Giuseppe Salvatore Riina, figlio del famigerato boss Totò Riina, ha rotto il silenzio con dichiarazioni forti sul ruolo del padre nella morte del piccolo Giuseppe Di Matteo. Durante un’intervista al podcast Lo Sperone, ha messo in dubbio versioni consolidate su quell’episodio e sulla figura di Giovanni Falcone, criticando duramente anche il mondo antimafia. Le sue parole riaprono vecchie ferite e alimentano nuove polemiche.
Riina: “Mio padre non ha ucciso Giuseppe Di Matteo”
Nel corso dell’intervista, Giuseppe Salvatore Riina ha negato con decisione che Totò Riina abbia ordinato l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, il ragazzino rapito e ucciso negli anni ’90 come ritorsione mafiosa. Secondo lui, l’immagine che si è diffusa in questi anni, che vede il padre direttamente responsabile, non corrisponde al vero.
La vicenda di Di Matteo resta una delle pagine più drammatiche della storia italiana, un simbolo della crudeltà mafiosa che ha colpito anche la magistratura. Ma per il figlio di Riina, la responsabilità va cercata altrove. Una posizione che sorprende, soprattutto perché va contro sentenze, confessioni e ricostruzioni giudiziarie consolidate.
Non è la prima volta che Giuseppe Salvatore cerca di dare un volto diverso a Totò Riina. In passato, anche attraverso un libro, ha parlato del padre come “un uomo serio e onesto”. Queste parole sembrano parte di un tentativo di riabilitare la figura paterna, lontano dall’immagine di spietato boss che la storia ha consegnato.
Attacco all’antimafia e un’interpretazione insolita su Falcone
Sempre nell’intervista, Riina ha lanciato una durissima critica al sistema antimafia, definendolo “un carrozzone” fatto di persone più interessate alla ribalta che a combattere davvero la criminalità. Ha citato casi noti come quelli della giudice Silvana Saguto e dell’imprenditore Antonello Montante, accusandoli di essere “finti antimafiosi di facciata”.
Sull’assassinio di Giovanni Falcone, invece, ha offerto una versione poco comune. Pur riconoscendo il peso storico di Falcone, ha detto che nel ’92 non rappresentava più una minaccia per Totò Riina o per Cosa Nostra, ma avrebbe dato fastidio a “qualcuno dietro le quinte”, senza però entrare nei dettagli. Una lettura che mescola fatti noti a ipotesi non chiarite, alimentando nuove polemiche sul vero contesto delle stragi mafiose.
Reazioni e tensioni in Sicilia per le parole di Riina
Le parole di Giuseppe Salvatore Riina hanno suscitato reazioni dure nelle istituzioni siciliane. Sottolineano come certe dichiarazioni possano ferire la memoria delle vittime e danneggiare l’immagine della regione. Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale antimafia, ha risposto con fermezza, invitando il figlio del boss a rispettare la terra siciliana e le sue istituzioni.
Questa nuova uscita di Riina conferma quanto il clima intorno alla figura di Totò Riina resti teso e controverso. Il figlio del boss torna a far discutere con un approccio provocatorio, mettendo in discussione aspetti delicati della storia criminale italiana e riaccendendo il dibattito pubblico.
Il ritorno di Giuseppe Salvatore Riina nel paese d’origine della famiglia rafforza il legame con una terra segnata dalla mafia, dove la memoria di quegli anni è ancora viva e complessa. Le sue parole spingono storici, magistrati e attivisti a riflettere senza filtri su vicende che hanno segnato profondamente il Paese.

 








