Il calo del turismo negli Stati Uniti segnala un paese sempre più chiuso e ostile agli stranieri nel 2025

Il calo del turismo negli Stati Uniti segnala un paese sempre più chiuso e ostile agli stranieri nel 2025

Il turismo internazionale verso gli Stati Uniti crolla nel 2025 a causa di politiche restrittive, aumento dei costi e clima politico ostile, con cali significativi dai principali mercati europei e canadesi.
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Il turismo internazionale verso gli Stati Uniti è in forte crisi nel 2025 a causa di politiche restrittive, costi in aumento e un clima ostile agli stranieri, con pesanti ripercussioni economiche e un deterioramento dell’immagine del Paese. - Gaeta.it

Il turismo internazionale verso gli Stati Uniti è in crisi, con un calo marcato degli arrivi e delle spese dei visitatori stranieri. Nel 2025, il Paese sta vivendo un periodo di chiusura e tensioni che hanno messo in difficoltà uno dei settori economici cruciali. Il cambio favorevole del dollaro non è bastato a compensare una serie di politiche e comportamenti che hanno reso l’esperienza di viaggio un ostacolo più che un’opportunità.

Il clima ostile agli stranieri e le difficoltà dell’ingresso negli Stati Uniti

L’inasprimento delle misure di controllo alle frontiere e la retorica politica pronunciata dagli Stati Uniti hanno cambiato profondamente l’esperienza dei turisti internazionali. Nel primo trimestre del 2025, le autorità di Germania e Regno Unito hanno sconsigliato viaggi non essenziali negli Stati Uniti, citando episodi di trattenimenti arbitrari e trattamenti discriminatori al confine. Questi eventi hanno diffuso un’immagine negativa della sicurezza e dell’accoglienza negli Usa.

Molti viaggiatori raccontano di controlli rigidi e umilianti, che spesso si trasformano in vere o proprie odissee burocratiche. Ad esempio, una turista proveniente da St Kitts ha descritto l’ambiente come “tossico e intimidatorio”. La sensazione d’insicurezza e di diffidenza è diventata parte integrante del viaggio, dissuadendo ulteriori visite. Questa situazione non solo scoraggia il turismo, ma danneggia anche la reputazione degli Stati Uniti come destinazione aperta e accogliente.

Aumento dei costi e crollo della promozione turistica americana

I costi per visitare gli Stati Uniti sono saliti notevolmente negli ultimi mesi. Il prezzo per ottenere l’autorizzazione ESTA è quasi raddoppiato, passando da 21 a 40 dollari, mentre i visti turistici possono arrivare a costare fino a 250 dollari. A queste spese ufficiali si sommano oneri indiretti legati alle misure di sicurezza rafforzata e alle procedure di controllo più complesse, che aumentano tempi e incertezze per i viaggiatori.

Parallelamente, il budget destinato alla promozione turistica si è drasticamente ridotto. Brand USA ha visto calare i fondi da 100 a soli 20 milioni di dollari, eliminando di fatto importanti campagne di comunicazione all’estero. Senza iniziative efficaci, la narrazione positiva del Paese sparisce dai principali mercati internazionali, lasciando spazio alle criticità che stanno emergendo. Questo calo della promozione rappresenta un colpo significativo per una presenza turistica già in difficoltà.

L’allontanamento dei principali mercati europei e canadesi

I dati mostrano come gli Stati Uniti stiano perdendo terreno nei confronti dei propri vicini e alleati. I turisti provenienti dalla Germania sono diminuiti del 28%, quelli dalla Spagna del 25% e dal Regno Unito del 18%. Il Canada, mercato primario per gli Usa, ha visto un calo del 17% negli arrivi, con una flessione ancora più grave nelle prenotazioni nelle strutture alberghiere, che hanno perso fino al 70%.

Il crollo dei viaggi via terra nelle zone di confine supera il 30%, un sintomo della tensione politica tra Stati Uniti e Paesi limitrofi. Proteste contro dazi e politiche restrittive, insieme a dichiarazioni forti e ostili, hanno portato molti viaggiatori a scegliere altre destinazioni o a rinviare i viaggi. Sui social si leggono commenti che rivelano un rifiuto nei confronti della situazione politica, per esempio: “Non andrò finché lui è alla Casa Bianca”.

Impatto economico e rischi per un settore trainante

Il turismo negli Stati Uniti coinvolge più di 15 milioni di addetti e genera all’incirca 215 miliardi di dollari all’anno in servizi. È uno dei rari settori in cui il Paese esporta più di quanto importa. Le stime attuali indicano una perdita potenziale di 29 miliardi entro fine 2025, con un impatto negativo stimato tra lo 0,1 e 0,3% sul PIL nazionale. Questo si traduce in un danno economico che va dai 23 ai 71 miliardi di dollari.

Questa tendenza rappresenta un vero rischio per l’intera economia americana, considerando la vastità dell’indotto legato a turismo, ospitalità, trasporti e servizi connessi. Le aziende del settore lamentano una riduzione diffusa nelle prenotazioni e nel traffico. Le catene alberghiere come Hilton e Marriott hanno rivisto al ribasso i loro obiettivi di crescita. Anche Airbnb registra meno prenotazioni internazionali, mentre Delta Airlines ha limitato l’offerta su alcune rotte transatlantiche.

Il ruolo del clima politico nel calo dell’attrattiva turistica

Il problema del turismo negli Stati Uniti non è solo nei numeri o nelle cifre di bilancio. Dietro c’è un clima percepito come ostile che spinge i visitatori a evitare il Paese. I due elementi principali su cui si basa la decisione di un turista sono il costo e l’accoglienza. Secondo Erik Hansen della US Travel Association, entrambi questi fattori sono stati compromessi da politiche e atteggiamenti governativi recenti.

Lisa Simon, direttrice dell’International Inbound Travel Association, parla di una “tempesta perfetta”. Il messaggio implicito verso i viaggiatori stranieri è diventato quello di non essere benvenuti. Questa percezione si riflette nelle scelte degli operatori del turismo e nelle prenotazioni, evidenziando come la politica influisca direttamente sull’immagine degli Stati Uniti nel mondo.

La debolezza del dollaro e la nuova immagine dell’america chiusa

Il dollaro debole avrebbe dovuto richiamare viaggiatori attirati dai prezzi più bassi. Invece non basta. L’America si presenta come un Paese chiuso, sospettoso e impaurito dall’esterno. La costruzione di muri, l’innalzamento dei dazi, le critiche agli alleati e i controlli restrittivi hanno oscurato un’immagine internazionale che un tempo era sinonimo di libertà e apertura.

Queste tendenze si vedono negli aeroporti semivuoti, nei musei che cercano disperatamente visitatori e nel silenzio o addirittura nel rilancio delle stesse politiche da parte della Casa Bianca. Ciò che si sta delineando non è un semplice calo ciclico, ma un cambiamento deciso. L’America scelta in questi anni ha deciso di restringere i confini e lasciare fuori chi era abituato a varcarli. Il mondo, a sua volta, ha preso atto e sta cambiando rotta.

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