Governo presenta piano per la decarbonizzazione ex Ilva, Federacciai richiama alla cautela sui rischi per il settore siderurgico

Governo presenta piano per la decarbonizzazione ex Ilva, Federacciai richiama alla cautela sui rischi per il settore siderurgico

Il governo italiano presenta un piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto, con forni elettrici alimentati da DRI, ma permangono incertezze politiche, energetiche ed economiche che influenzano la siderurgia nazionale.
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Il governo italiano ha presentato un piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto, che prevede la sostituzione degli altoforni con forni elettrici alimentati da DRI, puntando a una siderurgia più sostenibile ma con sfide operative, economiche e politiche ancora da risolvere. - Gaeta.it

Il governo italiano ha illustrato un piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva che punta a una profonda trasformazione tecnologica industriale nei prossimi anni. Il progetto prevede il superamento della produzione di acciaio tramite altoforno, sostituito da forni elettrici alimentati dal DRI . Il settore della siderurgia, rappresentato da Federacciai e Confindustria, ha accolto con un certo interesse l’iniziativa ma ha anche espresso notevoli riserve legate agli aspetti operativi e alle possibili ripercussioni economiche. L’incontro tenutosi il 23 aprile 2025 al Mimit ha coinvolto i principali protagonisti della filiera, portando alla luce i nodi ancora da sciogliere, come le tematiche energetiche e l’accordo di programma atteso con gli enti locali.

Il piano di decarbonizzazione e la nuova tecnologia prevista

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha illustrato un progetto ambizioso per la siderurgia italiana, in particolare per l’ex Ilva di Taranto. Lo stravolgimento tecnologico consiste nel passaggio dai tradizionali altoforni alla produzione mediante forni elettrici che utilizzano acciaio ridotto direttamente tramite DRI. In tempi stimati di sei-sette anni si punta a un sistema che potrebbe integrare tre forni elettrici a Taranto, con l’eventuale aggiunta di un quarto a Genova.

Innovazione e sostenibilità ambientale

Questa innovazione si inserisce nel quadro della decarbonizzazione industriale, con l’intento di ridurre significativamente le emissioni inquinanti e riposizionare la siderurgia italiana su standard più sostenibili. Le sfide però sono molteplici, a partire dalla necessità di adeguare le infrastrutture energetiche per alimentare i forni e garantire l’autosufficienza degli impianti nella produzione elettrica. Il piano contempla la costruzione di una nuova centrale, da destinare proprio all’esigenza energetica degli stabilimenti.

Incertezze legate all’accordo di programma e alternative non ottimali

L’accordo di programma con gli enti locali rappresenta un punto di fragilità importante per l’avanzamento del piano. L’incontro previsto a via Veneto per discutere i termini arriva a pochi giorni dalle dimissioni del sindaco di Taranto, Piero Bitetti, aggiungendo un clima di tensione e incertezza. In assenza di un’intesa chiara, la realizzazione dei forni elettrici potrebbe procedere senza il DRI previsto, creando scenari meno efficienti e più costosi.

In questo caso, la produzione potrebbe spostarsi in parte verso stabilimenti alternativi come quello di Gioia Tauro, a fronte di un incremento dei consumi energetici e delle spese logistiche. Per Federacciai questa soluzione rappresenterebbe un “piano B” che penalizzerebbe il progetto in termini di sostenibilità sia economica che ambientale, limitando inoltre l’efficacia della strategia di decarbonizzazione complessiva.

Criticità politiche e operative

La situazione politica locale sembra influenzare direttamente il percorso tecnico-industriale del piano, con un possibile rallentamento dovuto a incertezze amministrative e negoziali.

Posizioni di federacciai e le condizioni per non danneggiare il settore

Il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, ha espresso sia apprezzamento sia cautela nei confronti del piano. Il settore siderurgico si trova infatti in una delicata fase di trasformazione e non può permettersi che il tentativo di rilanciare l’ex Ilva comprometta le altre realtà produttive italiane. La preoccupazione principale riguarda le ricadute sugli impianti esistenti e la necessità di non compromettere la competitività delle aziende attive nel frattempo.

Gozzi ha voluto ricordare che per riuscire nella transizione serve garantire investimenti significativi su impianti DRI e infrastrutture energetiche adeguate. Il controllo dei costi energetici, soprattutto il prezzo del gas, emerge come un fattore decisivo. “Se il gas non è a condizioni economiche vantaggiose, gli impianti non potranno competere sul mercato globale.” Per questo la partita di Taranto deve essere affrontata a livello nazionale e anche europeo, coordinando le leve politiche e regolatorie, come la gestione dell’ETS, il sostegno allo sviluppo tecnologico di Cibam e le misure contro la concorrenza sleale da prodotti asiatici.

Equilibrio fra innovazione e competitività

La posizione di Federacciai indica la necessità di un approccio bilanciato che contempli tanto il progresso tecnologico quanto la tutela del polo siderurgico complessivo.

Investimenti e impatti economici delle nuove tecnologie nella siderurgia

L’operazione delineata richiede risorse ingenti: si parla di circa 10 miliardi tra interventi pubblici e capitali privati. Questo investimento rappresenterebbe uno dei più rilevanti mai fatti nella siderurgia mondiale. La portata economica sottolinea l’importanza strategica di questa riconversione. La scelta di introdurre forni elettrici alimentati da DRI è volta a diminuire i costi ambientali e riuscire ad adeguare la produzione italiana agli standard di mercato e alle restrizioni climatiche europee.

La complessità del progetto deriva anche dalla necessità di coordinare le filiere produttive con le politiche energetiche nazionali. La costruzione della centrale elettrica dedicata agli impianti siderurgici è questione centrale, data la forte intensità di energia necessaria. L’obiettivo è assicurare l’autosufficienza e al tempo stesso evitare rincari energetici che comprometterebbero il modello industriale. L’adeguatezza degli investimenti e la gestione corretta delle risorse rappresentano quindi una sfida fondamentale.

Sfide di mercato e sostenibilità industriale

Le aziende italiane chiamate a questa trasformazione devono affrontare mercati globali dove la pressione concorrenziale è sempre alta. Per questo il successo del piano di decarbonizzazione di Taranto e delle altre sedi richiede un equilibrio preciso tra innovazione industriale, costi energetici e normative di tutela commerciale.

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