Farmaci di fascia A: perché Europa e Usa viaggiano su due strade diverse

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Farmaci di fascia A, Europa e Usa a confronto sulle strategie di accesso. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

15 Settembre 2025

Quando si parla di prezzi dei farmaci di fascia A, cioè quei medicinali considerati essenziali e in gran parte coperti dai sistemi sanitari pubblici in Europa, gli Stati Uniti e il Vecchio continente seguono logiche molto diverse. In Europa, a trattare con le case farmaceutiche sono agenzie governative che cercano di tenere sotto controllo i costi. Negli Stati Uniti, invece, sono le aziende produttrici a fissare i prezzi, mentre una serie di intermediari – i Pharmacy Benefit Managers – gestiscono la distribuzione e le assicurazioni, influenzando pesantemente il prezzo finale.

Europa, il controllo pubblico che tiene a bada i costi

Nel nostro continente, i prezzi dei farmaci di fascia A si decidono quasi sempre tra enti pubblici e aziende farmaceutiche. Questi enti, responsabili della tutela della spesa sanitaria, negoziano direttamente con le case produttrici per definire tariffe che poi gravano quasi totalmente sul Servizio Sanitario Nazionale. Questo sistema assicura ai cittadini un accesso più economico e controllato ai farmaci essenziali. L’obiettivo è chiaro: evitare che i costi sfuggano di mano, limitando così la pressione sulle finanze pubbliche e sulle tasche dei pazienti.

Negli Usa il gioco è tutto nelle mani dei privati e dei PBM

Oltreoceano la musica cambia. Qui i prezzi di partenza li decidono le case farmaceutiche, senza un vero controllo pubblico. Al centro della catena ci sono i Pharmacy Benefit Managers , intermediari che lavorano con le assicurazioni sanitarie. Sono loro a scegliere quali farmaci rimborsare, a valutare le richieste di pagamento e a costruire reti di farmacie convenzionate. Una recente indagine della Federal Trade Commission ha evidenziato come i principali PBM – tra cui OptumRX, Express Scripts e Caremark – abbiano contribuito a far lievitare i prezzi nel corso della distribuzione. Nel 2024 questi intermediari hanno fatturato circa 560 miliardi di dollari, con un margine operativo intorno al 5%, pari a circa 28 miliardi di profitto netto. Il risultato è un costo finale che varia molto, a seconda dell’assicurazione sanitaria del paziente o, se non c’è copertura, che grava interamente sulle sue spalle.

Biden Prova a frenare i prezzi con l’Inflation Reduction Act, ma l’industria resiste

Ad agosto 2022, con l’Inflation Reduction Act , il presidente Biden ha dato al governo federale il potere di trattare con le grandi aziende farmaceutiche per contenere i prezzi di alcuni farmaci destinati a programmi pubblici come Medicare, che copre anziani e disabili. Un esempio concreto è il tetto di 35 dollari al mese per l’insulina. Però, diverse aziende hanno subito fatto ricorso in tribunale, sostenendo che la legge rappresenta un’ingerenza eccessiva del governo sui prezzi. Questi ricorsi rallentano l’applicazione delle misure e mettono in luce le tensioni tra interessi economici privati e controllo pubblico in un sistema sanitario complesso e controverso.

In fondo, la differenza più grande sta proprio qui: in Europa è il pubblico a trattare e a rimborsare, mentre negli Stati Uniti il mercato privato, con tutti i suoi attori e interessi, guida i prezzi che i cittadini devono pagare. È un tema caldo, che continua a far discutere politici e giudici, perché tocca da vicino la salute delle persone e le enormi cifre in gioco.