L’Italia interviene con fermezza nella discussione europea sul futuro dei finanziamenti comunitari, mettendo in guardia contro la creazione di un fondo unico europeo che potrebbe danneggiare il suo sviluppo territoriale e agricolo. Il ministro per gli affari europei Tommaso Foti ha espresso queste preoccupazioni durante il Forum in Masseria a Manduria, evidenziando le criticità di certe proposte in corso di valutazione nell’Unione europea.
Il ruolo di tommaso foti e le preoccupazioni italiane
Il ministro Foti ha sottolineato che la prospettiva di istituire un solo fondo unico per la coesione territoriale e la politica agricola comune rischia di penalizzare l’Italia su più fronti. L’intenzione di unificare risorse diverse in un unico bilancio comune potrebbe ridurre drasticamente i finanziamenti destinati alle aree più svantaggiate del paese. Il punto centrale riguarda la coesione territoriale, concetto nato proprio per aiutare regioni meno sviluppate a colmare il ritardo rispetto a zone più ricche.
I rischi di un fondo unico per il mezzogiorno
Nel suo intervento, Foti ha spiegato che queste battaglie, che l’Italia sta portando avanti a livello europeo, avranno presto ampia risonanza presso i partner Ue. “Il rischio consiste nel perdere strumenti specifici pensati per sostenere infrastrutture, sviluppo digitale e altri interventi mirati soprattutto al Mezzogiorno e alle regioni italiane meno sviluppate.” Il progetto del fondo unico metterebbe a rischio queste priorità, spartendo in modo non uniforme le risorse e comprimendo la capacità degli stati membri di decidere autonomamente come impiegarle.
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La distribuzione delle risorse per la coesione in italia
L’elemento che rende la questione ancora più delicata riguarda la divisione corrente delle risorse della politica di coesione in Italia. Circa l’80% delle somme viene destinato al Sud, mentre il restante 20% copre le altre regioni italiane. Questo sistema è pensato per colmare il divario infrastrutturale e digitale fra le aree meno sviluppate e il resto del paese.
Le priorità della coesione territoriale secondo foti
Foti ha richiamato l’attenzione sul fatto che la coesione mira a superare differenze economiche e sociali notevoli tra territori, per fornire a tutti i cittadini accesso a condizioni di vita e opportunità più uniformi. Il fondo unico, invece, rischierebbe di vanificare questi sforzi, perché imporrebbe una gestione centralizzata e rigida, con criteri di spesa meno flessibili in base alle singole esigenze locali. In particolare, le regioni meridionali, da anni sottofinanziate, perderebbero una quota importante di sostegno proprio quando sono in corso investimenti chiave per lo sviluppo.
Contrasti tra paesi europei sulla gestione delle risorse comunitarie
Il dibattito in seno all’Unione europea mostra una spaccatura netta fra differenti Stati membri. Da una parte ci sono i cosiddetti “paesi frugali”, favorevoli all’idea di un fondo unico che consenta ad ogni nazione di decidere autonomamente come impiegare le risorse, senza vincoli rigidi o obiettivi comuni obbligatori. Questi paesi puntano a un controllo più stretto sui fondi e una semplificazione delle procedure di spesa.
Posizione dell’Italia nella discussione sulla pac
Dall’altra parte, l’Italia e altri paesi ritengono che questa impostazione possa portare a tagli indiretti e penalizzazioni delle aree più vulnerabili. Foti ha spiegato chiaramente che, nel contesto della politica agricola comune , la creazione di un fondo unico con “condizionalità” e obiettivi vincolanti ridurrebbe le possibilità di programmare gli interventi in modo flessibile, necessario per affrontare le diverse esigenze territoriali e agricole.
La discussione appare quindi complessa e destinata a influenzare in modo decisivo le dinamiche di finanziamento Ue per gli anni a venire. Le parti si trovano a confrontarsi su priorità spesso divergenti: il rigore nella gestione finanziaria e la flessibilità nell’allocazione delle risorse in base ai bisogni dei singoli territori.
In questo quadro, l’Italia continuerà a battersi per mantenere strumenti adeguati a fronteggiare le disparità interne, tutelare il ruolo della politica agricola comune e garantire che i fondi europei sostengano davvero lo sviluppo equilibrato del paese. A breve, la questione vedrà nuove fasi decisive nelle sedi europee, con un’attenzione particolare alle implicazioni per le regioni del Mezzogiorno.