La vicenda del piccolo Allen, ritrovato sano dopo due notti trascorse tra rovi e senza acqua né cibo a Ventimiglia, ha sollevato interrogativi sul motivo del suo stato di salute. Le visite ospedaliere hanno confermato che il bambino non ha subito danni, facendo nascere una riflessione sulle sue capacità di adattamento. In particolare, gli specialisti hanno associato questa resistenza a una caratteristica legata alla sua lieve forma di autismo. Ecco cosa dicono medici e psicologi su come sia riuscito a resistere.
Gli accertamenti medici confermano uno stato di salute sorprendente
Appena Allen è arrivato all’ospedale di Ventimiglia, è stato sottoposto a una serie di esami clinici, dato che era stato trovato da solo e in condizioni apparentemente precarie. Il primario di pediatria, Diego Minghetti, ha espresso una certa perplessità davanti ai risultati: il bambino era perfettamente idratato e nutrizionalmente in forma, situazione difficile da spiegare considerando il periodo trascorso senza acqua né cibo. Questi dati medici spingono a chiedersi come abbia potuto mantenere un equilibrio così delicato in condizioni estreme.
Il primario ha ammesso che non è probabile che il piccolo sia rimasto senza assumere liquidi per così tanto tempo, tenendo conto delle analisi. Questo pone la questione su come Allen abbia resistito, almeno fino al momento in cui è stato trovato. L’aspetto medico mette in evidenza l’assoluta necessità di capire quali siano stati i comportamenti e le strategie adottate dal bambino per restare in vita in quelle condizioni.
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Il ruolo dell’autismo nella sopravvivenza del bambino
A spiegare la possibile causa di questa incredibile performance è Roberto Ravera, psicologo della Asl 1 Imperiese che ha seguito il caso. Ravera sostiene che la leggera forma di autismo di Allen gli abbia conferito risorse importanti per affrontare quella situazione. Secondo lui, i bambini con disturbi dello spettro autistico sviluppano una capacità di adattamento che li aiuta a gestire anche momenti difficili, come stare all’addiaccio senza aiuto.
Lo psicologo ha indicato che Allen probabilmente ha scelto un rifugio appartato e silenzioso proprio per affrontare la sua iperacusia, lasciando da parte il senso di paura che i rumori troppo forti, come quelli degli elicotteri o degli altoparlanti impiegati nelle ricerche, possono causare. Per lui, è stata proprio questa ricerca di tranquillità a determinare la sua posizione e, insieme, ha evitato che uscisse allo scoperto o si mettesse in pericolo esponendosi a elementi esterni.
Ravera ha sottolineato che non è facile per questi bambini comunicare e chiedere aiuto: il comportamento tipico è ritirarsi e cercare la sicurezza in un angolo nascosto, non urlare o muoversi alla ricerca di soccorso. È stato questo tratto che ha orientato le ricerche e ha portato chi lo cercava nelle zone più isolate, confermando l’ipotesi che Allen fosse sempre rimasto nello stesso posto.
Il contributo della psicologia nella gestione delle ricerche
Il supporto fornito da Roberto Ravera ha rappresentato un elemento decisivo nel ritrovamento del bambino. Dopo aver analizzato le abitudini del piccolo, ascoltato i racconti dei familiari, e visionato i video che i genitori avevano raccolto, lo psicologo ha tracciato un quadro chiaro del comportamento del bambino in situazioni di stress. Ha comunicato queste osservazioni alle squadre di soccorso, suggerendo di cercare in aree tranquille e ben nascoste.
Questo approccio mirato si è rivelato fondamentale, perché affidarsi solo a strategie tradizionali di ricerca avrebbe potuto portare via tempo prezioso. Saper prevedere che Allen non avrebbe emesso segnali di soccorso convenzionali, ma avrebbe cercato uno spazio appartato, ha orientato meglio le ricerche e permesso agli operatori di concentrare gli sforzi dove era più probabile trovarlo.
La collaborazione tra medici, psicologi e soccorritori
L’esperienza ha messo in risalto come la collaborazione tra medici, psicologi e squadre di soccorso possa portare a risultati concreti anche in situazioni complesse e delicate, specialmente quando si tratta di persone con disturbi dello spettro autistico.
Le risorse vitali dei bambini con disturbi dello spettro autistico
Il caso di Allen mette in evidenza alcune caratteristiche peculiari dei bambini con autismo. Ravera ha spiegato che essi possiedono capacità motorie spesso superiori alla media e sviluppano risposte particolari di fronte al pericolo o al sovraccarico sensoriale. Tra queste, la tendenza a isolarsi in ambienti silenziosi che gli procurano meno stress.
Questo comportamento non va interpretato come una debolezza ma piuttosto come una diversa forma di reazione con conseguenze che, in certi contesti come questo, si sono rivelate positive. Allen ha mostrato una capacità di resilienza – cioè la forza di resistere anche in condizioni difficili – che ha sorpreso medici e psicologi.
Ravera ha voluto ricordare ai genitori e agli operatori che i bambini con autismo meritano di avere spazio per esprimere le proprie attitudini e che spesso custodiscono risorse che non sono immediatamente visibili ma possono fare la differenza in situazioni critiche.
Il salvataggio di Allen rappresenta una testimonianza reale di come alcune risposte comportamentali di queste persone possano trasformarsi in strumenti di sopravvivenza e adattamento, anche in condizioni avverse come quelle di Ventimiglia.