Il caldo intenso e la siccità prolungata stanno modificando profondamente l’agricoltura italiana. Dal Nord al Sud, molte colture tradizionali subiscono cali di produzione fino al 40%, mentre la composizione delle coltivazioni muta sotto il peso delle temperature elevate. Il Centro nazionale ricerche mette in luce come il cambiamento climatico stia ridisegnando la geografia agricola, spingendo verso nuove specie più adatte alle condizioni estreme. Siccità e caldo non alterano solo il raccolto ma mettono in discussione tutto il ciclo vitale delle piante, spingendo la ricerca a trovare soluzioni nelle varietà genetiche più resistenti e tecniche agricole innovative.
Gli effetti del caldo sulle piante e sui processi fisiologici
Il caldo e l’aridità impattano direttamente sui processi vitali delle piante, dal momento della germinazione fino alla maturazione dei frutti. Le alte temperature causano uno stress fisiologico che si riflette su diversi aspetti delle coltivazioni. Francesca Bretzel, ricercatrice dell’istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr, spiega che “lo stress da calore provoca modifiche visibili nelle piante, come il ridimensionamento e l’invecchiamento precoce delle foglie, che diminuisce la capacità di fotosintesi.”
Il processo di fotosintesi rallenta perché la superficie fogliare si riduce, ostacolando la sintesi di nutrienti essenziali per la crescita. Le piante soffrono anche a livello biochimico e morfologico, perdendo vigore e produttività. Il caldo, inoltre, facilita la diffusione di parassiti e malattie che prima erano meno frequenti o facilmente controllabili, agendo su un terreno reso più fragile dalla scarsità d’acqua. Questo mix di fattori riduce significativamente la quantità e la qualità dei raccolti.
Leggi anche:
La ricerca scientifica e la selezione di varietà più resistenti
La risposta alla crisi ambientale arriva dalla ricerca scientifica, che punta sulle “wild relative” – le varietà selvatiche geneticamente vicine alle piante coltivate – per aumentare la resistenza delle colture. La selezione genetica mira a introdurre nei semi qualità di robustezza contro caldo, siccità e organismi dannosi. Oltre alla genetica, i ricercatori lavorano su trattamenti specifici per seme e foglie, che aiutano le piante a fronteggiare condizioni estreme.
Questa strategia guarda anche a modificare la composizione stessa delle colture. In Sicilia, per esempio, si osserva una trasformazione verso frutti tropicali come avocado e mango, più capaci di adattarsi alle temperature alte. Nel Nord Italia, dove la siccità sta diventando una minaccia, si spinge su colture come il sorgo, più tolleranti alla carenza idrica.
Tecniche agronomiche per contrastare il caldo e conservare il terreno
Oltre alla genetica, l’agricoltura adotta pratiche specifiche per contenere gli effetti del caldo e della siccità. La pacciamatura, copertura del terreno con materiali organici o inorganici, serve a ridurre la temperatura del suolo e l’evaporazione, mantenendo umidità più a lungo. Un’altra tecnica è il cover cropping: si seminano specie erbacee tra le file di piante principali per migliorare l’infiltrazione dell’acqua piovana e contrastare l’erosione.
Il suolo gioca un ruolo fondamentale nella risposta all’emergenza climatica. Il Cnr-Iret conduce studi sulla qualità del terreno, con particolare attenzione all’uso della materia organica e all’inoculo di microrganismi benefici. Questi interventi incrementano la fertilità dei terreni, migliorano la resa di colture come la vite e le piante aromatiche e valorizzano le caratteristiche organolettiche dei prodotti agricoli.
I cambiamenti nella produzione agricola e le nuove frontiere
Il cambiamento climatico spinge a ripensare interi modelli produttivi. Il calo di raccolto nel grano e nel mais, fino al 40%, segnala un rischio per le filiere tradizionali, fondamentali per l’alimentazione italiana ed europea. Sui territori, alcune coltivazioni sono destinate a retrocedere, lasciando spazio a colture più adatte ai climi caldi e aridi.
La Sicilia diventa terra ospitale per specie tropicali, anche se la loro diffusione comporta nuove sfide agronomiche ed economiche. Al contrario, al Nord la scelta ricade su specie con capacità di sopravvivere a stagioni più asciutte. Le strategie messe in campo, genetiche e agronomiche, sono cruciali per mantenere una produzione agricola stabile e diversificata, affrontando le nuove condizioni ambientali del 2025.
La dimensione locale delle trasformazioni evidenzia come le temperature più elevate e le rigide stagioni secche stiano costringendo agricoltori e ricercatori a inventare forme di agricoltura capaci di adattarsi a territori in rapido cambiamento. Le misure adottate oggi saranno il banco di prova per le sfide future.