Genova, i caruggi tra decenni di abbandono politico e sfide tra turismo e degrado sociale

Genova2C I Caruggi Tra Decenni

Caruggi di Genova, tra turismo crescente e segni di abbandono. - Gaeta.it

Laura Rossi

14 Settembre 2025

Nel cuore storico di Genova si estendono 113 ettari di vicoli, i caruggi, un’area unica per densità abitativa e valore culturale. Nonostante le discussioni pubbliche, l’assenza di progetti concreti ha lasciato il centro storico in uno stato di lento ma costante declino. Tra un turismo di passaggio e problemi sociali radicati, la zona non riesce a risollevarsi, rispecchiando la difficile gestione di un’immensa eredità urbana.

I caruggi, un tessuto urbano ad alta densità abitativa in lenta trasformazione

L’area del centro storico di Genova si distingue per la concentrazione abitativa più elevata in Europa, anche se non è la più grande per estensione sul territorio nazionale. Questi vicoli racchiudono un patrimonio urbanistico e culturale prezioso, che però mostra segni evidenti di mutamento. Negli ultimi anni è avanzata una trasformazione significativa delle abitazioni, passate da dimore di residenti stabili a spazi destinati al turismo, come Bed & Breakfast e affitti brevi. Questo fenomeno contribuisce a cambiare la fisionomia del quartiere, rendendo meno presenti le comunità che ne hanno formato la storia.

L’aumento della presenza turistica testimonia un interesse crescente verso quest’area, ma allo stesso tempo genera problemi legati alla gestione degli spazi e alla tenuta sociale. La trasformazione degli alloggi in strutture temporanee ha un impatto diretto sulla vita quotidiana degli abitanti, allontanandoli progressivamente e riducendo l’attrattiva per chi cerca un luogo stabile in cui vivere. Questo processo alimenta la desertificazione abitativa, un elemento che diventa sempre più evidente tollerando fra distrazioni e mancanza di interventi mirati da parte delle autorità.

Dibattiti aperti ma interventi assenti nel cuore di Genova

Da diversi anni Genova si confronta con tematiche urbanistiche importanti come la riqualificazione delle periferie, il futuro della cosiddetta Sopraelevata e la rigenerazione di diverse aree della città. Nonostante ciò, il centro storico rimane largamente escluso dai programmi di recupero sistematico. Questo spazio, chiamato anche “la città antica”, è spesso dimenticato nei progetti politicamente rilevanti, a causa di una mancata continuità amministrativa e di scarsa volontà politica concreta.

Il risultato è un progressivo impoverimento economico e commerciale: molte serrande calano definitivamente nelle nostre strade, un fenomeno monitorato da anni dagli osservatori locali. Tuttavia, in mezzo a questo quadro si possono individuare esempi di impegno imprenditoriale, come l’apertura recente di un lussuoso albergo nell’ex Palazzo Durazzo o la riapertura di chiese rimaste chiuse per secoli. Azioni di questo tipo rappresentano segnali isolati, spesso incapaci di invertire tendenze generali di decadimento e di disinteresse.

Sicurezza, degrado e rischi tra i portici di sottoripa

La presenza turistica affolla i vicoli durante il giorno, regalando anche un’immagine vivace e popolata. Tuttavia, quando scende la notte, alcune zone come i portici di Sottoripa assumono un aspetto completamente differente. L’oscurità espone queste aree a fenomeni di insicurezza e pericolo, legati in particolare alla diffusione del traffico di droga e allo sfruttamento della prostituzione. Questi aspetti evidenziano un degrado sociale radicato, con implicazioni che investono anche la percezione del quartiere da parte delle autorità e dei cittadini.

Le strade intorno alla Stazione Marittima e verso Principe mostrano scenari di conflitto sociale e criminalità, in cui il traffico di sostanze stupefacenti si intreccia con il tessuto urbano. Il mosaico sociale si compone di diverse comunità immigrate, spesso prive di protezioni sociali e abbandonate in quartieri marginalizzati, segnando una convivenza complessa e spesso tesa. Gli interventi di polizia appaiono meno incisivi rispetto al passato, mentre alcune realtà istituzionali e culturali, come il Museo dell’Immigrazione o la Commenda, non riescono a risollevare la situazione senza un supporto più ampio.

Dal passato progetti urbanistici forti all’attuale stagnazione

Negli ultimi decenni del secolo scorso, amministratori come il sindaco Fulvio Cerofolini affidarono importanti incarichi a figure di rilievo nel campo dell’architettura e della pianificazione urbana. Si crearono allora piani per il recupero del centro storico, con l’intento di combinare interventi sociali, economici e urbanistici. Questi progetti puntavano a rivalutare i caruggi con approcci mirati che prima privilegiavano gli aspetti abitativi e poi quelli commerciali e culturali.

Oggi, quei piani sembrano dimenticati. Il dilagare dell’overtourism ha modificato il tessuto urbano favorendo la conversione degli spazi a uso turistico a discapito della vita vera e propria della città. La pressione esercitata sulla residenza tradizionale spinge molte persone ad abbandonare le abitazioni per cederle ai nuovi modelli di affitto, mentre commercianti e investitori immobiliari si allineano agli interessi dominanti senza ricercare strategie alternative. Questo meccanismo accentua la perdita di identità del centro storico, riducendo le possibilità di recupero coerente.

Realtà isolate di rinascita e criticità irrisolte nel centro storico

Nonostante il contesto difficile, esistono ancora isole di vitalità e innovazione all’interno dei caruggi. I Giardini Luzzati rappresentano un esempio di intervento a carattere politico, sociale ed economico. Anche l’area di Sarzano con il Museo di Sant’Agostino e le zone di Campetto e Soziglia vedono la presenza di imprenditori che hanno scelto di investire con decisione, mantenendo attiva parte della città vecchia.

Al di fuori di queste situazioni, però, altri luoghi rimangono in stato di attesa o di abbandono. Via Prè aspetta ancora il completamento di molti progetti, come l’apertura di Palazzo Reale; la Darsena del Museo del Mare fatica a trasformarsi in un polo attrattivo completo, soprattutto dopo problemi recenti come il sequestro e la rimozione di una passerella diventata deposito di droga. La musica di Fabrizio De André che riecheggia in via del Campo rimane tra le poche tracce vive di un passato che cerca di non scomparire.

Un nodo centrale: la sicurezza e l’esclusione abitativa post-bellica

La questione della sicurezza nel centro storico è una realtà complessa, aggravata dalla diffusione di attività illegali e dalla povertà delle persone immigrate. Questo “ventre molle” urbano rappresenta un segno evidente di una mancanza di gestione socio-politica che perdura da decenni. Dopo la seconda guerra mondiale, il centro storico affrontò problemi importanti legati al degrado e allo spopolamento, ma non furono messi in atto piani adeguati per contrastare la fuga dei residenti verso nuove costruzioni.

Le difficoltà infrastrutturali e la necessità di ricostruzione portarono, negli anni immediatamente successivi al conflitto, a una situazione in cui i caruggi rimasero arenati in uno stato precario più a lungo rispetto ad altre zone della città. Oggi, quel passato si riflette nella presenza di aree marginali che faticano a trovare interventi risolutivi. Il patrimonio di bellezza e autenticità sopravvive, ma l’attenzione e la governance pubblica restano insufficienti a garantire una vera rinascita nel centro antico genovese.