Ciriaco di Ancona e la nascita dell’archeologia moderna per salvare l’impero bizantino dai turchi

Ciriaco di Ancona e la nascita dell’archeologia moderna per salvare l’impero bizantino dai turchi

Ciriaco di Ancona, padre dell’archeologia moderna, unì politica e cultura per difendere l’impero bizantino minacciato dai Turchi, valorizzando l’eredità greco-romana attraverso viaggi, studi e alleanze con papa Eugenio IV e Basilio Bessarione.
Ciriaco Di Ancona E La Nascita Ciriaco Di Ancona E La Nascita
Ciriaco di Ancona (1391-1452), padre dell’archeologia moderna, usò le sue ricerche per difendere la cultura bizantina minacciata dai Turchi, unendo archeologia, politica e diplomazia nel primo Rinascimento. - Gaeta.it

Ciriaco di Ancona, vissuto tra il 1391 e il 1452, è considerato il padre dell’archeologia moderna, un ruolo che ha assunto più come stratega politico che come semplice studioso. Mercante e viaggiatore, ha codificato la disciplina archeologica come mezzo per difendere la cultura occidentale, in particolare quella conservata dall’impero bizantino minacciato dall’espansione turca. La sua figura è tornata alla ribalta in un incontro alla Mole Vanvitelliana di Ancona, parte di UlisseFest, il festival dedicato al viaggio che fino al 6 luglio 2025 porta in città oltre cento ospiti e quaranta eventi.

Il ruolo della rete di potere tra impero bizantino, papa e cardinali

Ciriaco non ha operato da solo. La sua attività, infatti, si è svolta grazie al sostegno di figure influenti, a cominciare dall’imperatore bizantino che trovava in lui un alleato prezioso. Questo legame tra archeologia e politica divenne evidente nella collaborazione con il papa Eugenio IV e il cardinale Basilio Bessarione, leader filogreco a Roma. Questi personaggi condividevano l’interesse a contrastare la minaccia turca e vedevano in Ciriaco un agente capace di ricostruire e valorizzare la tradizione greco-romana che l’impero bizantino incarnava.

Una teoria religiosa sincretica tra rito latino e bizantino

La parte più originale del pensiero di Ciriaco riguarda la sua visione religiosa. Libero di elaborare idee senza imposizioni troppo rigide, si avvicinò a una posizione sincretica ispirata all’umanista platonico Pletono, suo contemporaneo. Secondo lui, i riti cristiani latino e ortodosso erano equivalenti e potevano convivere. Nel 1446 partecipò alla festa dell’Assunzione a Costantinopoli, celebrata nel rito bizantino e, poco dopo, a quella latina organizzata dalla colonia genovese nella stessa città.

Altri momenti importanti furono legati ai suoi scritti poetici per il funerale di Carlo Tocco II, re degli Acarniani, nel 1448. In quei versi invocava san Luca e la Vergine Maria per l’anima del sovrano, senza dimenticare di citare la Sibilla e il mito profetico legato alla sua figura. Questa commistione di elementi religiosi, simbolici e culturali rifletteva la sua visione aperta e articolata, capace di unire mondi diversi sotto un’unica eredità da difendere.

Il viaggio di ciriaco di ancona tra politica e archeologia

Ciriaco Pizzecolli, noto come Ciriaco di Ancona, ha costruito la sua fama in poco più di vent’anni, attraversando territori ed epoche diverse. Nato mercante, è diventato archeologo autodidatta. La sua passione si è trasformata in uno strumento politico, volto a proteggere l’eredità greca, base fondamentale della cultura occidentale. Le sue ricerche e i suoi studi non erano fini a se stessi ma miravano a difendere l’impero bizantino contro l’avanzata dei Turchi, allora in grande espansione. Questo legame tra archeologia e geopolitica ha conferito una nuova dimensione al suo lavoro, che univa elementi culturali, storici e diplomatici.

Durante i suoi viaggi raccolse epigrafi, statue, monete, reliquie e oggetti d’arte, catalogandoli con grande precisione. Non si limitava a documentare, ma li trasformava in simboli potenti, status symbol per chi li possedeva. La sua abilità stava nel presentare ogni reperto non solo come testimonianza storica, ma come segno tangibile dell’appartenenza a una tradizione millenaria da difendere. A questo fine, scriveva anche testi esplicativi e narrazioni, a volte romanzate, per aumentare il valore culturale e politico dei reperti.

L’eredità di ciriaco di ancona nella storia e nella città

Ancona e la storia hanno ritrovato in questi anni una figura spesso dimenticata, ma fondamentale per la storia dell’archeologia e della diplomazia culturale del primo Rinascimento. Gli studi di Giorgio Mangani, curatore di due volumi su Ciriaco, hanno permesso di rinnovare l’interesse attorno a un personaggio che univa in sé molteplici ruoli. Mercante, viaggiatore, studioso e politico, è stato capace di trasformare l’archeologia da semplice recupero di antichità in una vera e propria arma culturale.

Oggi il suo contributo appare chiaro: senza di lui la difesa dell’eredità bizantina avrebbe avuto maggiori difficoltà e il legame tra archeologia e politica non sarebbe stato così marcato. UlisseFest, scelto come contesto per rilanciare il racconto di Ciriaco, è il luogo giusto per restituire alla città quel patrimonio storico e culturale che lui ha contribuito a diffondere. Ancona si riappropria così di un passato che parla di scambi, viaggi, conflitti, cultura e identità, raccontando una storia più complessa e articolata di quanto si possa immaginare.

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