Oggi nel mondo ci sono circa 1,3 miliardi di giovani tra i 15 e i 24 anni. Sono una forza essenziale per il futuro del cibo e dell’agricoltura. Il loro contributo sarà fondamentale per far fronte alla crescita della domanda alimentare, alle difficoltà di un esercito di lavoratori che invecchia e ai continui cambiamenti climatici. Il rapporto della Fao intitolato “Lo stato dei giovani nei sistemi agroalimentari” delinea la portata della sfida e il potenziale di questa fascia di popolazione. L’analisi mette in luce come l’inclusione dei giovani in agricoltura e nella filiera del cibo sia decisiva per migliorare la sicurezza alimentare globale, la qualità della nutrizione e creare nuove opportunità economiche.
L’importanza dei giovani nei sistemi agroalimentari mondiali
Il 44% dei giovani dipende dai sistemi agroalimentari, percentuale superiore al 38% degli adulti. Questo dato rivela quanto i giovani siano centrali nei processi di produzione e distribuzione del cibo. La stragrande maggioranza di loro, circa l’85%, vive nei paesi a reddito medio-basso, dove l’agricoltura ha un peso rilevante nell’economia. Qui molti sistemi alimentari sono fragili o in piena crisi. La diatriba tra sistemi agroalimentari tradizionali e industrializzati si riflette anche negli impatti sulle popolazioni giovanili: circa l’82% di chi lavora in questi sistemi si trova in contesti con forti vulnerabilità, mentre solo il 23% opera in ambienti più moderni e organizzati.
Peggioramento dell’insicurezza alimentare
Gli studiosi segnalano inoltre che l’insicurezza alimentare è peggiorata negli ultimi anni. Tra il 2014-2016 e il 2021-2023 la quota di giovani con accesso limitato al cibo sicuro è salita dal 16,7% al 24,4%, un segnale di allarme che è particolarmente evidente in Africa. I giovani, specialmente quelli nelle aree rurali più isolate, devono far fronte a condizioni di vita sempre più difficili. Il rapporto sottolinea come responsabilizzarli diventi una strategia centrale: giovani attivi e con risorse possono funzionare da motori per la trasformazione dei sistemi agroalimentari.
Leggi anche:
Lavoro e formazione: la sfida dei giovani nel mondo rurale
Un altro tema chiave del rapporto riguarda la condizione lavorativa e formativa di molti giovani. Circa un quinto di loro è nella categoria Neet, cioè non lavora, non studia né si forma, un problema che tocca più di frequente le giovani donne. Questa condizione si traduce in un grave spreco di potenziale e una causa di esclusione sociale. La Fao evidenzia che superare questa situazione potrebbe far salire il Pil globale dell’1,4%, con una crescita stimata di 1,5 trilioni di dollari. Di questa cifra, quasi la metà deriverebbe proprio dai sistemi agroalimentari.
Formazione e accesso alle risorse
L’accesso a programmi formativi mirati è considerato una leva fondamentale per cambiare la condizione di questi giovani. Non basta dar loro un lavoro, serve anche il supporto a lungo termine per costruire competenze, facilitare l’accesso alla terra e alle risorse produttive, e rafforzare reti di protezione sociale. Questi interventi devono essere pensati per colmare le disuguaglianze di genere e le barriere territoriali. La mancanza di opportunità è spesso accentuata nelle zone rurali più isolate, dove la prospettiva di un futuro stabile sfuma con il progressivo deterioramento delle condizioni ambientali.
Impatti dei cambiamenti climatici sulle opportunità per i giovani in agricoltura
Uno degli ostacoli più pesanti che i giovani incontrano è legato agli eventi climatici estremi e agli shock ambientali. Nel mondo circa 395 milioni di giovani che vivono in aree rurali si trovano in zone con previsioni di riduzione della produttività agricola. Questo riguarda soprattutto l’Africa subsahariana e altre aree dove i sistemi agroalimentari restano tradizionali e meno resilienti. La siccità, le inondazioni e le temperature più elevate minano la capacità produttiva delle terre coltivate e riducono la sicurezza alimentare.
Supporto per l’adattamento climatico
Il rapporto della Fao evidenzia che senza adeguati strumenti di adattamento, molti giovani rischiano di essere esclusi dalla produzione alimentare. Questo aggraverebbe ulteriormente fenomeni di migrazione, marginalità e povertà. Gli agricoltori più giovani potrebbero essere costretti a lasciare la campagna in assenza di investimenti e sostegni mirati. Per contrastare questa tendenza, è necessario aumentare l’accesso a tecnologie verdi, metodi di coltivazione sostenibili e servizi di protezione sociale che aiutino a fronteggiare gli shock. Solo in questo modo i giovani potranno continuare a contribuire alla resilienza e alla trasformazione dei sistemi agroalimentari.