L’Italia punta a trasformare il rapporto con i Paesi balcanici in un progetto comune per lo sviluppo turistico nella zona adriatica-ionica. L’obiettivo è quello di passare da una competizione a una collaborazione capace di valorizzare le risorse culturali e naturali di entrambi i territori. Il primo passo concreto è arrivato con il forum “Bridging Destination”, evento istituzionale che ha visto riunirsi rappresentanti ministeriali di Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia a Roma.
Il forum bridging destination: un incontro tra culture e strategie turistiche
Il Ministero del Turismo italiano, con il supporto di Enit, ha promosso a giugno 2025 a Roma il primo forum dedicato a un turismo condiviso tra Italia e Balacani, ospitato nello scenario di Castel Sant’Angelo. Il ministro Daniela Santanchè ha accolto le delegazioni ministeriali balcaniche con l’intento di consolidare relazioni radicate da secoli di scambi culturali e commerciali. L’incontro si è concentrato sulle opportunità offerte dall’unione delle offerte turistiche, mettendo al centro di discussione la valorizzazione di un patrimonio comune e complementare. L’atmosfera del tramonto romano ha fatto da sfondo a colloqui dedicati anche alle prospettive di crescita economica intorno a un turismo che attraversa confini storici e geografici.
Un mare simbolo di unione più che divisione
Questo evento rappresenta un passaggio significativo verso una collaborazione strutturata tra Paesi che condividono un mare, l’Adriatico, che diventa simbolo di unione più che di separazione geografica. In questo contesto, il forum ha affrontato le sfide e le potenzialità di ciascuna nazione invitata, creando un dialogo volto a disegnare un piano integrato che guardi oltre le tradizionali frontiere politiche e commerciali.
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Patrimonio culturale e naturalistico nei balcani al centro delle strategie comuni
Durante i lavori, le delegazioni hanno sottolineato l’importanza di mettere in rete i siti Unesco sparsi tra i Paesi balcanici e l’Italia. In queste aree si trovano testimonianze artistiche e paesaggi naturali di rilievo, capaci di attirare flussi turistici da mercati come quelli giapponesi o indiani. La presenza di 18 siti Unesco nei Balacani occidentali e numerosi in Italia potrebbe offrire un itinerario unico che unisca storia, natura e tradizioni.
Esempi di patrimonio nei paesi balcanici
La Macedonia del Nord, pur senza sbocco sul mare, punta sul suo patrimonio storico e sui parchi naturali come il Mavrovo e il lago di Ohrid, patrimonio Unesco condiviso con l’Albania. Quest’ultima offre città museo come Berat e Gjirokaster che parlano di architettura ottomana e paesaggi quasi intatti. In Croazia spiccano dimore storiche come la Basilica Eufrasiana e il Parco di Plitvice, riconosciuto anch’esso dall’Unesco per la sua biodiversità.
Serbia, Grecia e Montenegro enfatizzano elementi diversi; dai monasteri medievali e siti archeologici serbi, alla spettacolarità dell’Acropoli di Atene e delle Meteore, fino alla regione di Kotor in Montenegro, dove il mix di architettura medievale e paesaggi naturali si accompagna a un’accoglienza tradizionale. La connessione tra questi territori si fonda sia sull’eredità culturale che sulle opportunità di turismo sostenibile.
Dati e flussi turistici confermano l’importanza della cooperazione italo-balcanica
Secondo i dati Enit relativi al primo semestre 2025, la Grecia è il principale Paese di provenienza turistica per l’Italia con oltre 254.000 arrivi, segnando un aumento del 7,3%. Seguono Albania con più di 110.000 presenze e Bulgaria con oltre 51.000 arrivi, nonostante una lieve flessione del 2,5%. Questi numeri confermano come il turismo tra Italia e Balacani non sia solo un progetto futuro ma un movimento già concreto.
Un tavolo permanente per rafforzare gli scambi
L’introduzione di un tavolo permanente tra Italia e Balacani serve a consolidare questi flussi e tradurli in politiche coordinate. L’obiettivo è sviluppare iniziative comuni che puntino a valorizzare itinerari turistici integrati, facilitare scambi commerciali e promuovere esperienze culturali condivise. Questa collaborazione potrebbe offrire una risposta più strutturata alle esigenze dei mercati emergenti in Asia, con turisti abituati a muoversi su territori ricchi di storia e natura incontaminata.
Le relazioni instaurate al forum rappresentano un passo verso una nuova visione dell’area adriatica-ionica, dove le diversità paesaggistiche e culturali di ogni paese si trasformano in un’offerta turistica unica e armonica. La sfida è ora quella di tradurre queste idee in azioni concrete e durature, in grado di sostenere le economie locali e far crescere un turismo integrato e rispettoso delle identità territoriali.