Assolto a Torino l’infermiere del 118 accusato di maltrattamenti dall’ex fidanzata

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Infermiere del 118 assolto a Torino dalle accuse dell’ex fidanzata. - Gaeta.it

Marco Mintillo

10 Settembre 2025

Si è chiusa con un’assoluzione la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto un infermiere del 118 di Torino, accusato dalla sua ex compagna, anche lei volontaria nel soccorso, di maltrattamenti e lesioni. Dopo un procedimento segnato da denunce pesanti, il tribunale ha accolto la richiesta della procura di assolvere l’uomo, basandosi su testimonianze e perizie cliniche che hanno smontato le accuse.

Da accuse pesanti all’assoluzione: il percorso del processo

Tutto è iniziato a Torino con una denuncia che puntava il dito contro un infermiere del 118, accusato dalla ex di maltrattamenti e lesioni. In un primo momento si era parlato anche di violenza sessuale, poi esclusa dal fascicolo. La donna aveva dipinto un quadro duro, descrivendo l’uomo con parole che sembravano confermare la gravità delle accuse.

Ma durante il processo la difesa ha portato documenti e consulenze tecniche a sostegno della propria tesi, mettendo in dubbio la versione dell’accusa. Il pubblico ministero, dopo aver ascoltato le parti e valutato le prove, ha riconosciuto che non c’erano elementi sufficienti per una condanna. È arrivata così la richiesta di assoluzione, accolta dal giudice con formula piena che ha stabilito l’insussistenza delle condizioni per una condanna.

La perizia psichiatrica che ha ribaltato tutto

Un momento chiave del processo è stata la consulenza tecnica della difesa, che ha evidenziato come la donna soffrisse di un disturbo borderline di personalità. Questa diagnosi ha fatto emergere l’ipotesi che il racconto dell’ex compagna potesse essere influenzato da una percezione della realtà alterata, mettendo in discussione la credibilità delle accuse. Il tribunale ha tenuto conto di questo elemento, ridimensionando il peso delle testimonianze contro l’infermiere.

La perizia ha quindi fatto crollare il quadro accusatorio alla base della denuncia, trasformando un caso che sembrava segnato da una condanna certa in un’assoluzione piena. È stato un passaggio decisivo che ha mostrato come condizioni psicologiche complesse possano influire sulle accuse in contesti di relazioni personali difficili.

Dietro l’accusa: il vero volto dell’infermiere e l’impatto della vicenda

Durante il processo è emersa un’immagine diversa dell’infermiere rispetto a quella di “persecutore” dipinta dall’ex compagna. È stato sottolineato che l’uomo stava attraversando un momento di difficoltà psicologica e depressione legata a problemi recenti, una situazione che mostrava più fragilità che aggressività o violenza. Questo quadro ha contribuito a mettere in discussione l’idea di un carnefice domestico e a rivedere le motivazioni dietro la denuncia.

Il procedimento ha pesato molto sulla vita personale e professionale dell’infermiere, che ha dovuto difendersi da accuse che hanno minato la sua reputazione e il suo ruolo nel servizio sanitario. Il verdetto ha rappresentato una svolta importante, chiudendo una fase complicata ma lasciando comunque il segno nelle persone coinvolte.

Quando le relazioni finiscono male: riflessioni su accuse e giustizia

Il caso di Torino mette in luce quanto sia delicato il confine tra questioni personali, rancori affettivi e giudizio penale. Le denunce che nascono da rapporti finiti possono avere motivazioni complesse, e questo rende più difficile il lavoro della giustizia nel districare i fatti. La vicenda mostra come emozioni forti e conflitti personali possano sfociare in accuse che richiedono un’analisi attenta, soprattutto quando si parla di reati seri.

Il giudice ha dovuto fare i conti con elementi concreti e narrazioni cariche di emozione, tenendo presente sia gli aspetti clinici sia le versioni diverse emerse in aula. L’assoluzione conferma l’innocenza dell’infermiere, ma lascia aperto il tema di come le tensioni sentimentali possano influenzare denunce e processi, una questione ancora molto presente nel dibattito pubblico e nelle aule di giustizia.