La recente approvazione, da parte della Camera dei Comuni britannica, di una legge che consente agli adulti malati terminali di richiedere assistenza per porre fine alla propria vita ha scatenato forti reazioni in Inghilterra e Galles. Cattolici e anglicani si sono uniti nel criticare con forza il provvedimento, che modifica profondamente la legge in materia di supporto ai malati e di cure palliative. Il dibattito si è acceso soprattutto per le implicazioni etiche e sociali legate al delicato equilibrio tra diritto all’autodeterminazione e tutela della vita.
L’approvazione della legge sul fine vita: un voto divisivo a westminster
La Camera dei Comuni ha approvato il disegno di legge sul fine vita il 20 giugno 2025, con 314 voti favorevoli contro 291 contrari, una maggioranza risicata che mostra quanta divisione abbia generato tra i parlamentari. Il provvedimento, noto come Terminally Ill Adults Bill, consente agli adulti malati terminali riconosciuti tali da almeno due medici di richiedere assistenza per interrompere la propria vita. Il paziente deve essere maggiorenne, capace di intendere e volere e risiedere in Inghilterra o Galles, con una prognosi di morte entro sei mesi. La legge richiede che la decisione sia libera e non influenzata da pressioni esterne, mentre i medici possono invocare l’obiezione di coscienza.
Il percorso parlamentare e le reazioni dei leader religiosi
Il voto arriva dopo un lungo percorso parlamentare e ora la legge passerà alla Camera dei Lord, dove si prevede un’appoggio ancora più largo. Già le dichiarazioni dei leader religiosi dimostrano però quanto sia acceso il dibattito nell’opinione pubblica e nel mondo politico. Il cardinale arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, ha definito l’approvazione un punto di svolta che modifica radicalmente i valori della società riguardo la vita e la morte.
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Opposizione cattolica: la difesa delle cure palliative e il rischio per i vulnerabili
L’episcopato di Inghilterra e Galles ha espresso una ferma opposizione verso la nuova normativa. Il cardinale Nichols ha sottolineato la necessità di contenere i danni prodotti dalla legge, ricorrendo soprattutto al potenziamento delle cure palliative per chi vuole vivere fino al termine naturale. Il vescovo di Liverpool, John Francis Sherrington, ha evidenziato come la vera compassione si manifesti nell’accompagnare le persone malate o disabili, non nel favorire la morte assistita.
La cultura dell’assistenza come valore sociale
Sherrington ha quindi descritto la cultura dell’assistenza come un valore fondamentale per la società e una pratica che coinvolge tante famiglie. La possibilità per i medici di aiutare i pazienti a porre fine alla vita, ha detto, rischia di mutare profondamente questo contesto e di generare insicurezze tra chi si trova in condizioni di fragilità, come le persone disabili. I vescovi hanno richiamato l’attenzione sull’importanza di rafforzare l’impegno per migliorare la qualità e la reperibilità delle cure di fine vita, chiedendo a tutti i cattolici di sostenere il lavoro degli operatori sanitari negli hospice e nelle strutture.
La posizione della chiesa anglicana: pericoli e disparità nell’assistenza ai malati terminali
Il vescovo di Londra Sarah Elizabeth Mullally, a capo della salute e dell’assistenza sociale per la Church of England, ha espresso anche lei critiche pesanti. Mullally ha definito il disegno di legge pericoloso e inadatto, richiamando l’attenzione sulle difficoltà pratiche esistenti nel sistema sanitario britannico. A suo dire, la legge è stata approvata nonostante evidenti rischi e prove crescenti circa le conseguenze negative per le persone più vulnerabili.
Disuguaglianze nell’accesso alle cure palliative
Mullally ha inoltre denunciato le disuguaglianze nell’accesso alle cure palliative e alle risorse di assistenza, descritte come una “lotteria del codice postale” dove la qualità dei servizi varia da zona a zona. Questo contesto, aggiunge, potrebbe spingere i malati terminali a scegliere la “morte assistita” pur sentendosi un peso per la propria famiglia, in una società che non garantisce un sostegno sufficiente. La legittimità del diritto alla vita umana, secondo la vescova, dovrebbe essere sostenuta da tutte le confessioni religiose e ha invitato a difendere con forza l’incremento dei finanziamenti per le cure palliative.
Le caratteristiche del terminally ill adults bill: requisiti e garanzie
Il testo della legge prevede che solo alcuni adulti malati terminali possono accedere all’assistenza per porre fine alla propria vita. Deve trattarsi di persone con una malattia grave e incurabile, con aspettativa di vita non superiore a sei mesi. La volontà della persona deve essere chiara, libera e informata. La competenza di almeno due medici, incaricati di esaminare con attenzione ogni caso, garantisce un controllo rigoroso.
La legge tenta, quindi, di tracciare confini netti con l’obiettivo di evitare abusi o pressioni indebite, ma mette anche in evidenza la delicatezza del tema. L’obiezione di coscienza è accordata ai professionisti sanitari che non vogliano partecipare. Il testo mira a regolamentare un diritto nuovo nel quadro giuridico britannico, suscitando però dubbi sulla reale applicazione di questi filtri. Nel dibattito pubblico, molte domande riguardano proprio il funzionamento dei meccanismi di verifica e tutela.
Ampliamento delle disposizioni sull’aborto: critiche condivise tra cattolici e anglicani
Parallelamente, il 17 giugno 2025, la Camera dei Comuni ha votato un emendamento che modifica la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il nuovo testo depenalizza l’aborto anche oltre il limite di 24 settimane, introducendo la possibilità di evitare indagini o procedimenti penali per chi abortisce tardivamente, senza restrizioni particolari rispetto al motivo.
Monsignor Sherrington ha espresso preoccupazione per la riduzione delle tutele ai nascituri e per l’aumento dei rischi legati a procedure tardive e non adeguatamente assistite. Anche il vescovo Mullally ha criticato la misura, affermando che potrebbe indebolire il rispetto per la vita del nascituro. Entrambe le confessioni ritengono che la legge sollevi questioni etiche rilevanti e sottolineano la necessità di assicurare sostegno concreto alle donne in difficoltà.
Il voto su questa legge e sull’aborto amplifica il dibattito pubblico e politico in un momento di mutamenti legislativi importanti, tra pressioni sociali, esigenze sanitarie e valori morali profondamente diversi. Le critiche provenienti da cattolici e anglicani indicano una forte opposizione comune su aspetti che coinvolgono non solo diritti individuali, ma anche la struttura stessa della società britannica.