La rotta artica si prepara a diventare un punto di riferimento per la navigazione globale con l’avvio, previsto per settembre 2025, del primo collegamento container regolare tra l’Estremo Oriente e l’Europa del Nord. La riduzione dei ghiacci nella Northern Sea Route permette di accorciare i tempi di viaggio e di modificare le consuete rotte commerciali tra Asia ed Europa.
Un nuovo percorso commerciale tra Cina ed Europa Del Nord: la China–Europe Arctic Express
Il 20 settembre 2025 partirà da Ningbo-Zhoushan, uno dei principali porti cinesi, la nave Istanbul Bridge, protagonista del viaggio inaugurale della China–Europe Arctic Express. Questa linea container programmata collegherà l’Estremo Oriente ai porti europei del Nord via rotta artica, con scali a Qingdao, Shanghai, Rotterdam, Amburgo e Danzica, per arrivare infine a Felixstowe, il più grande porto container britannico.
Il servizio sarà gestito da Haijie Shipping, nota anche come Sea Legend. Non si tratta di un colosso dello shipping, ma di un operatore emerso durante la crisi del Mar Rosso, quando le navi cinesi viaggiavano sotto scorta militare. Ora la società punta a consolidare i passaggi lungo la Northern Sea Route con un servizio regolare.
La nave Istanbul Bridge ha una capacità di 4.890 TEU, inferiore rispetto ai grandi portacontainer che transitano per Suez o Panama, ma adatta a un corridoio ancora poco sfruttato da rotte fisse. Il punto di forza è la riduzione dei tempi: la traversata da Ningbo a Felixstowe richiederà circa 18 giorni, contro i 40-50 giorni necessari via Mediterraneo e Canale di Suez.
Stagionalità e prospettive di una rotta artica in evoluzione
Al momento il collegamento sarà attivo solo nei mesi estivi e all’inizio dell’autunno, quando i ghiacci si ritirano e la rotta è navigabile. Questa finestra limita l’operatività, ma Pechino intende estenderla con navi più robuste, in grado di affrontare condizioni più severe e garantire il traffico tutto l’anno.
Non si tratta solo di un progresso tecnico. Leonardo Parigi, coordinatore dell’Osservatorio Artico, ricorda che la rotta artica è percorribile da tempo. La novità sta nella scelta politica di utilizzarla in modo stabile, con una programmazione regolare e indipendente da crisi geopolitiche che condizionano altre vie.
I tre corridoi artici verso l’Europa: sfide e opportunità
Gli esperti individuano tre possibili rotte polari. Il passaggio a nord-ovest, tra Canada e Alaska, è complesso per la presenza di ghiacci permanenti e controversie territoriali. Il passaggio a nord-est, la Northern Sea Route lungo la costa russa, è la base del nuovo servizio cinese, favorito dal ritiro stagionale dei ghiacci. Infine, si ipotizza la Rotta Polare, che potrebbe aprirsi tra il 2050 e il 2060, collegando direttamente l’Asia alla Groenlandia nel cuore dell’Oceano Artico.
La Northern Sea Route riduce fino a un terzo la distanza tra Cina ed Europa rispetto a Suez, con viaggi più brevi e costi operativi inferiori, anche se restano questioni da valutare.
Costi, rischi e normative per la navigazione artica
Nonostante il tempo di percorrenza si dimezzi, le rotte artiche comportano costi maggiori. Le polizze assicurative sono più onerose a causa del rischio ambientale, anche per piccole perdite di carburante in un ecosistema delicato. Inoltre, la Russia ha investito molto nei porti e nell’estrazione di idrocarburi, attività che pesa significativamente sul Pil nazionale.
Le navi devono rispettare il Polar Code, un insieme di norme per sicurezza e tutela ambientale approvato dall’International Maritime Organization . Entrato in vigore nel 2017, impone requisiti tecnici, formazione specifica per gli equipaggi e regole rigide sullo smaltimento di rifiuti e acque reflue. Questi obblighi comportano costi aggiuntivi da considerare nel bilancio complessivo.
Secondo Parigi, al momento i vantaggi in termini di tempo non si traducono necessariamente in risparmi economici netti, perché le spese per rispettare le norme e le polizze spesso bilanciano i guadagni. La questione coinvolge quindi scelte politiche e strategiche oltre che dinamiche commerciali e logistiche.
La partita sull’uso della Northern Sea Route resta aperta e sarà influenzata da fattori ambientali, geopolitici e normativi che definiranno il futuro della navigazione artica.