I costi dei generi alimentari rimangono una delle principali ansie per molti italiani, anche se l’inflazione sembra stabilizzarsi. Secondo un’indagine presentata nel corso della 40° edizione di Linkontro a Santa Margherita di Pula, un ampio segmento della popolazione continua a considerare l’aumento dei prezzi un fattore chiave nelle decisioni quotidiane. Oltre alle preoccupazioni legate alla spesa, si sommano timori più generali riguardanti la crisi economica, che spingono il consumatore a preferire prodotti convenienti e servizi che facilitano l’acquisto e l’uso.
Inflazione e paura della recessione: il quadro delle preoccupazioni degli italiani
Anche se l’inflazione sul Largo Consumo Confezionato ha rallentato, rimanendo sotto al 1% nei primi mesi del 2025, il timore di nuove difficoltà finanziarie resta palpabile. Il 29% degli italiani mette tra i principali rischi futuri proprio l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Di pari passo, il 23% teme l’arrivo di una recessione, valore sensibilmente più alto rispetto alla media europea che si attesta al 13%.
Questi timori influenzano il comportamento di acquisto e il livello di attenzione posto nella scelta degli articoli da mettere nel carrello. Per molti, la spesa quotidiana si traduce in una ricerca costante di equilibrio tra necessità, qualità e risparmio. L’esperienza degli ultimi anni ha lasciato una traccia netta nelle abitudini delle famiglie. Non si tratta solo di guardare i prezzi, ma anche di valutare la quantità e la praticità del prodotto. La paura di una fase economica incerta mantiene alta la tensione nei consumi e detta le regole per orientarsi tra gli scaffali.
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L’andamento dei prezzi nel largo consumo confezionato nei primi mesi del 2025
Non tutte le categorie di prodotti alimentari si sono mosse allo stesso modo nel contesto inflattivo del 2025. Il rapporto presentato da NielsenIQ segnala come il costo totale della spesa si sia alzato in maniera significativa negli ultimi anni, con un aumento del 22% tra il 2019 e il 2025. Nei primi quattro mesi del 2025, l’inflazione complessiva nel settore del Largo Consumo Confezionato si è stabilizzata intorno all’1%, con aprile che registra un leggero calo allo 0,8%.
I rincari però non sono uniformi. Alcuni prodotti mostrano crescite molto più marcate rispetto alla media. Tra questi figura il caffè, tradizionalmente un punto fermo nella spesa degli italiani, che ha visto salire il prezzo in modo più accentuato. Stessa sorte è capitata al cioccolato, al burro e al salmone fresco, che hanno fatto segnare incrementi rilevanti.
Non è solo il comparto confezionato a influenzare questa dinamica. Il reparto fresco è quello che mostra l’aspetto più evidente dell’inflazione. Frutta e verdura registrano un aumento del valore del 7,9% nel primo quadrimestre, con una crescita ancora più contenuta nel 2024. Le carni lavorate e fresche, incluse macelleria e polleria, seguono con un rialzo del 5,6%. Questi dati indicano come l’incremento dei prezzi colpisca con forza soprattutto le categorie di prodotti più deperibili e con filiere produttive sensibili.
Prodotti in forte crescita e nuove tendenze nelle scelte di acquisto degli italiani
La variazione dei prezzi non è distribuita solo in modo casuale, ma riporta anche cambiamenti nei consumi. Alcuni articoli, come il mango, hanno avuto una crescita rilevante nella domanda, addirittura +114,3% in volume. Anche altri prodotti esotici, tipo l’avocado, con un +47%, e i semi con un +32,2%, hanno guadagnato terreno, spinti da abitudini alimentari diverse e interessi verso cibi salutari o particolari.
Il mutare delle preferenze ha avuto ripercussioni anche sul modo in cui gli italiani scelgono i prodotti. Tra gli elementi più richiesti spiccano quelli che offrono facilità e velocità nella preparazione. Le basi per la pizza, ad esempio, sono scelte dal 60,3% degli intervistati, confermando un bisogno di soluzioni pratiche. Gli alimenti pronti, soprattutto nella categoria vegetale, hanno visto incrementi consistenti: +15,6% per i piatti pronti vegetali e +11,9% per i surgelati vegetali. Questo può essere interpretato come un adattamento della domanda verso articoli che coniugano comodità e attenzione alla qualità nutrizionale.
Il consumatore resta confrontato a una realtà economica e sociale che lo spinge a selezionare con cura cosa compra, orientandosi verso prodotti che offrano un mix tra prezzo contenuto e servizi aggiunti. La scelta si fa più consapevole, ma anche più variegata, riflettendo non solo una risposta ai costi, ma anche a cambiamenti di gusto e stili di vita.