La riflessione di Massimo Recalcati sul contributo di franco basaglia apre una discussione profonda sull’equilibrio tra vita e istituzioni. In un incontro a Trieste, Recalcati ha ripreso il tema centrale della rivoluzione basagliana, ricordando come l’apertura del parco di san giovanni e dell’ospedale psichiatrico abbia segnato un punto di svolta per la psichiatria e la società. Il dibattito, promosso dalla scuola di filosofia di Trieste, ha preso spunto dal libro di Recalcati “Il vuoto e il fuoco”, che approfondisce le dinamiche psicoanalitiche delle organizzazioni, mettendo in luce l’eredità culturale di basaglia nel rapporto tra individuo e strutture sociali.
La contrapposizione tra vita e istituzioni nel pensiero contemporaneo
Per molti anni il dibattito pubblico ha visto vita e istituzioni contrapporsi come opposti: da una parte la vita, intesa come libertà e vitalità, dall’altra istituzioni viste come burocrate, oppressione e corruzione. Questo contrasto ha alimentato un clima culturale che spesso ha spinto verso posizioni populiste e anti-istituzionali, con il risultato di indebolire il fedele rapporto tra cittadini e strutture sociali. Recalcati sottolinea come questa divisione sia stata un fraintendimento della realtà, ignorando il ruolo fondamentale che le istituzioni devono avere nel sostenere la vita. Le istituzioni, infatti, rappresentano uno strumento attraverso il quale la società disciplina le relazioni, garantendo ordine e protezione, e senza le quali la vita stessa perderebbe parte della sua forma e significato.
Una nuova lettura del rapporto vita-istituzioni
Questo punto di vista rovescia la narrazione comune, partendo dal presupposto che la vita senza istituzioni non possa realmente essere viva. La burocrazia e la rigidità delle regole sono spesso criticate, tuttavia esse ricoprono un ruolo essenziale per la convivenza civile. Il problema reale, come spiegato da Recalcati, non sta nelle istituzioni di per sé, ma nelle modalità con cui queste vengono gestite o distorte, a volte diventando ostacolo anziché sostegno.
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Basaglia e la sfida di umanizzare le istituzioni psichiatriche
Franco basaglia è spesso ricordato come il promotore della chiusura dei manicomi, ma secondo Recalcati questo passaggio è stato mal interpretato come un attacco alle istituzioni nel loro complesso. Basaglia infatti non si opponeva alle istituzioni, ma contestava una loro degenerazione: quella che lui definiva “istituzionalizzazione della vita”. In pratica il manicomio smetteva di essere un luogo di cura per diventare un luogo che rafforzava la chronicità della malattia, trasformando l’istituto in una prigione che annientava la persona. La sua battaglia riuscì a dare centralità all’umanizzazione degli spazi sociali e psichiatrici, aprendo il modello basagliano a una reintegrazione del malato nella società.
Rimodellare le istituzioni per la vita
Il tentativo di basaglia si è concentrato nel rimodellare l’istituzione per farla diventare accogliente, capace di accompagnare la vita, senza soffocarla. Non si trattava di abbattere le regole, ma di ripensarle per renderle vicine alle esigenze umane. È un lavoro che rimane attuale, soprattutto considerando le sfide che ancora oggi attraversano servizi sociali e sanitari. La rivoluzione basagliana ha messo in evidenza i rischi di istituzioni rigide e disumane, ma ha indicato anche la strada della loro trasformazione.
Un’eredità che richiama la responsabilità verso le istituzioni
Il messaggio centrale che Recalcati evidenzia è che la vita ha bisogno delle istituzioni e non può rinunciarvi senza restare incompleta. Le istituzioni portano con sé una dimensione di organizzazione sociale, ma anche una sorta di “poesia”, ossia il tessuto di relazioni e valori che danno senso all’esistenza collettiva. Il compito della società è quindi di costruire e mantenere istituzioni che servano veramente le persone, evitando che diventino strumenti di esclusione o di abuso.
Il dibattito di Trieste, nel luogo simbolo della riforma basagliana, fa emergere questa sfida ancora aperta: riconoscere l’importanza delle strutture sociali senza accettarne ciecamente le storture. La storia di basaglia è un monito per chi governa e per chi vive queste realtà, affinché le istituzioni si aprano alla vita, ne rispettino la complessità e ne sostengano il diritto alla libertà e alla dignità. Nel 2025, queste parole conservano un peso concreto, richiamando ad una attenzione continua sul rapporto tra individuo e società, tra diritti e regole, tra cura e potere.