I mercati asiatici oggi viaggiano su binari diversi: Hong Kong apre in rialzo con l’indice Hang Seng in crescita, mentre Shanghai e Shenzhen perdono terreno. Intanto, la Cina conferma un quadro di deflazione, con i prezzi al consumo in calo e una contrazione dei prezzi alla produzione meno pesante del previsto. Il tutto racconta di un’economia che fatica, con consumi deboli e prezzi sotto pressione.
Hong Kong spinge i mercati asiatici con un avvio brillante
Il primo settembre 2025 la Borsa di Hong Kong ha iniziato la giornata in positivo: l’indice Hang Seng ha guadagnato subito lo 0,63%, fermandosi a 26.101,34 punti. Questo rialzo riflette un momento di fiducia tra gli investitori locali, pronti a scommettere su settori chiave dopo un periodo di incertezza. Hong Kong si muove così in controtendenza rispetto agli altri mercati cinesi, segnalando un interesse per le azioni che potrebbe dare la spinta anche nei prossimi giorni.
Nella prima parte della seduta, si è vista molta attività soprattutto su titoli finanziari e tecnologici. I trader hanno tenuto d’occhio gli sviluppi sia interni che globali. A sostenere l’andamento positivo ci sono anche fattori esterni, come la politica monetaria internazionale e i rapporti commerciali, che continuano a mantenere alta l’attenzione sul mercato asiatico.
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Shanghai e Shenzhen frenano, cresce la prudenza sugli indici cinesi
Diversa la situazione a Shanghai e Shenzhen: la Borsa di Shanghai ha chiuso la mattinata con un calo dello 0,02%, a 3.806,58 punti, mentre Shenzhen ha perso lo 0,08%, chiudendo a 2.398,53 punti. Questi numeri mostrano come i principali indici cinesi non siano riusciti a cavalcare l’onda di Hong Kong, confermando un clima di incertezza e la cautela degli investitori sulle prospettive economiche del Paese.
A pesare sono i segnali di rallentamento dei consumi e della produzione industriale. Il leggero calo degli indici evidenzia come la deflazione e la debole domanda interna influenzino l’umore degli operatori, che preferiscono restare cauti mentre si fa strada una situazione di vera compressione dei prezzi.
Cina, ad agosto arriva la deflazione: prezzi al consumo e alla produzione in calo
Il dato più importante arriva dall’Ufficio nazionale di statistica cinese. Ad agosto, i prezzi al consumo sono scesi dello 0,4% su base annua, più di quanto previsto dagli analisti, che si aspettavano un calo dello 0,2%. È la contrazione più marcata da febbraio scorso, quando i prezzi erano già diminuiti dello 0,7%.
Dietro a questa deflazione ci sono consumi interni ancora molto deboli. La domanda scarsa spinge le vendite verso il basso e blocca la ripresa dei prezzi al dettaglio. L’Ufficio statistico sottolinea che la pressione si estende a vari settori, con effetti diretti sui profitti delle imprese e sulla crescita economica.
Anche i prezzi alla produzione sono scesi, del 2,9%, un dato stabile rispetto a luglio e comunque meno negativo rispetto alle previsioni di un calo del 3,6%. Questo indica che i costi industriali rallentano, ma le aziende faticano ancora a far salire i prezzi di vendita. La situazione resta difficile e obbliga a un atteggiamento prudente.
Insomma, l’economia cinese sta attraversando una fase di riduzione dei prezzi che mette in evidenza le tensioni sulla domanda. È un segnale chiaro di difficoltà per consumatori e produttori, e costringe le autorità e gli operatori a tenere alta l’attenzione per evitare che la situazione peggiori.