Digitalizzazione e intelligenza artificiale per ridurre le disuguaglianze nelle cure oncologiche

Digitalizzazione e intelligenza artificiale per ridurre le disuguaglianze nelle cure oncologiche

La trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale migliorano la gestione delle cure oncologiche a Milano, promuovendo accesso ai farmaci innovativi, medicina di precisione, partecipazione attiva dei pazienti e reti oncologiche coordinate.
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L’articolo riporta l’intervento di Francesco De Lorenzo a Milano, che evidenzia come innovazione, digitalizzazione e intelligenza artificiale stiano trasformando la cura del cancro, puntando su accessibilità, medicina di precisione, partecipazione dei pazienti e reti oncologiche per garantire percorsi di cura più efficaci e inclusivi. - Gaeta.it

La trasformazione digitale sta modificando il modo in cui vengono gestite le cure sanitarie, soprattutto per i malati di cancro. A Milano, durante l’evento “Sound of science: il futuro della salute cambia musica”, Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia , ha affrontato temi cruciali legati all’innovazione medica e al ruolo della tecnologia. La discussione ha toccato aspetti come l’accessibilità ai farmaci innovativi, l’uso di biomarcatori, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale per migliorare i percorsi di cura.

Il valore dell’innovazione nella cura dei malati di cancro

Secondo Francesco De Lorenzo, l’innovazione non deve restare un concetto teorico ma deve tradursi in soluzioni concrete per chi affronta la malattia ogni giorno. In particolare, occorre sviluppare una ricerca che renda accessibili i farmaci più recenti, quelli che possono migliorare la qualità di vita dei pazienti con tumore. Tra le novità più importanti ci sono i biomarcatori, indicatori biologici che permettono di indirizzare le cure in modo personalizzato. Questo approccio, noto come medicina di precisione, mira non solo a garantire l’efficacia del trattamento, ma anche a monitorare e prevedere eventuali effetti tardivi che si manifestano dopo la guarigione, una sfida spesso poco considerata.

Un modello estendibile ad altre patologie

De Lorenzo ha evidenziato come questo modello di cura, sviluppato in oncologia, possa in futuro estendersi ad altre patologie. Il punto focale è far sì che i progressi scientifici diventino accessibili e applicabili nella routine clinica, evitando che restino patrimonio di pochi centri specializzati o di singoli professionisti. Per ottenere questo risultato, i nuovi strumenti devono integrarsi all’interno di percorsi di cura ben organizzati e diffusi su tutto il territorio nazionale.

Digitalizzazione e intelligenza artificiale per migliorare la presa in carico

Il tema della digitalizzazione è diventato centrale, specie nel contesto della gestione dei pazienti più fragili. De Lorenzo ha sottolineato come l’intelligenza artificiale generativa possa essere una risorsa preziosa per supportare le decisioni cliniche e amministrative, contribuendo a superare le disuguaglianze di accesso alle terapie e ai servizi. L’applicazione di algoritmi avanzati può velocizzare le diagnosi, migliorare il monitoraggio dei pazienti e ottimizzare le risorse del sistema sanitario.

Dati clinici e coordinamento nelle cure

In particolare, la digitalizzazione può facilitare la raccolta e l’analisi di dati clinici, consentendo un intervento tempestivo in presenza di segnali di complicanze o recidive. Inoltre, questi strumenti possono rendere più fluide la comunicazione e il coordinamento tra medici, pazienti e strutture sanitarie, aspetto fondamentale per chi affronta malattie complesse come il cancro.

Questa spinta tecnologica va però affiancata da un’attenzione costante alle disparità territoriali e sociali, evitando che alcune categorie di pazienti restino escluse da nuovi percorsi di cura. Per questo, la tecnologia deve essere vista come uno strumento a disposizione di un sistema più ampio e inclusivo.

Il ruolo attivo dei pazienti nei processi decisionali sanitari

Un altro punto messo in evidenza da Francesco De Lorenzo riguarda la partecipazione diretta dei pazienti ai processi decisionali del Servizio sanitario nazionale. I malati non sono solo destinatari delle cure ma soggetti attivi che devono contribuire a definire le priorità e le strategie di intervento. Questo coinvolgimento aiuta a costruire percorsi più efficaci e rispondenti alle esigenze reali di chi vive la malattia.

La federazione Favo si impegna a sostenere questo principio coinvolgendo i pazienti a vari livelli, dalle consultazioni locali fino alle decisioni nazionali. La partecipazione non riguarda solo le scelte terapeutiche, ma anche aspetti legati all’organizzazione dei servizi e all’accesso alle innovazioni. In tal modo si promuove una maggiore trasparenza e si rafforza il rapporto di fiducia tra chi cura e chi viene curato.

Le reti oncologiche come strumento per diffondere l’innovazione

De Lorenzo ha infine richiamato l’importanza delle reti oncologiche regionali e della Rete nazionale dei tumori rari per mettere in pratica le innovazioni in modo coordinato. Questi sistemi collegano ospedali, centri specialistici e professionisti, permettendo di condividere risorse, dati e competenze sul territorio. La struttura a rete facilita l’accesso a terapie avanzate a pazienti che vivono anche in aree meno servite.

Uniformità e coordinamento nella gestione oncologica

L’obiettivo è costruire percorsi di cura organici, con standard uniformi che garantiscano a tutti una risposta adeguata. Le reti rappresentano un passo fondamentale per trasformare la ricerca scientifica in interventi concreti e diffusi.

La partenza di questi sistemi, già in atto in diverse regioni, segna un cambiamento concreto nella gestione dell’oncologia italiana. Un cambiamento che – come ricorda il presidente di Favo – richiede tempo e impegno, ma che è necessario per migliorare la vita delle persone colpite dal cancro.

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