La situazione delle esportazioni e dei consumi del vino italiano presenta segnali preoccupanti nel 2025. L’Osservatorio di Unione italiana vini ha evidenziato un andamento negativo che coinvolge volumi e valori, con riflessi sia sui mercati esteri sia sul fronte interno. Le dinamiche attuali mettono in luce una contrazione che interessa diversi segmenti di prodotto e paesi chiave per il tessuto produttivo italiano.
Calo dell’export verso i paesi extra-ue e le incognite del mercato americano
Nel primo trimestre del 2025, l’export di vino italiano fuori dall’Unione europea ha subito una riduzione del 9% nei volumi. Questo dato si presenta dopo un periodo in cui la spinta statunitense aveva mascherato difficoltà più profonde. Infatti, negli ultimi mesi del 2024, gli Stati Uniti hanno assistito a un aumento dell’acquisto di vini italiani favorito dall’accumulo di scorte prima dell’introduzione di nuovi dazi. Questo fenomeno ha generato una falsa impressione di crescita nel settore delle esportazioni.
L’Osservatorio Uiv mette in evidenza come, nonostante una crescita apparente del 4% dell’export verso gli Usa nel primo trimestre, il valore rimane stabile e da marzo si manifesta una netta frenata. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Uiv, ha sottolineato che “il vero consumo finale negli Stati Uniti è diminuito o rimasto al massimo fermo.” La corsa pre-dazi ha generato artificiosamente un volume di spedizioni che non riflette il reale andamento della domanda sul mercato.
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Tariffe doganali e competitività a rischio
Il contesto si complica, poiché le tariffe doganali introdotte riducono la competitività del vino italiano. Il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti, ha spiegato che “solo una piccola parte del vino esportato verso gli Usa può contare su un posizionamento di fascia alta, con prezzi oltre 15 euro al litro.” Questa categoria rappresenta appena il 2% dei volumi venduti e l’8% del valore complessivo. Scommettere dunque su un mercato che privilegia solo il prodotto di alta gamma non offre un sostegno sufficiente. Serve un dialogo con le istituzioni per tutelare un settore che si basa su un equilibrio qualità -prezzo, unico e difficile da replicare in altri contesti.
Tendenza dei consumi nei principali mercati internazionali: usa, germania e regno unito
Le analisi condotte su dati Nielsen riguardanti la grande distribuzione organizzata e il retail nei principali mercati consumatori di vino nel mondo descrivono un quadro complessivamente negativo. Nel primo trimestre 2025, i consumi registrano un calo dell’8% nei volumi e del 5,5% nei valori rispetto allo stesso periodo del 2024.
Gli Stati Uniti presentano una riduzione di circa il 5,4% dei volumi venduti, confermando un trend negativo che segue la fase di accumulo pre-dazi. La Germania vede una contrazione molto più accentuata, con quasi il 12% di calo nei volumi. Anche il Regno Unito mostra segnali di debolezza, con una diminuzione sui volumi del 6,4%. Queste cifre indicano una riduzione della domanda di vino italiano nei canali tradizionali, con impatto diretto su produttori e distributori.
Denominazioni in calo, con poche eccezioni
Quasi tutte le denominazioni principali in declino, fatta eccezione per il Prosecco che mantiene un andamento più stabile. Prodotti come il Pinot Grigio delle Venezie, Chianti, Lambrusco e i vini rossi del Piemonte soffrono una diminuzione delle vendite, così come i bianchi provenienti dalla Sicilia. Questo scenario segnala una riduzione del favore verso un ampio spettro di vini italiani, con poche eccezioni.
Situazione e prospettive per i consumi interni: la grande distribuzione e la ristorazione
Anche in Italia la situazione non è migliore. Nel canale della grande distribuzione organizzata, i volumi di vino venduti nei primi tre mesi del 2025 mostrano un calo di circa il 4% rispetto all’anno precedente. La tendenza si fa più preoccupante considerando il comparto della ristorazione, dove si attendono riduzioni più consistenti nei consumi.
La contrazione coinvolge soprattutto le indicazioni geografiche più note e le categorie di prodotto destinate al consumo domestico. La riduzione si riflette su diverse regioni italiane produttrici che vedono diminuire le richieste sui mercati interni. In assenza di segnali di ripresa a breve termine, il settore si trova ad affrontare una fase delicata, accompagnata dall’incertezza legata alle variazioni degli stili di consumo e alle condizioni economiche generali.
Il settore vitivinicolo italiano, in questa fase, si confronta con sfide significative sia all’estero sia sul mercato nazionale. Le dinamiche di consumo modificate e l’impatto delle politiche commerciali internazionali richiedono nuove strategie per mantenere la presenza e la competitività in un contesto globale complesso.