Il fermo dopo lo sbarco da un volo proveniente da Madrid. Era sfuggito alla cattura per quasi tre anni, ora dovrà scontare anche una condanna definitiva per spaccio
ROMA — Lo hanno aspettato direttamente al gate degli arrivi, all’aeroporto di Fiumicino. Nessuna possibilità di fuga, stavolta. Il cittadino albanese, classe 1988, era atterrato da pochi minuti su un volo in arrivo da Madrid. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Ma non pensava che l’avrebbero preso così. A fermarlo sono stati gli agenti della Polizia di Stato, che gli hanno notificato una misura cautelare in carcere e una condanna definitiva legata a un arresto del 2019.
L’uomo era già noto alle forze dell’ordine. Da anni i suoi movimenti venivano monitorati dalla Squadra Mobile di Bologna, che lo aveva inserito in un’indagine più ampia legata all’uso della piattaforma SKY ECC, un sistema criptato per comunicare senza essere intercettati. Secondo gli inquirenti, dietro quei messaggi in codice c’era un’organizzazione che muoveva droga su scala europea.
Le indagini partite da Bologna e il traffico via SKY ECC
Il nome del trafficante era emerso nel 2020, durante una complessa indagine condotta dalla Mobile felsinea, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia e con il supporto del Servizio Centrale Operativo. Le chat criptate recuperate su SKY ECC avevano rivelato una fitta rete di contatti, triangolazioni e ordini legati a cocaina, marijuana e hashish. In totale, almeno 50 chili di cocaina e 80 di marijuana, movimentati tra la primavera e la fine del 2020. Valore stimato: quasi due milioni di euro.
Quando nel marzo 2025 sono partite le prime misure cautelari, cinque persone erano finite in carcere. Lui no. Aveva lasciato l’Italia nel 2022, riparando in Spagna, dove nel frattempo era stato arrestato per un’altra vicenda: oltre duemila piante di cannabis coltivate in un capannone, insieme a compresse di THC e germogli di marijuana pronti per lo spaccio. Una quantità sufficiente per fare scattare un’inchiesta autonoma anche lì.
Il primo arresto nel 2019 e la condanna già definitiva
Il nome dell’uomo era legato anche a un episodio di qualche anno prima. Il 30 aprile 2019, in un parcheggio sotterraneo del centro commerciale Centro Lame di Bologna, era stato sorpreso con 150 grammi di cocaina nascosti sotto il sedile. La droga era già divisa in involucri. Pronta per essere venduta. Quell’arresto si era poi trasformato in una condanna definitiva a 2 anni e 8 mesi di reclusione, oltre a una sanzione pecuniaria da 12.000 euro.
Proprio quella sentenza è stata eseguita subito dopo lo sbarco a Fiumicino. Ma il caso più grosso resta l’inchiesta antimafia ancora aperta. L’albanese — che non è stato identificato pubblicamente per ragioni investigative — risulta gravemente indiziato per l’organizzazione di spedizioni di droga ad alto grado di purezza, destinate soprattutto al mercato dell’Emilia-Romagna.
Dove portava la droga e quali erano i suoi contatti
Le indagini non hanno ancora chiarito del tutto quanti fossero i canali usati per far arrivare la droga in Italia. I telefoni crittografati SKY ECC, che l’organizzazione utilizzava per ordinare, spostare e distribuire gli stupefacenti, sono stati disattivati a livello internazionale nel 2021, ma alcune chat sono state recuperate e analizzate.
Il profilo dell’uomo, tracciato dai detective, parla chiaro: identità multiple, residenze fittizie, nessun telefono personale, nessuna carta intestata. Si muoveva spesso, cambiava città, evitava ogni tracciamento. Ma la rete digitale lasciava comunque qualche traccia. Ed è da lì che i magistrati sono ripartiti.
Attualmente si trova nel carcere di Civitavecchia, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Potrebbero arrivare altri provvedimenti nelle prossime settimane. Le autorità stanno valutando l’estensione dell’inchiesta anche ai contatti internazionali, in particolare tra Olanda, Belgio e Spagna, dove — secondo chi indaga — la rete aveva già una struttura operativa consolidata.