La vigoressia, disturbo legato a una percezione distorta del proprio corpo, coinvolge migliaia di giovani in Italia. Definita anche come anoressia inversa o complesso di Adone, questa condizione porta soprattutto gli uomini a vedersi fisicamente deboli o poco muscolosi anche quando non è così. L’arrivo dell’estate e la pressione sociale sul fisico da mostrare può accentuare tali difficoltà. Secondo dati recenti dell’Istituto di fisiologia clinica, oltre 60.000 italiani soffrirebbero di vigoressia, molti dei quali tra i 19 e i 35 anni.
Che cos’è la vigoressia e come si manifesta
La vigoressia, inquadrata nel DSM-5 come una specificazione del disturbo da dismorfismo corporeo, è un problema dove la persona proprio non riesce a percepire il proprio corpo correttamente. Chi ne soffre si vede più debole o meno muscoloso di quanto sia in realtà, anche con un fisico ben sviluppato. Il termine “anoressia inversa” è diffuso ma piuttosto impreciso. Questo disturbo non nasce per forza da fattori esterni, come i social network o le palestre, ma da un intreccio complesso di elementi psicologici, biologici e sociali.
Il disagio psicologico dietro l’ossessione muscolare
Il disagio si traduce spesso in un’ossessione per la costruzione di un corpo ipermuscoloso, considerato una forma di protezione o compensazione per ferite interiori. Dietro questa ricerca c’è spesso un vissuto segnato da episodi di bullismo, esclusione o fallimenti, che spingono la persona a usare il corpo come scudo per affrontare la vulnerabilità.
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L’impatto dei social e le aspettative sul corpo maschile
I social contribuiscono a diffondere modelli estetici estremi, normalizzando un’ossessione per la prestazione fisica che può diventare soffocante. Online, corpi un tempo considerati ideali ora vengono ridicolizzati o giudicati insufficienti. Esempi celebri come Brad Pitt in “Fight club” sono finiti nel mirino di meme e video che mettono in discussione la muscolatura non esagerata.
Palestre e perfezionismo esasperato
Questo clima si riflette in molte palestre, dove allenamenti intensi e discorsi militari spingono a un perfezionismo esasperato. Termini come “secchi” per descrivere corpi ben allenati sottolineano un paradosso: la dedizione estrema nasconde spesso un disagio serio. Troppo spesso, l’ossessione per il fisico viene scambiata per forza di volontà, senza considerare la sofferenza sottostante.
Doppia invisibilità e conseguenze per chi soffre di vigoressia
Gli uomini con vigoressia soffrono di una doppia invisibilità: il disturbo è spesso ignorato o sottovalutato a causa dello stigma legato ai problemi di salute mentale maschili. Inoltre, la società associa la fissazione per il corpo a tratti positivi come disciplina e virilità, rendendo difficile riconoscere il lato patologico.
Le ripercussioni vanno oltre l’aspetto estetico. Si possono manifestare isolamento sociale, lesioni da eccessivo allenamento, abuso di sostanze, disturbi alimentari, stati depressivi e ansiosi. Nei casi più gravi, il rischio di suicidio aumenta sensibilmente. Questo quadro mette in evidenza la complessità del disturbo e la necessità di non sottovalutarlo.
Trattamenti e la necessità di un cambio culturale sul corpo maschile
Affrontare la vigoressia richiede un approccio integrato che non si limiti agli aspetti visibili. Interventi efficaci devono comprendere psicoterapia, supporto nutrizionale e monitoraggio medico. È fondamentale offrire uno spazio di ascolto dove ripensare il valore personale al di là dell’aspetto fisico.
Parallelamente, serve una riflessione collettiva sui modelli maschili legati al corpo, oggi sempre più estremizzati. Solo modificando la cultura che circonda la mascolinità si può accogliere la vulnerabilità senza nasconderla dietro una corazza muscolare. La consapevolezza pubblica e l’attenzione clinica cominciano a crescere, ma resta molto da fare per offrire risposte adeguate a chi soffre in silenzio.