprema argentina alla sua estradizione in Italia. L’uomo era stato arrestato a Buenos Aires lo scorso agosto, a seguito della revoca del suo status di rifugiato ottenuto oltre vent’anni fa. I dettagli di questa vicenda mettono in luce un lungo percorso di latitanza e arresti, che ora sembrano avviarsi verso una possibile chiusura.
Una decisione importante: revoca dello status di rifugiato e arresto a buenos aires
Il 29 agosto 2024, leonardo bertulazzi è stato fermato dalla polizia argentina a Buenos Aires, dopo che le autorità del paese hanno annullato il riconoscimento del suo rifugio politico, che risaliva al 2004. La cancellazione dello status di rifugiato è arrivata in seguito a una revisione delle circostanze che avevano permesso la sua accoglienza nel paese sudamericano. Questa decisione ha aperto la strada all’arresto, che ha segnato un passo importante verso la sua estradizione in Italia.
Bertulazzi, però, non è rimasto in carcere a lungo: a novembre 2024 è stato rilasciato. Nonostante la scarcerazione, la questione dell’estradizione è rimasta aperta e ha subito una nuova accelerazione proprio con la pronuncia della corte suprema argentina. Ora la palla passa al presidente argentino javier milei, che ha l’ultima parola sulla possibile consegna di bertulazzi alle autorità italiane.
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Precedenti arresti e indagini in argentina
Questo non è il primo arresto di bertulazzi all’estero. Già nel 2002 era stato catturato a Buenos Aires dalla polizia argentina, dopo una lunga indagine coordinata dalla direzione centrale della polizia di prevenzione in Italia, con il supporto dei reparti antiterrorismo di Genova e dell’Interpol. Quell’arresto fu il risultato di una cooperazione internazionale volta a fermare un latitante ricercato da decenni.
Dopo qualche mese di detenzione, bertulazzi venne rilasciato. In quella fase erano già noti i numerosi reati a lui imputati, che includono il sequestro di persona, il ruolo in associazione sovversiva e la partecipazione a banda armata. La sua fuga dalle forze dell’ordine ha impegnato le autorità italiane e internazionali per un lungo periodo, senza riuscire fino a poco tempo fa a ottenere un arresto definitivo valido ai fini della giustizia italiana.
il ruolo di bertulazzi nelle brigate rosse e il sequestro di piero costa a genova
Leonardo bertulazzi, latitante dal 1980, faceva parte della colonna genovese delle Brigate Rosse, notoriamente coinvolta in numerose azioni violente nel corso degli anni Settanta. Tra i suoi atti più conosciuti c’è la partecipazione, insieme a mario moretti e riccardo dura, al sequestro dell’ingegnere navale piero costa, avvenuto il 12 gennaio 1977 a Genova. Costa rimase prigioniero per 81 giorni prima di essere liberato.
Quel sequestro aveva anche una finalità economica: vennero raccolti 50 milioni di lire, somme utilizzate per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8 a Roma, dove successivamente fu tenuto prigioniero il presidente Democrazia Cristiana aldo moro. Questi eventi rappresentano una pagina buia della storia italiana, che ha visto bertulazzi implicato in modo diretto.
Origini e percorso politico di bertulazzi
Bertulazzi era figlio di un maresciallo dell’esercito e si trasferì da bambino con la famiglia dal Veneto a Genova, dove crebbe nel quartiere di Prà. Frequentò il liceo scientifico Fermi di Sampierdarena, dove si avvicinò alla politica. Prima di aderire alle Brigate Rosse, fece parte di Lotta Continua e si iscrisse alla facoltà di lettere.
Il suo nome di battaglia nelle Brigate Rosse era “stefano”. Questo soprannome lo identificava all’interno del gruppo di cui faceva parte e proteggeva la sua identità reale durante le attività clandestine. Il suo passaggio da un impegno politico giovanile a scelte radicali con implicazioni penali ha segnato il corso della sua vita e della sua carriera repressiva.
le parole di beppe costa sul comportamento di bertulazzi
Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment e figlio di federico costa, imparentato con piero costa, è intervenuto sulla vicenda definendo leonardo bertulazzi “scorretto” nei confronti dei compagni di lotta delle Brigate Rosse. Secondo lui, bertulazzi “non ha mai avuto il coraggio di affrontare le conseguenze delle sue azioni.”
Costa ricorda piero costa come una persona integerrima, mentre sottolinea che altri membri delle Brigate Rosse hanno pagato con la vita o con anni di carcere per quegli stessi atti. La critica punta al mancato riconoscimento delle responsabilità da parte di bertulazzi e alla sua latitanza lunga decenni. Queste dichiarazioni aggiungono un ulteriore tassello alla complessità del caso.
La pena da espiare e i processi legali in corso
L’ex brigatista deve scontare una condanna complessiva di 27 anni di carcere per vari reati tra cui il sequestro di persona, l’appartenenza a un’associazione sovversiva e la partecipazione a banda armata. Questi fatti risalgono agli anni di maggiore attività delle Brigate Rosse in Italia.
La sua presenza fuori dal paese e il rifugio ottenuto in Argentina avevano finora impedito l’applicazione della pena, ma il nuovo sviluppo con la corte suprema argentina lascia intendere che il processo di estradizione potrebbe concretizzarsi a breve. Il caso di bertulazzi torna dunque all’attenzione di magistrati e forze dell’ordine italiani che attendono il suo ritorno per eseguire la sentenza.