Il cardinale parolin sul conflitto a gaza: chiamata netanyahu al papa e richiesta chiarezza sull’attacco alla chiesa

Il cardinale parolin sul conflitto a gaza: chiamata netanyahu al papa e richiesta chiarezza sull’attacco alla chiesa

Il cardinale Pietro Parolin sollecita trasparenza sull’attacco alla Sacra Famiglia di Gaza, evidenzia la gravità del conflitto e invita a un impegno politico concreto per fermare le ostilità nel Medio Oriente.
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Il cardinale Parolin chiede trasparenza sull’attacco alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, sottolineando l’urgenza di azioni concrete per fermare la crisi e promuovere la pace. - Gaeta.it

La situazione a Gaza torna al centro dell’attenzione dopo le parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervistato il 18 luglio dal Tg2 Post. Parolin ha commentato la telefonata del premier israeliano Netanyahu al papa e ha chiesto un’indagine trasparente sull’attacco al luogo di culto della Sacra Famiglia di Gaza. Il rappresentante della Santa Sede ha inoltre sottolineato l’importanza della volontà politica per mettere fine alle ostilità in corso.

La telefonata di netanyahu al papa: un gesto necessario ma qual è l’atteso sviluppo?

Il 17 luglio il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha contattato direttamente papa Leone XIV, dopo l’attacco che ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Parolin ha definito questo colloquio “opportuno”, un passo indispensabile per informare personalmente il pontefice su quanto successo. Si tratta infatti di un evento grave che ha causato tre vittime e dieci feriti, tra cui il parroco padre Gabriel Romanelli.

Il segretario di Stato vaticano ha espresso l’esigenza che alla telefonata seguano fatti concreti: in particolare, ha chiesto che i risultati dell’indagine promessi dal governo israeliano vengano pubblicati in modo chiaro e puntuale. L’origine dell’attacco è stata definita da fonti ufficiali come un errore, ma proprio su questo punto si attende maggiore trasparenza. Parolin ha sottolineato che dopo tante parole è necessario passare a un’azione concreta per contrastare l’aggravarsi della crisi, soprattutto tenendo conto delle condizioni insostenibili in cui versa la popolazione di Gaza.

Giudizio di parolin sulla natura dell’attacco

Il cardinale ha richiamato l’attenzione sul fatto che “dopo tante parole è necessario passare a un’azione concreta” per evitare che la crisi peggiori ulteriormente.

Un conflitto senza limiti: il giudizio di parolin sulla guerra a gaza e le sue conseguenze

Il cardinale ha descritto il conflitto a Gaza come “una guerra senza limiti”, indicando che sono stati già superati molteplici confini umanitari e legali. Ha richiamato l’attenzione sulla distruzione e sulla crisi alimentare che affliggono i civili, definendo la situazione “drammatica” e di grave preoccupazione per la comunità internazionale.

Ha evidenziato inoltre la questione della proporzionalità nei conflitti armati, spesso ignorata in questa guerra. Parolin ha messo in dubbio che l’attacco alla chiesa sia stato un semplice errore e ha sottolineato che, se fosse stato intenzionale, segnerebbe un ulteriore passo verso l’eliminazione di ogni elemento che possa favorire una tregua o la pace. I cristiani a Gaza, ha ricordato, rappresentano un elemento di moderazione fondamentale nel delicato equilibrio tra palestinesi ed ebrei.

Invito alla prudenza

“Non bisogna avere fretta di giungere a conclusioni definitive prima che la verifica sull’accaduto sia completata”, ha detto Parolin, ribadendo l’urgenza di chiarire i fatti per evitare escalation.

La santa sede e la mediazione nei conflitti: limiti e condizioni per un ruolo attivo

Parolin ha ribadito che la Santa Sede resta disponibile a proporre mediazioni in conflitti aperti in diverse parti del mondo. Tuttavia, ha spiegato, perché una mediazione si possa concretizzare occorre che entrambe le parti coinvolte accettino il ruolo della Santa Sede come intermediaria. Senza questa disponibilità, l’intervento diplomatico non può avanzare oltre.

Il cardinale ha ricordato che anche altre iniziative internazionali di mediazione hanno finora avuto effetti limitati o nulli negli scontri in corso. Resta quindi fondamentale che i vari attori politici coinvolti decidano di agire, mettendo da parte gli interessi particolari per l’interesse generale.

L’aspetto umano della guerra

Ha infine evidenziato l’aspetto umano della guerra, ricordando i “costi terribili” in termini di vite umane e sofferenze diffuse in tutte le comunità colpite dal conflitto.

Riflessioni sulla volontà politica e prospettive future: un appello alla responsabilità

Sull’esistenza di una concreta disponibilità da parte dei leader in causa per avviare modalità di pace, Parolin ha mostrato un cauto pessimismo. Nonostante ciò ha espresso la speranza che la tregua annunciata da Netanyahu possa davvero concretizzarsi.

Ha parlato senza nascondere le difficoltà di trovare consenso e di ricucire relazioni in un quadro che resta complesso e fragile. La strada verso la fine della guerra, ha detto, dipenderà essenzialmente da decisioni politiche che finora si sono fatte attendere.

La Santa Sede continuerà a mantenere aperti i propri canali di dialogo, pur consapevole dei limiti che la situazione impone. Nel frattempo la comunità internazionale resta a guardare sotto il peso di una crisi che, giorno dopo giorno, pesa sempre più sui civili di Gaza e su tutto il Medio Oriente.

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