Il turismo cambia il volto delle città, portando con sé benefici ma anche concreti disagi. Bari e altre località pugliesi hanno visto crescere il flusso di visitatori in questi ultimi anni, e con questo anche i prezzi, le abitudini e le relazioni sociali. Tra tensioni con i residenti e ripercussioni sul mercato del lavoro, la realtà che emerge racconta di un fenomeno complesso che va al di là del semplice aumento dei turisti. Da Atene a Venezia, passando per Bari e Lecce, le città si confrontano con un cambiamento che mette alla prova equilibri antichi e nuove esigenze.
I rincari nei locali e la percezione del turista a bari
A Bari, l’arrivo crescente di visitatori ha portato cambiamenti evidenti nella vita quotidiana e nei costi dei servizi di base. Un caffè al tavolino esterno di un bar può arrivare a costare anche 8,20 euro, come raccontato da chi frequenta la città. Questa cifra sembra sproporzionata, soprattutto considerando che si tratta di un semplice caffè e di un the classico. Molti clienti percepiscono questo aumento come un vero e proprio “furto”, e nascono commenti negativi e promesse di boicottaggio. In realtà, questi rincari sono frutto della trasformazione dei locali, che si adeguano a una domanda turistica che permette prezzi più alti rispetto a quelli abituali per i residenti.
Il fenomeno non è isolato. Anche altre città pugliesi e soprattutto località d’arte come Matera si ritrovano con locali e negozi che adeguano i prezzi alla nuova clientela, spesso straniera o da altre regioni italiane. Bari da città poco turistica è passata a uno dei luoghi più visitati, tanto che le lingue parlate nelle strade sono cambiate: dall’italiano all’ostrogoto e altre lingue straniere, con gruppi di turisti sempre più numerosi e guide affaccendate che corrono per portare i visitatori da un punto all’altro.
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Overturism: la sfida di gestire l’afflusso turistico incontrollato
L’overtourism, ovvero il turismo di massa eccessivo, è una sfida che va ben oltre la Puglia e coinvolge molte città europee. Atene, diventata meta molto richiesta, mostra i segni di una città che fatica a reggere il peso dei visitatori, con residenti che considerano i turisti invasivi e a volte ostili. La convivenza si complica perché l’aumento dei flussi porta con sé una libertà dei prezzi difficilmente superabile, rallentando la vita locale e modificando il tessuto sociale.
Bari, pur essendo un arrivo più recente nel circuito turistico, sperimenta gli stessi problemi. L’aumento esponenziale dei turisti rende i servizi più costosi e aumenta la richiesta di strutture ricettive come bed & breakfast, causando difficoltà per chi cerca casa in affitto, soprattutto nel centro storico. L’espansione turistica risulta quindi un’arma a doppio taglio: se da un lato movimenta l’economia, dall’altro soffoca i residenti, limitando spazi e opportunità.
Impatto del turismo sul lavoro e sulle condizioni occupazionali locali
Molti si chiedono se il turismo porti davvero posti di lavoro a Bari e nelle altre città pugliesi. La risposta risiede nelle caratteristiche dei lavori offerti. Aumenta l’occupazione, ma questa è spesso precaria, part-time o stagionale. I salari medi si abbassano, nonostante l’offerta aumenti, e i dipendenti lamentano scarsi riconoscimenti economici e orari di lavoro non sempre sostenibili.
La situazione si complica con l’ingresso sul mercato del lavoro di giovani che chiedono condizioni più stabili e ferie garantite. La difficoltà a trovare personale adatto si trasforma in un circolo vizioso, dove gli operatori si lamentano della mancanza di lavoratori disposti a sacrifici, mentre i lavoratori chiedono retribuzioni più alti e orari più umani. Questo scenario crea tensioni interne a un comparto vitale per l’economia locale, ma difficile da gestire in termini di qualità del lavoro.
Le trasformazioni sociali e culturali imputabili al turismo di massa
Il turismo modifica le città a un livello profondo, coinvolgendo la vita culturale, sociale e perfino urbanistica. Come sottolinea il sociologo Giandomenico Amendola, Bari e altre città si trasformano in luoghi quasi fittizi, pensati per il turista di passaggio più che per il cittadino. Il turismo mordi e fuggi, con selfie e aspetti superficiali, sostituisce le esperienze autentiche.
Le conseguenze si vedono nei prezzi degli affitti che lievitano e si concentra l’abitabilità in periferia. Bar, ristoranti, negozi si adeguano a una clientela che cambia, sacrificando spazi per l’incontro e per la vita locale. Questo porta un impoverimento della quotidianità e crea città sempre più orientate agli affari turistici piuttosto che alle relazioni sociali.
Le politiche antiturismo e le difficoltà di una gestione equilibrata
Davanti a questi cambiamenti molte città hanno cominciato a introdurre misure di controllo. Bari e Lecce hanno adottato forme di ticket per l’uso dei centri storici, cercando di limitare l’accesso e ridurre gli abusi. In Barcellona si è intervenuto per reprimere gli affitti brevi che mettevano a rischio il mercato immobiliare per i residenti. A Firenze l’opinione pubblica si è fatta sentire contro un turismo troppo invadente.
Venezia vive una situazione ancora più critica, con misure restrittive e una generale ostilità verso i visitatori. Nonostante le difficoltà e la percezione negativa verso i turisti, le città non possono ignorare l’importanza economica e culturale del turismo. Nel 2025 il fenomeno continua a rappresentare una sfida per chi deve bilanciare interessi diversi e cercare formule nuove di convivenza sostenibile.
Bari resta fra le mete preferite d’Italia, con un clima mite e un mare che confermano la Puglia fra le regioni più indicate per le vacanze estive. Ma la domanda rimane: come fare per non soffocare sotto il peso del turismo senza rinunciare a benefici e opportunità che esso porta?