Nella cornice della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia a Firenze, si è tenuto un dibattito importante sulla posizione dell’Europa nel contesto geo-culturale globale. Maurizio Dallocchio, professore ordinario all’Università Bocconi, ha messo in evidenza come l’Europa stia perdendo rilevanza culturale ed economica sul palcoscenico mondiale. Attraverso dati incisivi, Dallocchio ha delineato una situazione preoccupante che richiede un’azione collettiva e strategica per recuperare il terreno perduto.
La crisi del peso economico europeo nei numeri
Maurizio Dallocchio ha iniziato il suo intervento evidenziando i cambiamenti significativi nel prodotto interno lordo dell’Europa. Se nel 2005 il PIL europeo rappresentava il 35% del totale mondiale, nel 2024 questa percentuale è diminuita drasticamente al 20%. Un calo allarmante che riflette una diminuzione sia in termini di peso economico che di significatività sul mercato globale. Un altro punto critico toccato dal professore è il calo delle società quotate europee, scese dal 35% a meno del 15% del totale. Questi numeri, secondo Dallocchio, testimoniano una crisi profonda che non può essere ignorata.
In un contesto più ampio, si può osservare che le banche europee stentano a mantenere una posizione di rilievo nel mercato finanziario globale. Dallocchio ha citato il fatto che la prima banca europea per capitalizzazione si posiziona oltre il ventesimo posto. Le prime dieci posizioni sono occupate da istituti americani, cinesi, britannici e giapponesi, evidenziando una netta predominanza di attori non europei. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il debito delle imprese europee è prevalentemente bancario, con il 75% legato a prestiti, mentre solo il 25% è connesso ai mercati e all’emissione di titoli obbligazionari.
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La concentrazione geopolitica delle imprese nel mondo
Un tema centrale dell’intervento di Dallocchio è la concentrazione geopolitica delle grandi imprese. Le otto società più capitalizzate a livello mondiale, sette delle quali statunitensi e una saudita, dominano il mercato. La società leader, appartenente al settore tecnologico, ha una capitalizzazione di 3.600 miliardi di dollari, un valore che supera il debito pubblico italiano e si avvicina al doppio del PIL italiano. Questo scenario nonostante, nel 2005, le aziende principali erano distribuite su sei settori diversi. Oggi, il settore tecnologico sembra monopolizzare il panorama.
La crescente concentrazione di potere economico nelle mani di poche imprese solleva interrogativi sulla sostenibilità di tale modello. La capitalizzazione delle prime cinque società incide per il 30% sul mercato globale. Solo Nvidia, legata all’intelligenza artificiale, equivale a una parte significativa della Borsa tedesca. Tale concentrazione non è mai stata così marcata e pone sfide per il futuro dell’Europa e del suo ruolo nell’economia globale.
La necessità di un ripensamento europeo
Dallocchio ha sottolineato l’urgenza di adottare misure che possano riportare l’Europa su un percorso di crescita e responsabilità. Secondo il professore, è imperativo creare un debito comune tra i paesi europei, accompagnato da una difesa collettiva e da un rilancio dei mercati e della finanza. L’obiettivo è garantire che le risorse finanziarie giungano efficacemente alle aziende, sostenute anche da una fiscalità tanto omogenea quanto equa.
Investire in tecnologie e intelligenza è un altro punto cruciale per recuperare competitività nel panorama globale. Dallocchio ha messo in guardia sull’importanza di avere una visione a lungo termine, che garantisca credibilità, sostenibilità e una maggiore visibilità per le imprese europee. I dati sulla tassazione in Italia sono preoccupanti; il paese si trova a fronteggiare un livello di tassazione elevatissimo, che rappresenta un freno per lo sviluppo economico.
Destando una considerazione finale, il professore ha menzionato la possibilità di interventi come la rottamazione delle cartelle esattoriali, suggerendo cautela e ponderazione. In un contesto così complesso, il dibattito su come l’Europa possa risollevarsi resta aperto e vitale, con l’urgente necessità di un piano d’azione condiviso e incisivo.