Donna condannata a Cuneo per imbrattamenti contro biblioteca e parrocchia: protesta legata al green pass

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Imbrattamenti a Cuneo, donna condannata per protesta sul green pass - Gaeta.it

Sofia Greco

12 Settembre 2025

A Racconigi, piccolo comune della provincia di Cuneo, una donna di 49 anni ha scosso la comunità tra il 2021 e il 2022 con una serie di atti vandalici contro due luoghi simbolo del paese: la biblioteca e la parrocchia. Tutto nasceva dalla rabbia per il fatto che non poteva far entrare il figlio in biblioteca senza green pass, e dalla sua opposizione alle restrizioni anti-Covid sostenute dalla parrocchia. Il risultato sono stati diversi imbrattamenti che l’hanno portata davanti alla giustizia, con una condanna per danneggiamento.

Imbrattamenti ripetuti ai simboli di Racconigi

Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, mentre le restrizioni sanitarie erano ancora in vigore, la donna ha preso di mira soprattutto la biblioteca comunale e la parrocchia. Gli episodi denunciati parlano chiaro: sporco lasciato ovunque, con feci del suo cane e sputi sulle bacheche della chiesa e negli spazi esterni della biblioteca.

Non si è trattato di un episodio isolato, ma di azioni ripetute che hanno creato disagio a chi frequenta quei posti ogni giorno. Nel “box libri” della biblioteca, un contenitore usato per restituire i volumi fuori orario, è stato trovato persino un sacchetto con escrementi di cane. Un gesto che ha indignato cittadini e personale della biblioteca.

Gli imbrattamenti non si sono limitati a questi luoghi, ma hanno coinvolto anche negozi locali, presi di mira con lo stesso tipo di danneggiamenti. A denunciare il fatto sono stati il parroco e il sindaco di Racconigi, che si sono rivolti alle forze dell’ordine per fermare questa escalation.

Le prove decisive e il ruolo delle testimonianze

Le indagini hanno preso una svolta grazie a un video amatoriale realizzato da un cittadino. Nel filmato si vede chiaramente la donna mentre compie uno degli imbrattamenti. Quel video è diventato la prova chiave che ha permesso ai carabinieri di raccogliere elementi solidi per avviare il processo.

Il tribunale di Cuneo ha analizzato con attenzione ogni dettaglio, valutando sia il danno igienico che quello simbolico. Non si trattava solo di danneggiare beni pubblici, ma di un gesto che sfidava apertamente le norme sanitarie e colpiva figure importanti per la comunità.

Durante l’udienza è emerso come la scelta dei bersagli – biblioteca e parrocchia – fosse una forma di protesta contro il green pass e le restrizioni anti-Covid. La donna, già nota alle forze dell’ordine per episodi simili, ha portato avanti la sua protesta in modo decisamente oltre il semplice dissenso.

La sentenza: sei mesi e multa da 1.000 euro

Il tribunale ha dichiarato la donna colpevole di imbrattamento, condannandola a sei mesi di reclusione e a una multa di 1.000 euro. Una sentenza che non ha considerato questi atti come una semplice bravata, ma come un vero reato.

Nel corso del processo è emerso come la sua ostilità verso la biblioteca e la parrocchia fosse legata a un rifiuto profondo delle istituzioni che applicavano le regole anti-Covid. Il giudice ha così tracciato un confine chiaro tra manifestare un dissenso e compiere atti vandalici.

I media locali l’hanno ribattezzata la “vendicatrice no-vax” per il carattere acceso e polemico delle sue azioni. La vicenda ha creato tensioni e scalpore nel paese, che ora cerca di tornare alla normalità e a un clima di rispetto tra cittadini.

Un caso che racconta le tensioni sociali del periodo pandemico

Questa storia racconta un momento delicato della convivenza civile durante la pandemia, quando gli spazi pubblici sono stati sia luoghi di sospensione sia di conflitto. L’imbrattamento di simboli della comunità segna una fase in cui il contrasto tra regole e libertà è sfociato in vandalismo.

Le autorità hanno risposto con fermezza, sottolineando l’importanza di mantenere decoro e sicurezza per tutti, facendo rispettare le norme. Questa vicenda dimostra come certe tensioni possano degenerare in comportamenti fuori legge, con conseguenze penali per chi li commette.

Resta la riflessione sul ruolo delle istituzioni e sull’urgenza di preservare gli spazi pubblici, anche in tempi difficili. Sentenze come questa servono a ribadire che il dissenso va espresso senza danneggiare o offendere simboli e persone della comunità.