La Corte costituzionale il 21 maggio si pronuncerà sul decreto legge 1/2023, noto come decreto Piantedosi. Il provvedimento del governo Meloni regola le attività di soccorso in mare da parte delle navi delle ong. Il tema crea fermenti in ambito politico e giuridico, soprattutto quando coinvolge la gestione dei flussi migratori. Il decreto è stato oggetto di contestazioni da parte delle organizzazioni non governative e Coordinamenti di avvocati per i diritti umani.
Contesto politico e giuridico del decreto piantedosi
Il decreto Piantedosi ha suscitato polemiche fin dalla sua emanazione e viene considerato una misura chiave nella politica migratoria del governo Meloni. Converte in legge disposizioni più restrittive sul soccorso e l’arrivo dei migranti in Italia, nei fatti limitando le attività delle navi delle ong nel Mediterraneo. La questione si intreccia con altri eventi giudiziari recenti che riguardano la detenzione e il trattamento dei migranti.
Nel maggio 2024 infatti la Corte di cassazione ha confermato la legittimità della detenzione dei migranti nei centri di permanenza in Albania anche per chi ha chiesto asilo. Allo stesso tempo, a marzo, la Corte di cassazione ha condannato il governo a risarcire migranti coinvolti nel caso della nave Diciotti, decisione che ha acceso un acceso dibattito politico. Prima di ciò, il tribunale di Palermo aveva assolto Matteo Salvini dalle accuse legate al caso Open Arms, riguardante il respingimento di migranti.
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Il quadro normativo e giudiziario appare quindi complesso e frammentato, con l’esecutivo sollecitato da diverse pronunce della magistratura che incidono sulle scelte in tema di immigrazione e soccorso in mare.
Il ricorso di sos méditerranée e la questione di costituzionalità sollevata
L’udienza pubblica in programma a Palazzo della Consulta si concentra su una questione specifica: la legittimità del decreto Piantedosi sollevata nel procedimento promosso da Sos Méditerranée France. L’ong, che gestisce la nave Ocean Viking, ha contestato il fermo amministrativo imposto alla nave dopo lo sbarco di 261 migranti il 9 febbraio 2024 a Brindisi.
Gli avvocati di Sos Méditerranée, Francesca Cancellaro e Dario Belluccio, hanno evidenziato come il decreto potrebbe confliggere con norme del diritto internazionale che impongono di salvare vite in mare e tutelare la vita umana, ponendo così dubbi di incostituzionalità. Il ricorso impugna il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il ministero dell’Interno, la Capitaneria di porto, la Guardia costiera, la questura di Brindisi e la Guardia di finanza.
La vicenda giudiziaria si concentra sull’applicazione di regole che disciplinano la condotta delle navi impegnate in operazioni di soccorso, questioni delicate sia dal punto di vista legale che politico. La contestazione riguarda anche il bilanciamento tra controllo dei flussi migratori e obblighi internazionali di salvataggio.
Argomentazioni delle amministrazioni e la convenzione di amburgo
Nel corso del giudizio al tribunale di Brindisi, le amministrazioni coinvolte hanno presentato le loro ragioni, opponendosi alle richieste avanzate da Sos Méditerranée. L’atto di promovimento sottolinea l’applicazione della Convenzione di Amburgo, strumento che punta a coordinare le operazioni di ricerca e soccorso tra Stati e organismi internazionali.
Secondo la versione di ministeri e forze dell’ordine, il decreto Piantedosi si inserisce in un quadro di cooperazione internazionale finalizzata a gestire i flussi migratori in maniera condivisa. La condotta della nave Ocean Viking, durante l’operazione contestata, sarebbe stata in contrasto con le indicazioni delle autorità libiche, responsabili del coordinamento dei salvataggi in quella zona del Mediterraneo.
Le amministrazioni hanno quindi chiesto che venga rigettato il ricorso di Sos Méditerranée, confermando la validità delle disposizioni adottate. Si sottolinea anche come la normativa mirerebbe a creare un programma integrato per la gestione dei migranti, anche attraverso il coordinamento internazionale e l’osservanza di regole comuni.
Le implicazioni per il sistema italiano di gestione migratoria e soccorso
La decisione della Corte costituzionale sul decreto Piantedosi avrà ripercussioni importanti sul modo in cui l’Italia gestisce l’arrivo dei migranti via mare e le attività delle Ong. Il dibattito si concentra su diritti umani, obblighi internazionali e sovranità nazionale. Le misure adottate dal governo Meloni rappresentano infatti un tentativo di restringere le operazioni di soccorso sotto certe condizioni, spingendo verso una maggiore rigidità nei controlli.
Il confronto tra magistratura e governo continua a evidenziare tensioni sulle scelte da compiere, mentre le ong insistono sulla necessità di rispettare i doveri derivanti dal diritto internazionale. La materia coinvolge anche temi di sicurezza marittima e salvaguardia delle vite, senza tralasciare gli aspetti umanitari.
Le prossime settimane risultano quindi decisive per capire se e come il decreto Piantedosi potrà essere confermato o modificato, aprendo la strada a nuove statuizioni sulle attività delle navi delle ong e sulle prassi di soccorso nei mari italiani.