L’ondata di caldo estremo nel 2025 sta provocando danni pesanti nelle aree agricole e zootecniche in diverse regioni italiane. Le temperature oltre i 40 gradi hanno messo in difficoltà allevatori e agricoltori, con ricadute sulla produzione alimentare e sul benessere degli animali. Il melone, simbolo dell’estate, ha subito perdite ingenti, mentre nelle stalle lombarde la produzione di latte cala vistosamente. Solo al nord si registrano cali termici che però non bastano a invertire la tendenza.
Stress da caldo nelle stalle di lombardia, la produzione di latte cala del 15%
A Cervignano d’Adda, in provincia di Lodi, Michele Grugni racconta una situazione critica nelle sue stalle. Il caldo opprimente ha fatto scendere la produzione di latte fino al 15% in meno rispetto ai valori tipici di maggio e giugno. Animali che si trovano a sopportare notti a 32 gradi non riescono a riprendersi dalla fatica, con conseguenze che si sommano col passare dei giorni.
Il bovino predilige temperature tra i 10 e i 15 gradi, ma quando la temperatura supera i 30 gradi la loro capacità di termoregolazione si aggrava. I libri di allevamento parlano di un calo della produzione da 40,5 litri a 36 litri circa al giorno per capo. Gli animali rimangono per ore in piedi, tentano senza successo di rinfrescarsi, il che genera problemi alle zampe e incrementa lo stress fisico. A peggiorare la situazione, il fatto che il calore interno prodotto dalla digestione spinga i bovini a nutrirsi meno, con perdite ulteriori sulla resa del latte.
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Soluzioni adottate ma efficacia limitata
L’azienda ha cercato di arginare l’effetto caldo posizionando ventilatori potenti e doccette nebulizzatrici, ma il sollievo si avverte solo quando la temperatura scende sotto i 30 gradi. Quando si arriva a 40 gradi, l’aria che circola è comunque calda, quindi non allevia il disagio degli animali. I danni sono tanto diretti quanto indiretti, con un impatto importante sull’attività quotidiana e la salute della mandria da 500 capi munta due volte al giorno.
Agricoltura in difficoltà tra meloni bruciati dal sole e protezioni insufficienti
Nel grossetano, ad Albinia, la devastazione nei campi colpisce il melone, prodotto chiave dell’estate. Luca Giacomelli ha dovuto scartare quasi un terzo del raccolto, pari a 10 cassoni su 28, per quasi 30 quintali di frutti letteralmente bruciati dal caldo intenso. Domenica 11 giugno le temperature hanno raggiunto i 45 gradi con forte vento e bassissima umidità, una combinazione che ha causato l’essiccamento rapido dei meloni.
Il danno maggiore si è verificato proprio nella parte più vasta del campo, nel momento centrale della raccolta. Per tentare di limitare le perdite sui frutti rimasti, gli agricoltori hanno adottato una copertura protettiva con pellicole particolari a filtro solare. Questa “crema” schermante, con un indice di protezione superiore anche agli standard 50+, dovrebbe difendere i frutti dai raggi più aggressivi ma non garantisce una totale salvezza. L’obiettivo è recuperare almeno una parte utile del raccolto, in un’estate che si prospetta pesantemente compromessa dal caldo.
Danni ambientali in toscana: il caso degli ecosistemi acquatici
Le temperature elevate non danneggiano solo i campi e gli animali allevati, ma mettono a rischio anche gli habitat naturali. Nella zona di Scarlino, in provincia di Grosseto, si segnala una moria di pesci alla foce del canale Solmine. Il caldo intenso e la possibile riduzione dell’ossigeno nell’acqua sono tra le cause più probabili di questo episodio.
I fiumi e i canali delle aree irrigue soffrono per le ondate di calore, che alterano la qualità dell’acqua e mettono sotto pressione fauna e flora locali. A giugno 2025, questi fenomeni sono monitorati da diverse associazioni ambientali che raccolgono dati sull’impatto delle condizioni climatiche sulla biodiversità. Lo stress dovuto alle alte temperature crea squilibri che possono durare settimane o mesi, influenzando la vita degli animali acquatici e la sussistenza di interi ecosistemi.
La combinazione di caldo, vento secco e bassi livelli di umidità evidenzia come la crisi climatica in atto si traduca rapidamente in danni profondi alle produzioni agricole e al territorio, senza margini di recupero facili in breve tempo.