Un gruppo di intellettuali, artisti e figure pubbliche ha diffuso il 4 luglio un appello per denunciare lo spionaggio politico subito da Potere al popolo!, movimento recentemente al centro di una controversia riguardo l’infiltrazione di agenti segreti nelle sue strutture giovanili. L’iniziativa raccoglie firme di personaggi noti del panorama culturale e sociale italiano, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulle violazioni delle libertà civili e invitare il governo a fare chiarezza sull’accaduto.
I firmatari e la dimensione culturale e politica dell’appello
Tra i promotori dell’appello emerge la figura di Mimmo Cangiano, professore associato all’università Ca’ Foscari di Venezia, noto per il suo lavoro sulla critica letteraria e le letterature comparate. Al suo fianco spiccano nomi di rilievo come il fisico Carlo Rovelli, i fumettisti Zerocalcare e Vauro, l’economista Emiliano Brancaccio e Fabrizio Barca, esponente del Forum Diseguaglianze Diversità. A questa lista si aggiungono la scrittrice Porpora Marcasciano, presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Bologna e l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Il sostegno da parte di personalità appartenenti a diversi ambiti testimonia quanto il tema dello spionaggio politico abbia assunto una rilevanza che trascende la semplice denuncia politica, coinvolgendo anche la cultura e la società civile. Il carattere trasversale delle adesioni vuole sottolineare come la questione tocchi principi fondamentali di libertà e democrazia che riguardano ogni cittadino, indipendentemente dal proprio campo di attività.
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La denuncia delle infiltrazioni e il richiamo ai principi costituzionali
L’appello si focalizza sulla scoperta di cinque agenti infiltrati nelle strutture giovanili di Potere al popolo! in quattro diverse città italiane. I firmatari definiscono questo episodio come una violazione evidente dei principi dello Stato di diritto, poiché nessun governo dovrebbe tollerare attività di sorveglianza politica preventiva su soggetti impegnati legittimamente nella vita pubblica.
Si fa notare come la natura prolungata e sistematica di tali attività di controllo non possa essere giustificata da comuni operazioni investigative ma assume i tratti inquietanti di una sorveglianza indirizzata a monitorare preventivamente organizzazioni politiche. Questa pratica, secondo gli estensori dell’appello, colpisce uno dei cardini della democrazia, ovvero il diritto alla partecipazione politica libera e senza condizionamenti.
A sostegno della propria denuncia vengono richiamati esplicitamente gli articoli 17, 18 e 49 della Costituzione italiana, che tutelano la libertà di associazione, il diritto di riunione e la partecipazione politica, insieme agli articoli 8 e 11 della Convenzione europea per i diritti umani, che valorizzano il diritto alla riservatezza e alla libertà di riunirsi pacificamente.
Casi simili di spionaggio politico e tecnologia
Nell’appello si cita anche un episodio recente che mette in luce il rischio legato all’uso di software spia. Tra le vittime di queste pratiche figurano attivisti del collettivo Mediterranea e giornalisti della testata Fanpage, sotto attacco attraverso un programma sviluppato dall’azienda israeliana Paragon. Questo esempio viene utilizzato per evidenziare come metodi di sorveglianza tecnologica incrocino questioni delicate di privacy e controllo politico.
L’importanza della dimensione digitale nella sorveglianza
L’inserimento di questa vicenda amplia il discorso oltre il solo monitoraggio fisico da parte di agenti segreti, aggiungendo la dimensione digitale, ormai cruciale per la protezione dei dati personali e della libertà di espressione. La combinazione di queste due forme di sorveglianza rappresenta un elemento di allarme che rafforza l’appello a un intervento urgente da parte delle istituzioni.
Le richieste rivolte al governo e l’urgenza di trasparenza
Al termine del documento, i firmatari rivolgono precise richieste al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Invocano un intervento pubblico chiaro, in Parlamento e davanti all’opinione pubblica, capace di fare luce sulle modalità dell’operazione di spionaggio: chi ha autorizzato l’iniziativa, con quali obiettivi è stata condotta e come si è articolata la catena di comando.
Viene chiesto un confronto aperto sul ruolo delle forze di polizia e sui limiti imposti dalla Costituzione alle attività di intelligence interne rivolte a cittadini e organizzazioni politiche. Infine, si sollecita un impegno deciso per riaffermare, nel dibattito pubblico e nei palazzi istituzionali, le garanzie democratiche che devono impedire ogni forma di controllo e repressione politica del dissenso.
Questo appello pubblico resta un punto di riferimento per chiunque voglia seguire gli sviluppi e approfondire la situazione: il testo completo è accessibile online al link https://forms.gle/niwJfKVi6thxkNGk9.