Il nuovo documentario firmato National Geographic, uscito su Disney+ dall’8 giugno, permette di immergersi nelle profondità dell’oceano con un racconto intenso e immagini sorprendenti. Seguendo David Attenborough, naturalista noto a livello mondiale, lo spettatore si confronta con la complessità e la ricchezza della vita marina, ma anche con le sfide che questo ambiente affronta oggi. Oltre alla spettacolarità visiva, il film propone una riflessione sul valore dell’oceano per l’intero pianeta, evidenziando le cause dei danni e soprattutto le possibili soluzioni per la sua tutela.
David attenborough e il racconto degli oceani nei segreti dell’oceano
Il documentario accompagna il pubblico in un viaggio attraverso vari ecosistemi marini: dalle barriere coralline vivaci agli spazi sconfinati dell’oceano aperto. La narrazione di David Attenborough è attenta e coinvolgente, capace di aggiungere spessore al materiale visivo senza risultare invasiva. Attenborough non si limita a mostrare la bellezza naturale, ma apre una finestra su quanto questi ambienti siano fragili e minacciati, sottolineando il ruolo cruciale dell’oceano nel mantenere l’equilibrio climatico e sostenere la biodiversità terrestre. Il racconto si muove tra momenti di stupore e scene che richiamano l’attenzione sulle attività umane che compromettono la salute dell’oceano.
Il messaggio di speranza: proteggere l’oceano per un futuro vivibile
Toby Nowlan, regista e produttore del documentario, e Enric Sala, scientific advisor e National Geographic explorer, trasmettono un’idea positiva sul futuro dell’oceano. A loro giudizio, il film non vuole demonizzare la pesca, bensì proporre un modello che consenta all’ambiente marino di prosperare di nuovo. La protezione del mare viene presentata come una vittoria per il clima, per l’economia e per la biodiversità. Nel documentario si alternano testimonianze e soluzioni provenienti da diverse parti del mondo, dando fiducia al pubblico che esistano modi concreti per rigenerare gli ecosistemi oceanici e prevenire ulteriori danni.
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Le difficoltà dietro le riprese: raccontare la natura in movimento
Girare un documentario sull’oceano apre a una serie di sfide particolari e imprevedibili. Toby Nowlan racconta che lavorare con Attenborough è un’esperienza unica, soprattutto per la sua competenza e attenzione ai dettagli. Il mare, però, non è un set controllabile: i registi devono spesso attendere giorni senza riprese, per poi approfittare di momenti improvvisi in cui si manifestano eventi naturali spettacolari come la presenza di grandi tonni o balenottere. In quei momenti si corre al riparo con i droni o si entra rapidamente in acqua, per catturare ogni scena nel tempo limitato a disposizione. La natura si mostra così in tutta la sua imprevedibilità, rendendo la registrazione un lavoro di osservazione paziente e pronta reazione.
L’impegno scientifico di enric sala: documentare per proteggere
Enric Sala, nel ruolo di National Geographic explorer in residence, spiega quali siano i compiti principali nella sua attività. Attraverso spedizioni, collaborazioni con scienziati e filmmaker, il suo gruppo analizza le aree oceaniche più lontane dalla civiltà umana. L’obiettivo è promuovere la protezione di almeno il 30% degli oceani entro il 2030, a tutela della biodiversità. Sala sottolinea che ogni dato presente nel documentario si basa su ricerche scientifiche rigorose portate avanti in oltre 45 spedizioni dal 2008. Il documentario porta alla luce un dato interessante: attualmente solo il 3% degli oceani gode di una reale protezione, ma ampliarla non danneggerebbe la pesca. Al contrario, studi mostrano che ristabilire rifugi marini migliora il rendimento delle attività di pesca nelle zone limitrofe, segnando la direzione per un equilibrio possibile tra economia e salvaguardia ambientale.