Negli ultimi anni, la tendenza verso scelte alimentari più sostenibili ha guadagnato sempre più attenzione in Italia. Secondo il Rapporto Italia di Eurispes, pubblicato a maggio, il numero di italiani che rinuncia alle proteine animali è in costante aumento. Questo cambiamento non è solo un fenomeno locale, ma si inserisce in un contesto globale che evidenzia la crescente consapevolezza delle problematiche ambientali e della salute.
La crescita dei vegetariani e vegani in Italia
Il Rapporto Italia ha rivelato che il 7,2% del campione intervistato ha dichiarato di essere vegetariano, un dato che segna il massimo degli ultimi dieci anni. I vegani, pur rappresentando una percentuale più ridotta, si attestano al 2,3% del campione, dimostrando una certa stabilità rispetto al passato, ma con un aumento significativo dal 2014 ad oggi, dove il numero è quadruplicato. Questo trend, pur rimanendo considerato di nicchia, suggerisce un cambiamento culturale che merita di essere analizzato con attenzione.
Italia, tradizionalmente conosciuta per le sue radicate abitudini gastronomiche, si trova a confrontarsi con uno scenario in evoluzione, in cui sempre più persone scelgono un’alimentazione senza carne o prodotti animali. Le scelte alimentari dei cittadini rispecchiano un interesse crescente verso una dieta più sana e rispettosa dell’ambiente, un cambiamento che ha bisogno di essere supportato sia dalla politica che dall’opinione pubblica.
La giornata mondiale del veganesimo, che si celebra l’1 novembre, funge da importante promemoria di questa evoluzione, richiamando l’attenzione su una scelta alimentare che, seppur non mainstream, sta guadagnando terreno. Secondo le stime globali, circa il 22% della popolazione mondiale è vegetariana, mentre l’1% è vegana, numeri che parlano di una tendenza crescente verso l’adozione di stili di vita più sostenibili anche al di fuori dei confini italiani.
Le scelte politiche e le nuove normative in Europa
L’evoluzione delle abitudini alimentari si riflette anche nel dibattito politico europeo, dove si assiste a un attento scrutinio delle proposte legislativa da parte della Commissione Europea. Ad esempio, è stata respinta una proposta in Ungheria che voleva bandire la produzione di carne coltivata, considerata non giustificata dalle istituzioni europee. Questo rifiuto suggerisce un’apertura verso le alternative alimentari e un riconoscimento della necessità di esplorare nuove possibilità nel settore agroalimentare.
Contemporaneamente, in Francia un decreto che vietava l’uso di etichette per prodotti vegetali simili a quelle della carne è stato bloccato dal Consiglio di Stato, segnando un’altra vittoria per i prodotti a base vegetale. Si sta creando un contesto normativo che apre la strada a una maggiore accettazione delle alternative vegetali, che potrebbero supportare il mercato e favorire scelte alimentari più ecologiche.
In Italia, il disegno di legge che mirava a vietare la produzione e commercializzazione di carne coltivata è stato archiviato per vizi procedurali, lasciando in attesa le aziende del settore che desiderano investire in prodotti plant-based. Questo limbo normativo rappresenta una sfida per le imprese italiane che cercano di innovare e rispondere a una domanda di mercato sempre crescente.
Il mercato delle proteine vegetali in Italia: dati e proiezioni
Il mercato dei prodotti vegetali in Italia ha registrato nel 2023 un valore delle vendite di ben 641 milioni di euro, con tendenze di crescita continue. Secondo il Good Food Institute, questo settore ha visto un incremento del 16,1% rispetto al 2021 e dell’8% rispetto al 2022, posizionando l’Italia come il terzo mercato più grande d’Europa per i prodotti a base vegetale.
I consumatori italiani appaiono sempre più motivati a ridurre il consumo di carne e di derivati animali, evidenziando un movimento verso scelte alimentari più consapevoli. Le aziende produttrici stanno rispondendo con un’offerta diversificata di prodotti plant-based, segnando una rivoluzione nel panorama alimentare nazionale.
La transizione verso una maggiore adozione di carne vegetale e coltivata potrebbe avere un impatto significativo sulle emissioni di gas serra, con la possibilità di ridurre tali emissioni del 92% rispetto all’allevamento tradizionale. Inoltre, la produzione di carne vegetale necessita di molto meno terreno, liberando spazio per la conservazione degli habitat naturali e pratiche agricole più sostenibili.
Questi dati indicano chiaramente che il cambiamento nelle preferenze alimentari, unito a politiche che supportano e non ostacolano le alternative vegetali, possono portare a risultati positivi tanto per l’ambiente quanto per la salute pubblica.
Ultimo aggiornamento il 31 Ottobre 2024 da Marco Mintillo