La Cina e il presunto furto dei dati cerebrali di Jannik Sinner al centro di un podcast investigativo

La Cina E Il Presunto Furto De

Accuse di furto dati cerebrali a Jannik Sinner nel mirino di un podcast. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

18 Settembre 2025

La recente puntata del podcast “Pablo Torre Finds Out” ha acceso i riflettori su un possibile episodio di spionaggio tecnologico legato a uno strumento indossabile usato da atleti internazionali. L’inchiesta parte da un dispositivo nato a Harvard, che promette di migliorare concentrazione e rilassamento attraverso il monitoraggio dell’attività cerebrale. Secondo quanto raccontato, c’è il sospetto che la tecnologia e i dati raccolti siano finiti nelle mani di interessi cinesi, coinvolgendo alcune tra le figure sportive più importanti al mondo.

Il dispositivo Di Harvard e il suo utilizzo per la lettura del cervello

Il cuore della vicenda è un dispositivo simile a una fascia, dotato di elettrodi, progettato per essere indossato intorno alla testa. Lo strumento, che ha un costo di circa 280 dollari, registra segnali elettrici cerebrali con lo scopo di favorire il rilassamento e l’aumento della concentrazione dell’utilizzatore. L’azienda che l’ha creato ha sede inizialmente a Harvard, ma le dinamiche successive hanno fatto emergere legami con la Cina. L’apparecchio viene adottato specialmente da atleti per migliorare la gestione dello stress durante la competizione o l’allenamento.

Secondo il podcast, questa tecnologia non si limita a fini civili o sportivi ma si inserisce in contesti che coniugano ricerca scientifica e possibili applicazioni militari, cosa che complica la vicenda. L’attenzione si concentra proprio sul trasferimento tecnologico dall’azienda a soggetti legati alla Cina, fatto che sta sollevando interrogativi sul trattamento e la sicurezza dei dati raccolti.

Il sospetto di furto dati cinesi e gli atleti coinvolti

L’inchiesta di Pablo Torre si spinge oltre sostenendo che una parte dei dati cerebrali raccolti sarebbe stata trafugata da Pechino, con implicazioni importanti soprattutto per l’ambito sportivo. Vengono citati atleti di primissimo piano come vittime di questo presunto furto. Tra questi, figura il tennista Jannik Sinner, che si allena utilizzando proprio la fascia con elettrodi. Altri nomi tirati in ballo sono la sciatrice Mikaela Shiffrin, la tennista Iga Swiatek – ex numero uno del mondo – e vari calciatori impegnati nella Premier League inglese.

Il podcast evidenzia come questi sportivi rappresentino un patrimonio non solo fisico ma anche mentale, e che la sottrazione dei dati legati alle loro capacità cognitive potrebbe rappresentare un vantaggio tecnologico e strategico importante per chi li acquisisce. La vicenda apre questioni delicatissime su privacy, sicurezza e competizione internazionale.

La testimonianza del dottor Riccardo Ceccarelli Sull’uso del dispositivo

Nel corso della puntata è intervistato anche il dottor Riccardo Ceccarelli, noto per la sua esperienza nel campo medico-sportivo con Formula Medicine. Ceccarelli ha avuto modo di impiegare il dispositivo in esame per osservare gli effetti dello stress sugli atleti. Nei test condotti, oltre alla fascia per il monitoraggio cerebrale è stato utilizzato uno strumento per rilevare i parametri cardiaci, così da comprendere come reagiscono i soggetti in situazioni di pressione.

Il medico spiega che allenare un atleta significa spesso spingerlo fuori dalla propria zona di comfort. Nel tennis, per esempio, è cruciale mantenere il controllo durante momenti decisivi come un tie-break o un match point. La fascia con elettrodi potrebbe aiutare a migliorare quella gestione mentale, fungendo da supporto nei momenti più critici. L’intervento di Ceccarelli conferma l’interesse pratico e sportivo per questo genere di tecnologia, sottolineando però anche la sensibilità dei dati raccolti.

L’inchiesta condotta nel podcast solleva domande e preoccupazioni attorno a un fenomeno che sta emergendo con forza: l’uso di tecnologie biometriche per migliorare le prestazioni umane, e il rischio connesso che queste informazioni finiscano in mani che ne fanno uso per scopi diversi dagli intenti originari. Il caso che coinvolge Jannik Sinner e altri volti noti dello sport mette in luce dinamiche di interesse globale e potenziali interferenze tra scienza, sport e geopolitica.