Como, affacciata sul suo famoso lago e incorniciata dalle montagne, vive ogni anno l’arrivo di oltre quattro milioni di turisti. Una mole di visitatori che supera di gran lunga la popolazione residente e rischia di compromettere la vita quotidiana della città. Per affrontare questo fenomeno di sovraffollamento turistico, chiamato overtourism, Como ha adottato nuove norme e avviato un progetto urbano ispirato al funzionamento degli alveari, con l’obiettivo di rendere il centro più vivibile e sostenibile.
Nuove norme contro i “buttadentro” e limiti ai gruppi turistici
Un passo concreto della città è stato il divieto ai “buttadentro”, quei promotori aggressivi che sul lungolago invitano a entrare nei ristoranti con insistenza. Questi operatori spesso monopolizzano l’attenzione dei passanti proponendo menù poco originali, creando fastidio soprattutto nelle ore di maggiore affluenza. Eliminare questa pratica punta a ridare respiro ai pedoni e a migliorare la qualità dell’esperienza di chi si muove tra le vie e le piazze.
Parallelamente, Como ha stabilito un limite massimo di 25 persone per gruppi turistici accompagnati da guide o accompagnatori. Questo provvedimento mira a contenere assembramenti rumorosi e ingorghi pedonali che impediscono una fruizione tranquilla degli spazi pubblici. I vicoli stretti della città non sono pensati per gestire grandi gruppi, e la riduzione aiuta a preservare la mobilità e l’atmosfera del centro storico.
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Queste regole rappresentano strumenti immediati per contenere l’emergenza ma anche per educare visitatori ed operatori al rispetto di uno spazio abitato da una comunità.
L’impatto dell’overtourism sulla vita quotidiana di como
Como è nota per i suoi vicoli stretti, le piazze acciottolate e il lungolago suggestivo. La città invita a fermarsi, respirare i profumi del mercato e godersi le viste sul lago, ma questo equilibrio rischia di rompersi sotto la pressione del turismo di massa. Con più di quattro milioni di visitatori ogni anno, la presenza turistica supera di gran lunga quella dei residenti, pari a circa 80mila persone. Questo afflusso crea disagi su più fronti: traffico pedonale congestionato, rumorosità e una trasformazione rapida dei negozi e delle attività verso offerte adatte più ai turisti che a chi vive in città.
La bellezza storica di Como, da sempre punto di forza, diventa così vulnerabile. Senza una regolamentazione, rischia di perdere la propria autenticità, svuotandosi di vita quotidiana reale e diventando un semplice sfondo per selfie o luoghi di consumo veloce. Il problema non è solo di immagine ma anche di sostenibilità sociale per chi continua a vivere e lavorare nel centro storico.
Il modello alveare come via di rigenerazione ambientale e sociale
Oltre ai divieti, Como ha avviato un progetto di rigenerazione urbana ispirato al comportamento delle api e al loro alveare. Questo “modello alveare urbano” vuole far funzionare la città come un organismo collettivo in cui ogni attività, bottega e angolo verde contribuiscono a creare un ambiente vivo, sostenibile e accogliente. Le api, simbolo di cooperazione e biodiversità, diventano un modello per la convivenza tra residenti e visitatori.
La città ha individuato quattro aree chiave per questo intervento: la stazione San Giovanni, piazza Vittoria, viale Geno e il giardino di via Balestra. In questi luoghi sono stati creati corridoi ecologici con piante selezionate per supportare le api mellifere e selvatiche. Il progetto introduce elementi naturali lungo il tessuto urbano e intorno alle antiche mura, passando da semplice decoro a simbolo concreto di attenzione verso la natura e il territorio.
Questa iniziativa punta non solo a migliorare la qualità ambientale, ma anche a valorizzare la rete di negozi piccoli e storici, considerati fondamentali per l’identità di Como. Il modello alveare ribadisce l’importanza della cooperazione tra cittadini, commercianti e amministrazione per mantenere un centro storico autentico e vivo.
L’alternativa concreta per un futuro più sostenibile per como
Como sta sperimentando un equilibrio tra tutela dell’identità urbana e pressione turistica. Il divieto ai “buttadentro”, la limitazione dei gruppi e la creazione di corridoi verdi rappresentano un approccio concreto per evitare che il turismo rovini la vita locale. Il modello alveare urbano, in particolare, consente di coinvolgere la comunità e di usare la biodiversità come chiave per rigenerare gli spazi pubblici.
Questi cambiamenti rispondono a un’esigenza diffusa in molte città italiane, ma a Como assumono una forma originale e simbolica, legata a una missione di convivenza e rispetto. Il centro storico non deve diventare un luogo vuoto o turistico a tutti costi. Sta nascendo una città che guarda a un domani dove ambiente, attività commerciali e abitanti potranno convivere, restituendo a Como una dimensione più autentica e meno fragile.