Italia-israele A Udine: la qualificazione ai Mondiali sotto il segno delle tensioni per Gaza

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Italia-Israele a Udine, qualificazione mondiale segnata dalle tensioni legate a Gaza. - Gaeta.it

Sofia Greco

1 Settembre 2025

La partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Italia e Israele, in programma a Udine il 14 ottobre 2025, è al centro di un acceso dibattito. Il conflitto in corso a Gaza riporta al primo piano le polemiche sulla possibilità di disputare l’incontro, mentre le autorità si muovono per garantire lo svolgimento e la sicurezza dell’evento.

Il sindaco di Udine chiede il rinvio: “Per sicurezza e rispetto”

Alberto Felice De Toni, sindaco di Udine, ha espresso forti dubbi sulla convenienza di giocare la partita in questo momento così delicato. Per lui, rinviare sarebbe una scelta più prudente, ma anche un segno di rispetto verso la crisi che si sta consumando a Gaza. De Toni punta il dito sui rischi per l’ordine pubblico, ricordando come le tensioni potrebbero esplodere proprio durante un evento sportivo internazionale. Dietro la sua posizione c’è anche una chiara presa di posizione politica: evitare che il conflitto si ripercuota nel mondo dello sport.

A sostegno della sua richiesta, il sindaco ha raccolto più di 20mila firme con una petizione, a dimostrazione che una parte importante dell’opinione pubblica locale si sente coinvolta. Detto questo, la decisione finale sulla data e sul luogo della partita non spetta al Comune, ma alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e alla UEFA, che insieme alle autorità per la sicurezza stanno valutando se confermare o spostare l’incontro.

Le autorità confermano: si gioca, con un piano sicurezza rafforzato

Dal Ministero dell’Interno arriva il via libera a mantenere la partita a Udine il 14 ottobre. È stato già predisposto un piano per garantire l’ordine pubblico durante l’evento. Le forze dell’ordine saranno chiamate a prevenire eventuali proteste che potrebbero degenerare in scontri o disordini, soprattutto alla luce delle tensioni legate al conflitto nella Striscia di Gaza.

Le esperienze passate in Friuli hanno mostrato come eventi sportivi internazionali in periodi di crisi politica possano scatenare proteste e momenti di tensione. Per questo motivo, oltre a un controllo molto stretto e a misure di sicurezza rafforzate, le autorità riconoscono la delicatezza della situazione, ma ritengono che, con le giuste precauzioni, la partita possa andare avanti senza problemi. Il confronto tra Italia e Israele resta dunque confermato in calendario.

Gaza e lo sport: quando il campo diventa terreno di scontro

Il conflitto a Gaza non riguarda solo la politica, ma coinvolge anche il mondo dello sport, dove si moltiplicano gli appelli a boicottare o rinviare eventi con squadre israeliane. Gli incidenti avvenuti in passato durante partite simili dimostrano come lo sport possa trasformarsi in un palcoscenico per tensioni sociali e politiche più ampie. A Udine, in particolare, ci sono stati episodi di tensione che le autorità vogliono evitare a tutti i costi questa volta.

Questa partita si inserisce in un contesto geopolitico complicato, in cui l’Italia si trova a gestire un ruolo delicato nelle relazioni internazionali. Ogni scelta legata alla gara ha conseguenze che vanno ben oltre il semplice evento sportivo, coinvolgendo opinioni pubbliche, associazioni e istituzioni impegnate a mantenere la convivenza civile e a rispettare le tragedie umanitarie in corso. L’appello di De Toni mette in luce il conflitto tra la necessità di rispettare il calendario sportivo e quella di non sottovalutare la portata degli eventi internazionali.

L’appuntamento del 14 ottobre a Udine conferma come sport e politica si intreccino spesso in modo complesso, soprattutto quando le tensioni globali toccano i sentimenti e la sicurezza delle comunità locali. La partita resta così un evento da seguire non solo per il suo valore sportivo, ma anche per il contesto in cui si svolge.