Negli ultimi decenni, la strategia politica italiana si è basata su candidature centristi ritenuti più adatti a conquistare il voto. Questo approccio ha dominato sia nelle formazioni di destra che in quelle di sinistra. Recentemente, però, questa tesi è stata messa in discussione da esponenti politici in prima linea, che segnalano un cambiamento nel modo di ottenere consensi alle urne.
La strategia dei trenta anni di candidature centristi
Per quasi trent’anni, la scena politica italiana ha dato rilievo a protagonisti situati al centro dell’arco politico. La convinzione era che solo mettendo avanti candidati di questa area si potesse attrarre l’elettorato più moderato, sottraendolo agli avversari diretti. Questa modalità prevedeva quindi un gioco di sottrazione di consenso, puntando a conquistare gli indecisi o gli elettori orientati al centro.
Nel tempo, questo modello era diventato una certezza condivisa. Partiti di destra avevano presentato candidati con profili posizionati più centristi per evitare aperture troppo estreme, mentre la sinistra seguiva una linea simile per intercettare fasce più ampie di voti. L’idea di fondo era tenere lontani i voti dall’avversario spostandoli verso il proprio campo attraverso una proposta elettorale meno polarizzante.
Questa visione ha condizionato scelte politiche di lungo periodo e la composizione dei listini elettorali. Nei fatti, però, la partita elettorale si è dimostrata più complessa di una semplice sottrazione di voti tra schieramenti.
Il nuovo scenario: mobilitare gli elettori e ridurre l’astensionismo
Il senatore Dario Franceschini ha espresso una riflessione durante il suo intervento alla Festa dell’Unità. Ha respinto l’idea tradizionale che per vincere servano candidati posizionati al centro. Secondo lui, “il vero successo alle elezioni non si ottiene togliendo voti agli avversari, bensì mobilitando attivamente i propri elettori e riducendo l’astensionismo.”
Questa prospettiva mette al centro la capacità di far uscire dalle proprie abitazioni i cittadini che potrebbero appoggiare una certa area politica ma non si recano ai seggi. Il voto non si conquista solo con lo spostamento di persone da una parte all’altra, ma creando un coinvolgimento diretto e motivando chi normalmente diserta le elezioni.
Il discorso di Franceschini evidenzia un cambiamento nella composizione del consenso elettorale, con un’attenzione maggiore ai valori identitari e all’aggregazione di un bacino di persone legate a obiettivi concreti. Per questo, la mobilitazione diventa strategica e supera la vecchia logica del candidato “di centro” come indicatore di successo.
La ricerca di una figura forte e alternativa alla destra
Sempre secondo Franceschini, serve andare oltre la formula del candidato di centro. La richiesta odierna è quella di trovare una personalità con una presenza forte e ben definita, che appaia chiaramente come alternativa alla destra. Evidenziare la differenza sostanziale con l’avversario rappresenta una strategia elettorale più efficace nella situazione politica attuale.
Concentrarsi su un leader capace di incarnare un progetto e di rappresentare valori netti dà modo alla sinistra di distinguersi con una rappresentanza più chiara negli elettori. Questo significa insistere su posizioni definite, senza cercare compromessi a metà strada che, nei fatti, possono disorientare il proprio elettorato.
Il messaggio è rivolto ai partiti progressisti e alle forze di centrosinistra che si preparano alle prossime sfide politiche. Scarpe, palco e occhi puntati su candidature che non temono la contrapposizione, ma che ne fanno un punto di forza per motivare i propri sostenitori.
Il clima politico attuale richiede profili che sappiano affrontare con chiarezza le formazioni di destra, evitando ambiguità che hanno caratterizzato passate campagne elettorali. Questo approccio potrebbe modificare i risultati e le modalità con cui si conquista il consenso.