Una delegazione del partito +Europa parteciperà domani al pride di Budapest per manifestare contro le politiche omofobe del premier Viktor Orban e mostrare sostegno alla comunità lgbti+ ungherese. L’iniziativa segue una serie di provvedimenti legislativi e culturali che hanno inciso pesantemente sui diritti civili in Ungheria, suscitando critiche dentro e fuori i confini nazionali. Il gesto di +Europa si inserisce in un contesto di crescente tensione europea sul rispetto dei valori condivisi, in particolare sull’uguaglianza e la libertà individuale.
Le posizioni di +europa contro le azioni di orban
Il segretario di +Europa riccardo magi e il presidente matteo hallissey hanno ribadito il loro netto dissenso verso la politica di Orban. Sottolineano come il premier ungherese sfrutti a suo vantaggio i benefici derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea — fondi, accesso al mercato unico, assenza di controlli alle frontiere — ma poi ignori i valori su cui l’Europa si fonda, prima di tutto l’uguaglianza tra le persone. Il partito ha definito la situazione una vera e propria “caccia alle streghe” contro le persone lgbti+ nel paese, alimentata da una retorica sovranista che non lascia spazio a diritti o libertà civili.
Accuse contro la teoria gender
I rappresentanti di +Europa hanno accusato Orban di usare la scusa della cosiddetta “teoria gender” per giustificare divieti e repressioni. In realtà, spiegano, questa teoria non esiste come tale; è solo un pretesto per reprimere e perseguitare. La campagna lanciata dal governo ungherese segue una linea dura che punta a controllare e intimidire chiunque appoggi i diritti della comunità lgbti+. Non a caso, i membri della delegazione hanno subito all’aeroporto di Budapest controlli molto rigidi, mirati a individuare simboli come la bandiera arcobaleno.
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La situazione sul campo e l’impatto sulla comunità lgbti+ ungherese
L’atmosfera in Ungheria, come raccontano gli attivisti di +Europa, è carica di tensione. Le leggi approvate negli ultimi anni limitano drasticamente la libertà di espressione e le iniziative educative che riguardano tematiche di genere e orientamento sessuale. È vietata, per esempio, la diffusione di contenuti che “promuovano” l’omosessualità o le identità trans davanti a minori, una disposizione che colpisce scuole, media e persino le rappresentazioni culturali.
Intimidazione diffusa
Questo clima ha generato un’intimidazione diffusa e una crescente difficoltà per chi vive apertamente la propria identità sessuale nel paese. Le manifestazioni pubbliche, come il pride, diventano cruciali per mantenere questa visibilità e ricordare che i diritti delle persone lgbti+ non possono essere ignorati o cancellati. La presenza di +Europa, insieme ad altre delegazioni internazionali, conferma come la battaglia per i diritti civili in Ungheria sia seguita con attenzione a livello continentale.
La reazione di +europa e la mobilitazione internazionale
La partecipazione di +Europa al pride di Budapest dimostra una solidarietà concreta. Il partito ha convocato la propria delegazione per guidare la manifestazione, portando un messaggio chiaro: l’Europa non può tollerare che uno stato membro calpesti i diritti fondamentali mentre beneficia di vantaggi comunitari. Al di là delle parole, la protesta punta alla pressione politica e mediatica per far cambiare rotta a Budapest.
Determinazione e sostegno
Il presidente matteo hallissey ha espresso fiducia nel fatto che nemmeno misure severe, come l’eventuale impiego dell’esercito, fermeranno la lotta per i diritti civili. Questa determinazione si riflette nel sostegno agli attivisti locali e nelle iniziative europee volte a monitorare la situazione ungherese. I riflettori restano accesi sulle tensioni tra le autorità di Orban e le organizzazioni che difendono le minoranze.
La manifestazione di domani a Budapest si annuncia come un momento importante per ribadire che i diritti lgbti+ restano un tema cruciale in Europa. La presenza di +Europa e di altri movimenti da diversi paesi segnala che la solidarietà e la mobilitazione non si fermano di fronte alle repressioni, ma continuano per richiamare le istituzioni alle proprie responsabilità.